Ieri al porto delle nebbie si è perpetrata l’ennesima ingiustizia da parte dei soliti squallidi personaggi che sfogano le loro frustrazioni, personali e familiari approfittando, impuniti, del loro immenso potere per condannare persone perbene palesemente innocenti!
In questo caso Sandro Daniele, imprenditore perbene ed onesto che con il suo lavoro, i propri mezzi economici oltre ai mutui contratti con gli istituti di credito ipotecando gli immobili di famiglia è riuscito, tra mille difficoltà, in questo contesto di corruzione e malaffare delle istituzioni locali, a creare una struttura che per lungo tempo è stata ritenuta unica nel suo genere in Italia dando occasione li lavoro a decine di persone che solo grazie ad essa hanno potuto provvedere al sostentamento personale e familiare.
Sarebbe stato opportuno che lo stesso avesse avuto il giusto riconoscimento dalle stesse istituzioni per aver dato prestigio a questa martoriata terra calabrese realizzando un’opera così importante con le positive ricadute occupazionali locali senza aver perseguito l’obiettivo naturale degli imprenditori cioè l’utile e l’arricchimento.
La realizzazione del centro sportivo Scorpion è stata possibile solo per la grande passione sportiva di Sandro Daniele che ha impegnato tutto se stesso per renderla possibile certamente senza arricchirsi.
Le persone perbene che hanno avuto occasione di conoscerlo e frequentarlo sanno tutto questo e potrebbero giurare sulla sua trasparenza, sulla sua onestà e, soprattutto, sulla sua generosità.
Eppure ieri alcuni magistratucoli, attuando un vero e proprio blitz, richiamando frettolosamente la signora Marletta Angela Lucia (moglie del noto traffichino e faccendiere Maximiliano Granata! Siamo proprio alla Repubblica delle Banane…), da tempo passata al civile, ricollocandola al suo precedente ruolo di giudice a latere nel processo per bancarotta fraudolenta (inesistente) contro Sandro Daniele, presidente il giudice che ha il cuore troppo vicino al buco del culo ovvero Di Dedda Enrico, hanno emesso sentenza di condanna non consentendo alla difesa del Daniele un breve rinvio onde prepararsi alla importante arringa difensiva.
Sì, proprio lui, Enrico Di Dedda, fascista e squadrista conclamato, che fa del motto “forte con i deboli e debole con i forti” la sua ragione di vita. Un mezzo uomo che sta lì per eseguire gli ordini che gli vengono impartiti dalla cupola massonica del Tribunale di Cosenza. E che crede di essere il giustiziere de noantri mentre in realtà è un penoso leccaculo dei potenti, a cominciare dal sindaco cazzaro della città.
Pare che lo stesso PM sia rimasto alquanto interdetto dalla frenesia di chiudere a tutti i costi il processo negando i sacrosanti diritti sia della difesa che dell’accusa, diritti lesi più volte nel corso delle varie udienze. Ma, si sa, gli ordini sono ordini e non c’è PM che tenga.
La condanna alla pena comunque esagerata di cinque anni è per” bancarotta fraudolenta” mentre Sandro Daniele veniva assolto per “bancarotta preferenziale e documentale”.
Per quanto comunicatoci la bancarotta è inesistente in quanto non vi è stata distrazione di beni atteso che il fitto d’azienda è stato risolto dal curatore fallimentare che, tra l’altro, non si è mai attivato per rientrare in possesso del bene!
Certamente questa ennesima schifezza sarà ribaltata in appello ma ci chiediamo perché debba rimanere impunito ed al suo posto un “giudice” palesemente inadeguato a ricoprire il ruolo che occupa in seno al tribunale di Cosenza dove è inviso a tutti compresi molti dei suoi stessi colleghi.
Ci auguriamo che la difesa di Sandro Daniele segnali tutte questa macroscopiche anomalie prevaricazioni al CSM perché prenda gli opportuni rimedi e riparazione degli abusi.