Sono passati sette giorni, ma Cassano non ha ancora trovato le parole. Il silenzio che avvolge la città, a una settimana dal tragico incidente in cui hanno perso la vita Chiara Garofalo, appena ventenne, e Antonio Graziadio, anche lui di vent’anni, pesa come un macigno. Erano fidanzati, inseparabili, pieni di sogni e di vita. E proprio per questo, la loro morte continua a interrogare una comunità che si scopre fragile, smarrita, incapace di comprendere. Durante le esequie, monsignor Savino ha parlato di un dolore che assomiglia al Sabato Santo, al tempo del Getsemani, quando tutto sembra sospeso tra la disperazione e l’attesa. “Non prendetevela con Dio”, ha detto ai presenti, “perché ci sono momenti in cui i perché non trovano risposta sulla terra”. Parole che hanno attraversato la chiesa gremita, toccando i volti rigati di lacrime dei tanti giovani che hanno salutato gli amici con una compostezza quasi adulta. È stato un dolore ordinato, sobrio ma profondissimo, quello della gente di Cassano.
In mezzo a tanta oscurità, un filo di speranza arriva dalle condizioni di Elisa e Leonardo, i due giovani sopravvissuti all’incidente. Le loro condizioni erano apparse da subito gravissime: entrambi sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale Annunziata di Cosenza, sottoposti all’asportazione della milza e messi in coma farmacologico. Ma giovedì la prima luce: Elisa si è svegliata. Ha aperto gli occhi e ha riconosciuto sua madre, Rosanna. Una notizia che si è diffusa rapidamente, regalando un momento di respiro a un’intera comunità. Sabato, con accanto mamma Annamaria, si è svegliato anche Leonardo che nel frattempo è stato trasferito al Pugliese Ciaccio di Catanzaro, dove ha affrontato il primo dei molti interventi necessari. La loro sarà una strada lunga, fatta di cure, riabilitazione e soprattutto di un dolore che dovranno imparare a nominare: la consapevolezza che Chiara e Antonio non ci sono più. E inevitabilmente arriveranno le domande, quelle più feroci: “Perché loro? Perché non io?” Ma certe risposte, crude e spietate, non spettano agli uomini. Intanto, Cassano e tutta la Calabria chiedono con forza che qualcosa cambi davvero. Una rotatoria per quell’incrocio maledetto, teatro di troppe tragedie, diventa la richiesta unanime di chi non vuole che altre famiglie piangano figli strappati alla vita. Fonte: Gazzetta del Sud








