C’è qualcosa che non mi quadra in questa storia di ‘spionaggio’ dei fratelli Occhionero.
Perché è stato rimosso il Capo della Polizia Postale, che ha condotto le indagini?
Aver omesso di avvisare il Capo della Polizia è strana come motivazione. La decisione è stata assunta dal Capo della Polizia, Prefetto Gabrielli o richiesta dal Ministro?
L’attuale Ministro degli Interni era sino a qualche settimana addietro responsabile Servizi. I due fratelli facevano da soli?
Che rapporti avevano con USA e Servizi Italiani?
Sono queste le domande che tormentano, da quando è esploso il caso Occhionero, l’onorevole vicesindaco di Cosenza Jole Santelli. Domande che facciamo nostre e che sono chiaramente rivolte al neoministro Minniti. Domande che a nostro avviso meritano una risposta.
Il caso Occhionero è una storia di cyber spionaggio messa in piedi dai fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, ingegnere nucleare di 45 anni con residenza a Londra e iscritto alla massoneria lui, 49 anni nata negli Usa, appassionata di maratone lei. Due soggetti che vivevano una doppia o forse tripla vita, a cavallo tra Servizi, lobby, potentati economici, e spionaggio politico/industriale.
I due, che di sicuro lavorano per qualche pezzotto dei Servizi italiani, sono stati arrestati con la collaborazione della Cyber Division della Fbi, dalla polizia postale a Roma. Da cinque anni i due marpioni che si muovevano sempre a comando, spiavano mail, account, siti personali e istituzionali di decine di personalità politiche e non solo: Matteo Renzi e il cardinale Ravasi, Mario Draghi e Mario Monti, l’ex comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo. E poi i ministeri di Istruzione, Giustizia, Interni, Esteri e Tesoro, gli account di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto, Ignazio La Russa, Piero Fassino, Daniele Capezzone, Maurizio Scelli, Regione Lombardia e Regione Campania, Comune di Roma, università Bocconi, Enav, Eni e centinaia di altri in un database con oltre 18 mila username catalogati in 122 categorie.
Il classico archivio dei Servizi dove si producono i dossier segreti che servono per ricattare politica e istituzioni, dato che tutti hanno gli scheletri nell’armadio, da “donare” di volta in volta al miglior offerente. Quella che vogliono far passare come la scoperta di qualcosa che non si sapeva, venuta fuori da una “seria attività investigativa”, altro non è che uno sputtanamento tutto interno ai Servizi tra le due fazioni che da tempo si contendono la gestione truffaldina dell’attività di spionaggio dello stato. Uno scontro tutto interno tra i “colonnelli” (recentemente “espulsi” dai Servizi fedeli a Pollari e all’antico patto stipulato quando erano ancora giovani ufficiali) e la “Nuova Guardia” di Finanza che avanza. E il ritrovamento dell’archivio dei due fratelli, proprio nel bel mezzo della battaglia, non è casuale.
Insomma siamo di fronte ad una materia che attiene in tutto e per tutto al neo ministri Minniti, e Jole, nel porgli queste domande, ha centrato l’obiettivo. Anche se mi resta addosso la sensazione di essere stato preso, da Jole, all’amo. Come se avessi abboccato a qualcosa che però non era destinato a me. Non è che per caso Jole si pone queste giuste domande solo per lanciare un’ esca a Minniti per vedere se si può appattare qualcosa, ed io, mangiandomi l’esca, le ho rovinato la pesca?