Fonte: Il Fatto Quotidiano
Continuano le proteste nelle carceri. In 27 penitenziari italiani i detenuti sono in agitazione. Molti chiedono l’amnistia, lamentando la paura del contagio del coronavirus. Altri protestano perché le misure varate dal governo per combattere l’emergenza comprendono anche una serie di restrizioni ai colloqui con i parenti. Dopo che ieri per gli stessi motivi violenti rivolte si sono registrate nei penitenziari di tutta Italia, con sei detenuti morti (tre solo nel carcere di Modena), oggi in rivolta ci sono penitenziari importanti come San Vittore a Milano, Rebibbia a Roma e Ucciardone a Palermo. La rivolta più violenta si registra a Foggia, dove molti detenuti hanno tentato l’evasione: alcuni sono stati bloccati bloccati poco dopo all’esterno dell’istituto penitenziario dalle forze dell’ordine. Altri invece sono riusciti a fuggire, disperdendosi nei quartieri vicini e rubando automobili. La situazione ha provocato pesanti reazioni da parte della politica: l’opposizione che ha chiesto l’intervento dell’esercito e i renziani che hanno chiesto al ministro della giustizia Alfonso Bonafede d’informare il Parlamento. L’informativa del guardasigilli è stata fissata per mercoledì 11 marzo alle ore 17.
A Foggia evasioni di massa – La situazione peggiore si registra a Foggia, dove si segnalano numerosi evasi. In un caso alcuni detenuti fuggiti hanno rapinato un meccanico di auto e attrezzi nella zona del Villaggio Artigiani, l’area nella quale si trova il carcere. Non è ancora confermata l’irruzione in un supermercato del quartiere. Alcuni esercizi commerciali hanno affisso all’ingresso dei cartelli di avviso ai clienti nei quali si spiega che, per motivi di sicurezza, rimangono momentaneamente chiusi. Quattro detenuti evasi sono stati fermati sulla tangenziale di Bari: avevano appena rubato un’auto, intercettata grazie al numero di targa. Nel frattempo il penitenziario foggiano, secondo alcune fonti della polizia, è ancora in mano ai rivoltosi. I detenuti sono sul tetto, hanno rotto le finestre e divelto un cancello della block house, la zona che li separa dalla strada. All’ingresso della casa circondariale è stato appiccato un incendio. I carcerati hanno gridato: “Vogliamo l’indulto e l’amnistia, non possiamo stare così con il rischio del Corinavirus. Noi viviamo peggio di voi, viviamo nell’inferno”.
Nella casa circondariale attualmente ci sono 608 detenuti, numero al di sopra della capienza ottimale che sarebbe di 365. “La situazione è critica, gli assistenti che non vogliono lavorare, ci tengono chiusi 24 ore su 24. Ci trattano come animali”, ha detto un giovane detenuto che durante la protesta è rimasto ferito al capo. Sul posto polizia, carabinieri e militari dell’esercito. All’esterno dell’istituto ci sono i parenti di alcuni detenuti che, prima di essere allontanati, hanno cercato di far ragionare i detenuti per riportarli alla calma: “Se fate così è peggio, dovete stare tranquilli”. Un agente di polizia penitenziaria ha raccontato di “scene apocalittiche“. “Non abbiamo il potere di niente, ci sono cordoni di forze dell’ordine ma non c’è più controllo – dice – Siamo tutti qua fuori, i detenuti hanno il controllo del carcere”. Gennarino De Fazio, a nome del sindacato Uilpa della Polizia penitenziaria, racconta che “i detenuti evasi nono sono stati ancora ripresi. La situazione sta gradualmente ritornando tranquilla perché una parte dei detenuti non c’è più, si è dileguata. Calcolare il numero di evasi adesso è impossibile. Lo sarà quando la situazione si sarà completamente ristabilita. A me non risultano feriti a Foggia, solo qualche contusione”. In Puglia si registrano tensioni anche nella struttura penitenziaria di Lecce.
A Milano detenuti sul tetto – Caos anche nel carcere di San Vittore, nel centro di Milano, dove la protesta è esplosa di prima mattina: i detenuti hanno preso il terzo o il quinto raggio, distruggendo gli ambulatori. I detenuti sono riusciti ad impossessarsi di alcune chiavi di servizio. Dalla strada adiacente al carcere si vedevano carta e stracci a cui è stato dato fuoco attaccati alle grate di una finestra e getti d’acqua per contenere le fiamme. Almeno una quindicina i detenuti è salita sul tetto. Molti avevano il cappuccio della felpa alzato, o il volto nascosto da una sciarpa. “Libertà, vogliamo la libertà“, urlavano, alzando le braccia al cielo, invocando la scarcerazione immediata. “La situazione qui a San Vittore è grave e sta peggiorando. C’è fuoco nelle celle, nei corridoi, esce dalle grate, si vede il fumo nero. Con il personale all’interno non è possibile comunicare, la rivolta è ancora in atto e non si sa nemmeno se ci sono feriti, non ci sono dichiarazioni attendibili”, dice Alfonso Greco, segretario regionale del Sappe Lombardia. “Sappiamo solo che la situazione è grave – ribadisce – ho 27 anni di servizio ed è la prima volta nella mia carriera che assisto ad una cosa del genere. I colleghi dentro hanno il cellulare spento, non sappiamo nemmeno come stanno. La rivolta si sta propagando e l’Amministrazione ora deve fare prevenzione in virtù di quello che sta succedendo”. Sul posto ci sono la pm Laura Nobili, il collega di turno Gaetano Ruta e il questore di Milano Sergio Bracco oltre al direttore del carcere che stanno provando a far cessare le proteste. Per favorire le trattativa viene usata anche una gru con cestello dei vigili del fuoco. In ogni caso, quando la protesta sarà esaurita ci sarà il problema del trasferimento dei detenuti: alcune sezioni del carcere, infatti, risultano inagibili.
Palermo, strade bloccate – Momenti di tensione al carcere Ucciardone di Palermo, dove c’è stato anche un tentativo di evasione subito contenuto. Diversi detenuti hanno scavalcato i passeggi ma sono ancora all’interno della cinta muraria del carcere. Il carcere, che è nel centro città del capoluogo siciliano, è circondato da poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa. Tutte le vie di accesso sono state chiuse al traffico. Presenti anche dei familiari di detenuti che gridano all’indirizzo dei loro congiunti. La situazione si è normalizzata dopo alcune ore.
Roma, parenti detenuti bloccano Tiburtina – Alle 14, invece, diverse squadre dei Vigili del Fuoco sono intervenute all’interno del carcere di Rebibbia a Roma, visto che alcuni focolai sono divampati nei diversi bracci del penitenziario. Presenti sul posto insieme ai carabinieri le squadre di Nomentano, Rustica, Funzionario di Guardia, capo Turno provinciale con l’ausilio di un’autoscala, un’autobotte, il carro teli, il carro autoprotettori e i Carabinieri. La protesta è cominciata quando i detenuti hanno iniziato a battere i ferri al reparto G11 nuovo complesso. Intanto i parenti dei carcerati, donne soprattutto con bambini al seguito, stanno bloccando in questi minuti la via Tiburtina solidali alla protesta. Fumo viene segnalato all’interno di Regina Coeli. Sul posto agenti delle forze dell’ordine. Proteste anche a Torino: i detenuti di quattro sezioni si sono barricati nel Padiglione B delle Vallette. Tensioni anche al don Soria di Alessandria, dove i detenuti hanno incendiato lenzuola.
“Bologna in mano ai detenuti”- Caos anche a Rieti, a Santa Maria Capua a Vetere, Trani e a Bologna. “I detenuti si sono ormai impossessati del carcere e il personale è fuori, con il supporto delle altre Forze dell’ordine”, fa sapere il sindacato Sappe sulla situazione del carcere bolognese della Dozza. Nel carcere di Villa Andreino alla Spezia la direttrice Maria Cristina Biggi e alcuni operatori sono “asserragliati all’interno per cercare di riportare la situazione alla calma” racconta un operatore, mentre alcuni detenuti sono saliti sul cornicione. Intorno alla struttura sono dispiegate decine di auto delle forze dell’ordine per questioni di sicurezza ed evitare eventuali tentativi di evasione. Nel carcere spezzino ci sono 225 detenuti, per una capienza di 160.
A Modena sei morti – Ieri una serie di proteste erano scoppiate in numerosi penitenziari di tutta Italia. Quella più violenta nel carcere di Modena, dove sei detenuti sono morti. Sono morti di overdose da psicofarmaci. Durante la rivolta infatti si è verificato un assalto all’infermeria e da cui erano stati prelevati diversi farmaci. Nel dettaglio un detenuto è morto per abuso di sostanze oppioidi, l’altro di benzodiazepine, mentre un terzo è stato rinvenuto cianotico, ma non si conosce il motivo di questo stato. Oltre ai tre morti, altri detenuti sono stati portati in ospedale. Sei sono considerati più gravi, portati nei pronto soccorsi cittadini e di questi quattro sono in prognosi riservata, terapia intensiva. In tutto sono 18 i pazienti trattati, in gran parte per intossicazione. Ferite lievi anche per tre guardie e sette sanitari. Altri tre detenuti sono morti in altri penitenziari – Verona e Alessandria – ma provenivano sempre dal carcere di Modena. In particolare erano stati trasferiti nelle ultime ore dal carcere emiliano due carcerati morti negli istituti di Verona e Alessandria. Il detenuto morto a Verona in realtà avrebbe dovuto raggiungere il carcere di Trento. Ma probabilmente per l’aggravarsi delle sue condizioni si era poi deciso di potarlo nel carcere scaligero. Anche il detenuto morto nel carcere di Parma proveniva da Modena.