Catanzaro. Com’è triste la Sanità pubblica priva di compassione

Catanzaro. Com’è triste la Sanità pubblica priva di compassione

Questa vuole essere una lettera/comunicazione per raccontare in breve la situazione sanitaria della città di Catanzaro, dove mia madre vive da 82 anni, ovviamente pagando sempre tutti i contributi che lo Stato ha richiesto di pagare. Una rottura della rotula su un ginocchio già operato le ha causato due cadute consecutive con due rotture dei polsi di entrambe le braccia.

A parte la difficoltà di essere assistita all’interno del Pronto soccorso dell’ospedale Pugliese di Catanzaro, dove la gente da curare è tanta, i medici e gli infermieri pochi e/o troppo impegnati nel lavoro, o troppo impegnati su Instagram, il fatto che più mi ha fatto arrabbiare è il seguente: il giorno del controllo per le due braccia ingessate (immaginate una donna di 82 anni con due braccia ingessate e una gamba con un tutore rigido, se non fosse tragica sarebbe comica), arriviamo nel reparto Ortopedia con mezz’ora di anticipo, prendiamo il numero prioritario (il 2) e attendiamo.

Dopo circa mezz’ora, il display segna il numero 2, io prendo la carrozzina sulla quale mia madre era seduta e comincio a spingere verso la porta dello studio medico. Ci metto fra i 2 e i 3 minuti, anche meno, apro faticosamente la porta del medico, che però mi guarda e mi dice: “Ho già chiamato il numero 3”.

Ovviamente resto basita, ma 30 anni di vita all’estero mi hanno ben forgiata e ho ribattuto che in quelle condizioni metterci meno di 3 minuti era praticamente impossibile. Il medico mi guarda e quasi mi deride perché ho osato rispondere per le rime, ma nel frattempo entra nello studio mia zia, che aveva lavorato per anni come biologa, e tutto cambia: il medico diventa gentile, attento e addirittura guarda in faccia mia madre accorgendosi che era una persona malata e in difficoltà. Devo aggiungere che quella sedia a rotelle l’ho trovata da me, sottraendola con l’inganno a un’altra figlia che accompagnava la madre all’ospedale con solo la gamba ingessata: essendoci all’entrata dell’ospedale solo una sedia a rotelle ho ritenuto che mia madre ne avesse più diritto.

Resto a vostra disposizione per chiarimenti, nomi e cognomi, per ora vi dico solo che tutto questo è terribilmente triste, ingiusto, un servizio pubblico che non ha compassione (nel senso di cum passione virgiliana) per le miserie umane è destinato a essere dannato.
Stefania Cortese

Questa lettera è stata pubblicata stamattina su Il Fatto Quotidiano. Siamo certi che nel frattempo anche alla signora Stefania Cortese sia arrivata la telefonata di solidarietà del presidente-commissario Occhiuto. Se non fosse già avvenuto, il ritardo sarà certamente dovuto alle centinaia e centinaia di altre telefonate di scuse in cui il presidente è impegnato… Ma ad impegnarsi a migliorare la sanità proprio no, vero? Alla signora Stefania Cortese diciamo che le è andata comunque bene perché ha indovinato il numero giusto da prendere e non l’hanno fatta tornare indietro a riprendere un nuovo numero. E comunque auguri sinceri alla madre di pronta guarigione.