Catanzaro, Bertolone e la lobby di famiglia

CATANZARO, MOVIMENTO APOSTOLICO. LO SCISMA DELLE COMARI E LO SCANDALO SILENZIOSO

prima parte (https://www.iacchite.blog/catanzaro-movimento-apostolico-lo-scisma-delle-comari-e-lo-scandalo-silenzioso/)

seconda parte (https://www.iacchite.blog/catanzaro-la-chiesa-come-una-holding-economica-massonica/)

terza parte

Il vescovo Bertolone, seminatore della vigna del Signore in terra catanzarese con una mano dispensa ai suoi seguaci, quelli dalla liturgia traballante, delle tonache impreziosite dal denaro, dei fratelli di cappuccio e compasso e della politica ladrona; con l’altra raccoglie e censura abbattendo sul suo cammino di pastore di lupi gli (in)fedeli alla regola del codice Marraffa. Così volutamente ignaro dei documenti e delle relazioni custodite nell’archivio della curia, il 10 novembre 2011 riconosceva con decreto vescovile la titolarità dell’associazione pubblica di fedeli “Maria Madre della Redenzione”, già Istituto secolare ugualmente denominato. In pratica il braccio economico della sacerdotessa Maria Marino in Marraffa, benedetto proprio da Vincenzo Bertolone.

E’ organico e ben consolidato il rapporto fra il vescovo Bertolone ed il Movimento Apostolico, strumento utile per la “nuova” evangelizzazione del potere quello che sostituisce la parola del Vangelo con il binomio denaro e politica. Le ordinazioni di sacerdoti falangisti del Movimento Apostolico e le consacrazioni laiche sono strumento per varcare la soglia del potere, quello che la curia di Bertolone ha già sperimentato alleandosi con la massoneria, infiltrandosi dall’ingresso principale nella gestione della cosa pubblica, usando spezzoni di politica la cui conversione oscilla fra croce e compasso. La conoscenza serve per sfruttare le utilità, docenze nelle scuole, assegnazioni di cappelle Militari e non, oltre a tutto ciò che di “politico” si muove attorno al Movimento Apostolico, con carriere di laici costruite e distrutte nel giro di una stagione, quello che è un limite imposto dalla dottrina del pollaio.

Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». (Luca 19, 45-46)

La strada verso la salvezza è sempre la più tortuosa e questo il successore degli Apostoli, il vescovo Bertolone dovrebbe ben saperlo, ma si è spinto oltre e la sua credibilità oggi vacilla insieme a quella del Movimento Apostolico per la sentenza decretata e senza appello dalla Congregazione della Dottrina della Fede.

La sua testa non cadrà rotolando dalla rupe ventosa della città, perché sono ancora troppo forti le protezioni di cui gode nelle segreterie dei Palazzi Apostolici, quei porporati ed alti prelati che negli anni sono stati coreografia insieme a Bertolone nel circo equestre della premiata ditta Movimento Apostolico. Non cadrà nemmeno perché la modernità porta con se elementi di moderazione, che in altre epoche e con modalità consolidate, la Santa Inquisizione – oggi Congregazione della Dottrina della Fede – avrebbe regalato a Bertolone e la sua cricca le fiamme sul pubblico pulpito del rogo, il giusto premio per chi si macchia di eresia.

Il peculato d’uso è il peccato originale del vescovo di Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone e della sua curia votata all’affarismo. Oltre il gioco di specchi che per un decennio hanno drogato la possibilità di vedere negli occhi la verità, c’è sempre all’origine una serie di premesse disordinate che governano le azioni, quelle oltre il limite dell’indecenza, che sono la storia consolidata della curia come quella del Movimento Apostolico, quel mercato all’ingrosso che non è servito alla città fatto di recitazione blasfema, di esaltazione biblica di un gruppo di comando chiuso e di tanti “recital” di ballerine confuse e di improbabili giocolieri.

Dalla verità non ci si può dimettere perché ritorna sempre indietro con la delicatezza di una rasoiata. Questo è il punto di rottura, lo scandalo che Bertolone cerca di nascondere invocando preghiera e silenzio.

Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». (Luca 19, 39-40)

La storia è sfociata in un groviglio di ambiguità, un rapporto sfuggito di mano, inquinato e condizionato da una gestione familiare, con particolare evidenza al uso e governo dei beni patrimoniali, soprattutto frutto di donazioni o per cause pie, che necessitano di un chiarimento sulla provenienza, la loro gestione ed uso.

Lo scioglimento del Movimento Apostolico fondato sulle rivelazioni di Maria Marino in Marraffa, è causato perché le manifestazioni celesti sono da ritenersi non di origine soprannaturale. Lo stop della Santa Sede è definitivo e chiude il capitolo, generato dalla complicità del vescovo Bertolone, di aver favorito la creazione una Chiesa nella Chiesa. Le cui criticità sono riassumibili nella guerra neanche tanta sotterranea fra sacerdoti appartenenti e non appartenenti, una divisione intraecclesiale del clero diocesano, generata dall’appartenenza al Movimento Apostolico: quella lobby di famiglia le cui ceneri vengono riposte in soffitta a divinis per volere del Santo Padre.E’ saldamente nelle mani della famiglia, quella che nei fatti è considerata una lobby dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, la guida del Movimento Apostolico e dei suoi derivati come l’istituto secolare Maria Madre della Redenzione. Almeno fino al 2015, avendo  buttata la spugna fu due anni prima della scadenza statutaria, alla guida del Movimento Apostolico c’è stata saldamente seduta Cettina Venerina Marraffa, figlia dell’ispiratrice Maria Marino, è lei che governa e dispone di tutto, è lei che rappresenta il potere, è lei che stabilisce chi può bussare alla porta, ma soprattutto è lei che distribuisce le notizie e censura le curiosità!

La domanda, la curiosità è sempre stata osteggiata nel Movimento Apostolico dove tutto si accetta secondo il dogma Marraffa. E’ una struttura quasi matriarcale dove il potere si trasferisce da madre in figlia, secondo una logica della rivelazione domestica, due facce della stessa medaglia, il Volto di Cristo e l’anta dell’armadio farlocco. L’ambito è ristretto e gioca sul pianerottolo, i pochi eletti sono scelti non per professione di fede, ma per parentato come insegna il teologo  don Domenico Concolino, cognato di Cettina Venerina, con la sua ultima fatica letteraria e dogmatica: “Dio e i numeri incapaci”, dimostra che Dio può entrare nel mondo con la sua grazia eludendo l’incapacità dei numeri.

La simbologia e la forza dei numeri anche declinati in forma evangelica ripropone sempre il 12. Dodici erano gli Apostoli, dodici sono i componenti del Consiglio Centrale del Movimento Apostolico rinnovato il 26 marzo 2017 per il prossimo quinquennio 2017-2022, che riconferma alla guida Cesare Rotundo avendo già surrogato Cettina Marraffa dopo le sue improvvise dimissioni del 2015. Nella votazione avvenuta nella sala della parrocchia “Maria Madre della Chiesa” si riconferma l’impianto originale e perpetuo: dodici gli Apostoli, la guida suprema dell’ispirata Maria Marino in Marraffa, la guida teologica dell’assistente ecclesiastico centrale, monsignor Costantino di Bruno, e l’assistente ecclesiastico regionale Gesualdo De Luca. Sono loro a formare il Consiglio e a dare “gli indirizzi e le direttive generali del Movimento Apostolico” e a gestire l’amministrazione ordinaria e straordinaria: quel grembo fecondo da cui sono nate tante vocazioni sacerdotali, diaconali e laiche…

Non manca mai alle manifestazioni pubbliche, alle celebrazioni, alle inaugurazioni della catechesi del codice Marraffa, ai musical S.E. di San Biagio Platani in provincia di Agrigento, monsignor Vincenzo Bertolone, quello caduto come una dannazione biblica sulla Chiesa di Catanzaro-Squillace. La pubblicità è la sua migliore arte per manifestare il suo potere, quello complice dai lati oscuri e protetti, la stessa pubblicità che è radice del potere di occupare la Chiesa come ha fatto il Movimento Apostolico, se di potere si parla. Il cerimoniale è sempre rigido prevede le prime file per le porpore adulanti e per i falangisti, quel caleidoscopio rovesciato ed ostile alla verità definitivamente decretata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, nessuno si sottrae allo spettacolo. Si accetta di assistere ad uno dei tanti musical firmati da Cettina Marraffa, “alla tua ombra un canto”, il cui titolo è già terribilmente profetico ed eretico, perché se Dio è Luce, non si può cantare dietro un ombra!

Mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti; divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». (Luca 20, 45-47)

Il timore di Dio non sembra aver mai attraversato il pensiero e le idee di chi ha governato il Movimento Apostolico e di chi ne è stato fedele complice. Hanno sempre pensato di potersi concedere qualche capriccio! Eppure monsignor Costantino Di Bruno, teologo ed assistente ecclesiastico centrale del Movimento Apostolico ha seguito e controllato il percorso nel solco della Chiesa cattolica, ma ne è rimasto vittima anche lui, per quella serie di veleni ed intrighi, la rete del ragno del dogma Marraffa.

In occasione del 35° anniversario della fondazione del Movimento Apostolico, monsignor Costantino Di Bruno con la sua testimonianza diretta consegnava alla solennità dell’evento, il momento in cui era venuto a conoscenza delle “virtù celesti” dell’ispiratrice, scoperta poi santona, la signora Maria Marino in Marraffa: «Un giorno di fine Ottobre 1979 si presenta da me per un consulto spirituale una donna, adorna di tanta semplicità, ma assai timorosa. Mi chiede di ascoltare la sua storia per poi proferire su di essa un giudizio teologico, secondo la fede della Chiesa. Dopo averla ascoltata per circa tre ore nel più assoluto silenzio, alla fine le dico: “Signora, quanto lei dice e vive non è in contrasto con la nostra fede. Vada avanti. Porti a compimento la missione che le è stata affidata”. Ci congediamo. Ognuno se ne va per la sua strada. Ben presto dimenticai quell’incontro. Gli affanni erano tanti. Gli impegni molteplici. Era il 16 Novembre, sempre del 1979, questa donna ritorna nuovamente per chiedere un altro consulto. Mi trova in casa. Mi presenta un foglio scritto a mano. Mi chiede di leggerlo e di esprimermi su di esso. Ho solo il tempo di dirle che tutto è conforme al Vangelo secondo Matteo.

Lei inizia a parlare, non più come la prima volta. Tiene una possente lezione magistrale di teologia sul “Prologo del Vangelo secondo Giovanni”. I concetti sono perfetti, i pensieri limpidi, le verità sublimi. Poi mi spiega il significato di altri brani del Vangelo e della Scrittura, più che se fosse un navigato ed esperto conoscitore di tutto lo scibile biblico e teologico. Come se questo non bastasse mi narra la mia storia e mette nel mio cuore Cristo, verità eterna del Padre e salvezza della mia vita. Alla fine di questa lunga mattinata, si congeda da me, dicendomi che vi è un piccolissimo numero di persone che avrebbero bisogno di una catechesi almeno settimanale. Accolgo l’invito. Mi reco nel luogo indicatomi e vedo persone assetate di conoscenza, bisognose di luce teologica. Nient’altro. Sta dinanzi a me il “Movimento Apostolico”. Lo stupore più grande nasce quando mi si presenta il Consiglio Direttivo. Dico tra me e me: “Qui c’è il dito di Dio. Solo il Signore può trarre qualcosa di buono da queste persone”. Sono la semplicità personificata. Veramente il nostro Dio si serve dei piccoli e dei semplici per confondere la mente dei dotti e degli intelligenti. Lui agisce così. Nel nulla umano rivela tutta la potenza del suo amore. Da quel 16 Novembre 1979, ho visto tante cose, frutto della presenza non solo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella vita dell’Ispiratrice-Fondatrice del Movimento Apostolico, ma anche della Vergine Maria, Madre della Redenzione».

Non è mancanza di fair play quella ascrivibile alla curia di Catanzaro, sarebbe troppo comodo, è semmai una volontà cosciente e criminale di violare l’apostolato dell’orecchio. La Chiesa ed il suo magistero non è un gioco di società!La controcopertina l’ha sperimentata proprio monsignor Costantino Di Bruno, l’assistente ecclesiastico centrale del Movimento Apostolico di Catanzaro che il 14 febbraio 2020 si è dimesso. Lo ha fatto con una lettera inviata a tutti i presbiteri dell’associazione religiosa grondante sudore e sangue. E anche “amore” verso un Movimento che lo ha visto sempre protagonista fin dalla prima ora. Un amore ora finito proprio nel giorno della festa degli innamorati. La data non è causale perché la missiva era stata scritta e terminata quasi una settimana prima e poi lasciata nel cassetto per inviarla proprio il giorno di San Valentino.

Il teologo del Movimento parte da una costatazione di fatto, in quanto “qualche Parroco” già attesterebbe che esso “non è né Apostolico e né Movimento”, in altre parole: né carne né pesce. E poi passa in rassegna gli ultimi sette anni in cui sarebbe stato malvisto dai colleghi. E anche invidiato. “Conoscete anche le lamentele mosse da qualche Presbitero quando, in occasione di grandi solennità, capitava che fossi io a presiedere una Santa Messa in più: la cosa era vissuta come se avessi usurpato diritti inviolabili degli altri Presbiteri,” riferisce. La prima volta che gli dissero di mettersi da parte fu “nell’Agosto 2017, quando mi sono state chieste le dimissioni in favore di Don Francesco Brancaccio,  assistente diocesano del Movimento Apostolico, che prontamente ho dato verbalmente”. Dimissioni che non furono accolte dal vescovo Bertolone. Dopo quasi due anni di trepida attesa sul da farsi per lui e gli altri che volevano allontanarlo si giunge fino al mese di maggio del 2019, quando “da una città assai lontana – racconta – mi viene comunicato che un Presbitero proveniente da Catanzaro e che curava gli incontri, aveva detto espressamente ai presenti “che monsignor Di Bruno doveva occuparsi solo di teologia. Per tutte le altre cose lo si doveva tenere fuori”.

Chi deve nominare o allontanare l’assistente ecclesiastico, il Vescovo o il Consiglio direttivo del Movimento? È questo lo spartiacque che, secondo Di Bruno, fa sì che il Movimento debba essere considerato nell’alveo della Chiesa o lontano da Essa. I suoi dubbi vengono subito sciolti con l’omelia del Vescovo tenuta nella Chiesa di Santo Janni il 7 ottobre 2019 scorso, quando Bertolone gli avrebbe riconosciuto pubblicamente l’Autorità di Assistente Ecclesiastico Centrale “con il mandato – annota – di custodire e fare abitare il Movimento Apostolico nella fede della Chiesa e nella sua Legge canonica, sempre nel rispetto del Carisma di fondazione”.

“Fu uno scandalo”, commenta. Uno scandalo senza precedenti. Che mette in luce tutta la debolezza di un Movimento che si aggrapperebbe alla Chiesa solo per ricevere l’autorità di operare, ma in realtà per fagocitarla come una mantide. La volontà del Vescovo, scrive Costantino “era aiutare il Movimento Apostolico a ritrovare la sua verità” e fare “un vero esame di coscienza di ciò che andava corretto e portato nella verità”. Ne sarebbe seguita “un’azione diabolica con volontà di giungere fino alla immotivata ed infondata denuncia del Vescovo presso la Santa Sede, con accusa di prevaricazione. Queste notizie sono giunte al mio orecchio da persone che so essere timorate di Dio e di coscienza retta”. E allora alcuni adepti avrebbero scatenato una vera e propria strategia della tensione per mettere fuori gioco proprio l’assistente ecclesiastico, reo di voler portare il Movimento nella Chiesa e alle sue dipendenze. Prova ne è una lettera che monsignor Di Bruno avrebbe curato per farla firmare all’ispiratrice, Maria Marino. Quando era tutto pronto per inviarla al capo della Chiesa di Catanzaro succede il patatrac. Il 1 gennaio 2020 si recano dalla signora Marino, lui e il presidente Rotundo. Di Bruno non menziona chi altro vi fosse presente. Certo è che sarebbero stati proprio questi i manovratori del mefistofelico disegno. Il suo commento è disarmante: “Potrà mai esistere un Movimento Apostolico che rispetti la sua ispirazione originaria e non sia saldamente ancorato nella Chiesa? Quando si parla di Chiesa si deve intendere Parrocchie e Diocesi”.

Infine, la chiosa di addio suona come un anatema: “Un presbitero che cammina con le parole dei laici o del mondo, anziché con la Parola di Cristo Signore, attesta che ha venduto il suo ministero. Scusatemi, se sono diretto. Siamo noi Presbiteri i responsabili della non ecclesialità che attualmente è dato registrare nel Movimento Apostolico”.

A parte l’invidia e l’eresia di alcuni adepti, secondo le accuse dell’ormai ex assistente ecclesiastico, ci sarebbe un resoconto che la Santa Sede ha chiesto al vescovo della Diocesi Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone, sul Movimento Apostolico, e che sarebbe alla base delle prese di posizione e del capo della Chiesa locale e del teologo dell’associazione religiosa. In alcuni passaggi delle lettera registra: “E’ giusto chiedersi: se il Vescovo ora deve fare un quadro alla Santa Sede, ha titolo per chiedere notizie? Se ha suggerito di fare le elezioni parrocchiali a norma di Statuto, quale delitto ha commesso? Quale lesa maestà ha arrecato?” E poi: “Il Vescovo avrebbe potuto non dire nulla e scrivere sulla relazione che gli veniva richiesta ciò che riteneva opportuno in coscienza, mettendo per iscritto ciò che desiderava. Avrebbe potuto semplicemente scrivere alla Santa Sede: Fate voi una visita apostolica”.

Il finale è conosciuto. La visita apostolica c’è stata dal 13 ottobre 2020 al 17 aprile 2021, il mistero resta tutto per capire chi l’ha promossa o se veramente nasce dal pettegolezzo e dalle denunce, forse coperte dall’anonimato e nate sempre all’interno dello stesso Movimento Apostolico.

3 – (continua)