dalla pagina FB di Danilo Chirico
Qualcuno deve averle detto che l’espressione “non sono ricattabile” funziona e quindi continua a ripeterla a ogni pie’ sospinto. E’ diventata un’abitudine, quasi un intercalare. Se non fosse una grave volgarità istituzionale sarebbe ormai un giochino stanco. Il videomessaggio – con sguardo livido anche se finto sereno – si segnala però anche per un altro paio di cose.
Dice che c’è stata una denuncia? Bene, l’indagine è allora un atto dovuto. Nessun mistero e nessun ricatto. Perché sottolineare che il procuratore Lo Voi è quello della “fallimentare indagine” su Salvini? A che pro questa seconda volgarità istituzionale?
C’è stata una denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, dice. Bene, è un’informazione che non avevo. Tre considerazioni. Lo definisce politico di sinistra, ma è un falso: la storia politica di Li Gotti è tutta nella destra (Msi e An e poi con Idv, che tutto era tranne che un partito con una cultura di sinistra).
Gli attribuisce una vicinanza a Romano Prodi, altro nome che nella retorica meloniana torna come un mantra perché – anche qui – qualcuno deve averle detto che la polarizzazione con lui funziona. Evidentemente quella con Elly Schlein non le conviene. Ma davvero, anche qui, oltre ad essere un giochino rotto, è l’ennesimo esercizio di un metodo violento, quello di chi detiene il potere contro un obiettivo. Come può permettersi di farlo una presidente del consiglio?
Ma questa volta c’è di più, c’è un inedito, forse laterale e che tuttavia mi pare sostanziale: c’è un sottile tentativo di delegittimare Luigi Li Gotti in quanto avvocato dei collaboratori di giustizia. Un attacco anche a questo pezzo della storia giuridica della storia del Paese.
Così, dentro questa rincorsa folle a costruire un modello di potere della destra al governo (della Nazione, direbbe lei ossessivamente) pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, si creano nemici e si inoculano veleni, e si demoliscono regole, diritti, principi, e prima di tutto civiltà e buongusto. Cosa resterà alla fine, nessuno lo sa. Ma di questi tempi il tema non è solo italiano.
A parte il video, resta poi la realtà: il governo sul caso del comandante libico Almastri ha mentito. Forse non poteva fare altrimenti per ragion di Stato, ma ha mentito. Perché lo dice la logica, innanzitutto. Allora un rappresentante istituzionale invece di girarci attorno e sparare contro il sistema democratico, la magistratura italiana, la corte penale internazionale, dovrebbe chiarire politicamente quello che è successo.
Quanto all’indagine, chissà, forse accerterà una verità che già oggi è contemporaneamente lampante e al contempo impossibile. Ma poi penso che in fondo oggi siamo nell’epoca in cui la verità semplicemente non vale più, quindi non esiste più.









