Calabria, corsi e ricorsi storico-mafiosi. Caridi, il ritorno in Forza Italia e Roberto Occhiuto (per i caggi) alla Regione

Caridi al tavolo della convention di Vibo con lo stato maggiore di FI

A garantire appoggio e preferenze a Francesco Talarico nel collegio uninominale di Reggio Calabria alle Politiche del 2018 per intercessione dell’imprenditore Antonio Gallo, in primo luogo l’entourage dell’ex senatore Antonio Caridi, detto Totò, che all’imprenditore era tanto vicino da fargli da compare d’anello. Lui personalmente non avrebbe potuto. All’epoca era già in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa per l’inchiesta “Gotha” come politico costruito a tavolino dalla direzione strategica della ‘Ndrangheta per infiltrarsi nelle istituzioni. Una vicenda che gli è costata l’uscita definitiva dall’agone politico. Ma pienamente operativo rimaneva lo zio, Bruno Porcino, “depositario” secondo i magistrati del suo pacchetto di voti.

E ancora: “Siamo completamente… noi siamo, noi siamo il gruppo… diciamo, che seguiva Antonio dappertutto, andavamo… cioè per dirne una… andammo anche al compleanno di Berlusconi eh…”. L’Antonio nominato nell’intercettazione è sempre Antonio Caridi. A parlare, invece, è Natale Errigoconsulente di Invitalia ma soprattutto imparentato con esponenti della cosca De Stefano di Archi, a Reggio Calabria. Suo zio acquisito è Totò Saraceno, condannato per ‘ndrangheta nel maxi-processo “Olimpia” perché affiliato alla famiglia mafiosa dei De Stefano-Tegano. Ma torniamo a Totò Caridi. Un nome, una garanzia e anche qualche ricordo.

La mannaia che si era abbattuta nell’agosto 2016 sul centrodestra calabrese e sul “sistema” Romeo-Scopelliti, che aveva poi avuto la classica ciliegina sulla torta con il sì del Senato all’arresto di Antonio Caridi metteva già a nudo una catena di montaggio in pieno movimento e che non più tardi di un mese prima aveva trovato addirittura il suo trionfo nella convention di Vibo Valentia. Guarda caso, Vibo è stata ancora la location di un’altra convention di Forza Italia, proprio 24 ore fa… 

Ma ricostruiamo gli ultimi passaggi che, dopo tanto girovagare, avevano riportato Caridi a Forza Italia. Alla fine il senatore Antonio Caridi era riuscito nel suo intento e aveva fatto il suo (re)ingresso in Forza Italia a novembre del 2015. Un reingresso da figliol prodigo dopo la scappatella con l’Ncd di Angelino Alfano.

Il risultato raggiunto non era stato ancora quello sperato, ma almeno fino al casino delle operazioni della DDA era da considerare accettabile.

“… Per mesi il big reggino – ricorda un articolo di Riccardo Tripepi – ha lavorato a lungo per provare ad entrare alla grande, addirittura sostituendo Jole Santelli alla guida del partito. Era un momento di grande confusione nel partito azzurro e la coordinatrice era finita al centro di critiche ferocissime per alcune scelte fatte in occasione del rinnovo dei coordinamenti provinciali di Vibo, Catanzaro e Cosenza. Addirittura diversi consiglieri regionali (Salerno, Morrone e Graziano) ne avevano chiesto le dimissioni. Non solo.

Il gruppo reggino di Forza Italia, da Nicolò a Raffa e Foti, non aveva fatto certo salti di gioia per l’ingresso di Caridi e si era opposto ad un suo ruolo di primo piano. Il capogruppo di Fi in Consiglio regionale lo aveva anche bollato (e certo con qualche ragione) come uno “Scopelliti dipendente” . Entrambi fattori che avevano rallentato le operazioni.

La Santelli, però, grazie al rapporto privilegiato con Berlusconi, e alla parziale marcia indietro su Cosenza era riuscita poi a far rientrare crisi e pericolo, vedendosi ribadita la fiducia nel ruolo. Caridi, al contempo, non ha mai smesso di lavorare insieme al suo gruppo all’obiettivo. Prima contando sulla sponda del senatore Romani, poi con il grande aiuto di Nunzia De Girolamo con la quale ha stretto un ottimo rapporto e che gode delle grazie del Cavaliere.

Berlusconi era assai sensibile al tema degli ex Ncd che tornavano alla casa madre abbandonando l’odiato Angelino Alfano. E Caridi era a tutti gli effetti uno di questi, pur con il passaggio intermedio effettuato al Gruppo Grandi Autonomie e Libertà. Ed allora si era arrivati ad una soluzione intermedia: niente carica da coordinatore regionale, ma soltanto quella di vice. Un pennacchio del tutto inutile, considerato che esistevano ben quattro vice Santelli in Forza Italia. Oltre a Caridi, c’erano Roberto Occhiuto, Wanda Ferro e un altro reggino: Nino Foti”. E, aggiungiamo noi, c’era anche ieri come oggi Giuseppe Mangialavori, che oggi come oggi potrebbe prendere il “posto” (agli arresti, si capisce…) del povero Caridi, viste le sue entrature con il clan Anello di Filadelfia che non sono certo sfuggite a Gratteri e alla Dda di Catanzaro.

Questo nuovo assetto del partito era stato cementato dalla convention del 1° luglio 2016. Un mese prima della bufera e degli arresti. Corsi e ricorsi storico-mafiosi: ieri Caridi, oggi Mangialavori…

C’erano tutte le massime personalità, diverse e di spessore. C’erano gli ex ministri Altero Matteoli e Mara Carfagna, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, i parlamentari Antonio Caridi, Roberto Occhiuto e Jole Santelli, coordinatrice regionale di Forza Italia nonché vicesindaco di Cosenza fresco di nomina. C’era la vice coordinatrice Wanda Ferro e, ovviamente, il padrone di casa, Giuseppe Mangialavori (che anche ieri è stato padrone di casa e si candida con forza a prendere il posto di Caridi). Con tanto di incoronazione per Roberto Occhiuto prossimo candidato alla presidenza della Regione… Per i caggi, però…  Della serie: corsi e ricorsi storico-mafiosi.