Catanzaro e il “teatro dell’assurdo”: quello che Fiorita e quasi tutti gli altri hanno dimenticato

di Danilo Colacino

Fonte: L’Irriverente Blog

Samuel Beckett ed Eugène Ionesco, ma ne potremmo citare altri, chi li ha sentiti nominare sa che erano tra i maggiori interpreti del teatro dell’assurdo. Che con Aspettando Godot, il primo, e La cantatrice calva, il secondo, giusto per citare le loro opere più iconiche, hanno scritto la… storia di questo inedito filone nato nei primi anni Cinquanta del Novecento. Peccato, però, non siano vissuti abbastanza da assistere a una seduta del consiglio comunale di Catanzaro. Perché, siamo sicuri che avrebbero tratto spunto per altri, forse persino più assoluti, capolavori. Basti pensare al civico consesso di ieri, quello ad esempio delle “storie tese” fra Antonello Talerico e Valerio Donato chiuso in maniera eclatante con un ‘saluto’ tutt’altro che affettuoso di Donato a Talerico. Ma perché tanta durezza nei nostri commenti? Semplice: parliamo dei membri di un’assemblea di eletti. Che chiedono e ottengono voti, e dunque consenso e fiducia, dalla gente per fare gli interessi della collettività. Non sono quindi calciatori, che magari passano da una squadra alla sua più detestata rivale, o giornalisti (come noi), i quali dopo aver fatto i notisti vanno a ricoprire il ruolo di addetti stampa (ad esempio Mario Sechi, già direttore di importanti organi di stampa e ora portavoce di Giorgia Meloni) ovvero ancora manager e professionisti in transito da un’azienda a quella concorrente. Nossignori, qui il piano è diverso. Anzi, opposto.

Lo scambio di battute fra Fiorita e Costanzo S.

Alcuni scambi di battute di circa 24 ore fa, nel civico consesso, fanno cadere le braccia. Perché da destra e da sinistra chiunque accusi un rivale di incoerenza, viene subito zittito dal diretto interessato che gli ricorda come lui abbia fatto peggio o tuttavia militi in una coalizione capace di fare molto peggio. E a suffragio di quanto detto iniziamo dal sindaco Nicola Fiorita, per ovvi motivi. Che si lamenta di avversari (ormai pochi per la verità, almeno a Palazzo De Nobili) addirittura disposti a parlare di scenari apocalittici in città per screditarlo. Noi, però, lo ricordiamo da leader dell’opposizione incalzare un Sergio Abramo, che stizzito usciva dall’Aula salvo tornare e dire le stesse cose di Fiorita: “Vedete tutto negativo e parlate male di Catanzaro, solo per andarmi contro”. Una sorta di coazione a ripetere quindi. Il teatro dell’assurdo, appunto. Ma, al di là di ciò, chi rimbrotta ora Fiorita, Costanzo, malgrado la sua vera precisazione: “Dal 2013 in poi, sono sempre stato all’opposizione di Abramo” tra centro, centrodestra, centrosinistra e poi ancora centrodestra, ci ha fatto venire il… mal di testa. Vedasi la posizione in Comune negli ultimi 3 anni, apertamente confliggente con quella assunta nelle campagne elettorali per Regionali e Provinciali sebbene sebbene tiri sempre fuori tesi plausibili a supporto.

Il Capellupo-pensiero che ci ha divertito molto!

Vincenzo Capellupo, lo asseriamo con il massimo rispetto per la persona, è sembrato ieri un ‘comico involontario’, capace di far ridere senza volerlo e senza accorgersene, quando ha asserito: “Il centrodestra si sta sgretolando e ora si dispera perché gli manca la gestione del potere. Ma se ne faccia una ragione: in parecchi hanno scelto di passare con noi per il bene della città”. Ci scusi la domanda, dunque. Ma è per caso lo stesso consigliere che quando governava il centrodestra parlava di mercato delle vacche, magari ricorrendo non proprio a quest’espressione precisa, nel commentare i passaggi dal centrosinistra al centrodestra nell’allora Aula Rossa? Ed ancora: ci illustra meglio cos’abbia folgorato lungo la Via di Damasco i neoarrivati nella sua maggioranza che appena un anno fa asfaltavano pubblicamente Fiorita mentre molti, in Cambiavento soprattutto, li definivano pessimi fiancheggiatori di Abramo e Mimmo Tallini da mandare finalmente a casa? Non è che, magari, c’entri un po’ quella ‘doppia morale’, tipica della sinistra, per cui non conta cosa si fa, ma chi la fa? O si tratta invece di una plurima conversione di San Paolo? Attendiamo…

La proverbiale ingenuità di Fabio Celia

A Fabio Celia, unico sostenitore de L’Irriverenteblog (è bene dirlo per chiarezza e onestà intellettuale), si possono forse rimproverare tante cose. Ma non certo l’incoerenza. È animato da un ideale e una fede politica cieca, un amore (definiamolo così) che ci ha spesso lasciato perplessi e gli abbiamo persino contestato in tanti confronti. Ma questi sono, e restano, fatti suoi. Il punto, qui, è un altro. È, cioè, che ieri si è sarcasticamente rivolto ai “neofiti e (parallelamente, ndr) agli statisti in Consiglio. Che sembrano atterrati a Catanzaro da Marte, salvo aver scordato 20 anni di loro malgoverno”. Noi, tuttavia, gli facciamo notare che, pallottoliere alla mano, in un futuro assai prossimo la maggioranza del centrosinistra al governo da appena un anno rischia di essere in larga parte formata da elementi di centrodestra. E quindi la storia da scrivere, bella o brutta che sia, sarà in perfetta continuità con il passato. Ma, come non bastasse, in un comunicato stampa, il ‘nostro’, si è anche definito nostalgico del periodo in cui dalla politica si usciva più poveri di quando si entrava. Utopia allo stato puro, insomma. Non c’è altro da aggiungere!

Talerico è chiaro, ma la sua chiarezza continua a non persuaderci

Il consigliere regionale Antonello Talerico, eletto nelle file di Forza Italia dopo un iter giudiziario ma subito transitato nel Gruppo Misto di Palazzo Campanella, lo ha dichiarato fin dalla vigilia del ballottaggio in vista delle Comunali 2022: “Il mio sindaco è Nicola Fiorita”. Amen. Così ha detto e, conseguentemente, ha fatto. Ma per chi, come noi, crede nella sacralità della politica (non dei politici, però pure un bambino di 6 anni capisce l’enorme differenza) uno che nel 2017 si candida alle Amministrative in una lista di Cambiavento, nel 2021 alle Regionali con Fi, mentre nel 2022 (ri)appoggia Fiorita e ieri infine asserisce: “Potrei forse sostenerlo alle prossime elezioni, ma poi vedremo, intanto allarghiamo il gruppo politico (imbarcando chiunque, ndr)”, seguita a lasciarci forti dubbi. Ma è un ‘gusto’ personale, di certo legato a un mondo che ahinoi non esiste più.

I quesiti per Polimeni

Marco Polimeni ha sentenziato: “Il centrodestra terrà conto di chi è passato con il centrosinistra e si regolerà di conseguenza”. Bene, i partiti battono un colpo. Meglio tardi che mai! Ma siamo proprio sicuri che a partire dalle Europee e proseguendo poi con le Provinciali, ed ancora fra qualche anno con le Regionali 2024 e via dicendo, ai maggiorenti locali non faranno gola i voti di quei consiglieri transfughi, quindi nel frattempo ‘riabilitati’ e ‘recuperati’? Perché noi, se non morti o fisicamente impediti, ce ne ricorderemo. Tuttavia, si sa, che Polimeni è abituato alle dichiarazioni un po’ roboanti. Si ricordi l’annuncio di dimissioni in caso di vittoria di Fiorita. Senza contare un altro paio di interrogativi che a noi, impenitenti cattivoni, ci sorgono: non è che l’Aventino antifioritiano risente un po’ del suo imperituro sogno di fare il sindaco. Magari proprio dopo il… regnante Nicola? E inoltre, quando rispondendo a Talerico si definisce dipendente di una multinazionale senza incarichi politici di sorta al di là di quelli elettivi, non è che dimentica i recenti mandati nella struttura regionale di Baldo Esposito? E prim’ancora, ma su questo non ci giureremmo, anche di Piero Aiello?

Donato non sfugge alla nostra rassegna

L’impressione che abbiamo, opinabile e fallace come ovvio, è che Valerio Donato, uomo di grande intelletto e notevole preparazione giuridica, sia però non perfettamente a proprio agio fra i banchi della civica assise. Dove apporta grande qualità e un interessantissimo contributo di idee, ma in ‘un’arena’ che ha regole e rituali a cui lui non pare poter riuscire a essere avvezzo. Il focus del nostro ragionamento è però un altro. E il prof ci perdonerà se insistiamo nel proporlo. Però resta il fatto che, paradossalmente, ci fa sorgere gli stessi interrogativi di Talerico. Vale a dire cosa ci faceva un orgoglioso e raffinato comunista come lui alla testa di un “campo largo” formato anche da una Lega che oggi non perde occasione di esecrare? Ma vi è di più: come starebbe governando ora la città con un Carroccio, azionista di riferimento, se avesse vinto a giugno 2022? Mah! A noi, limitati per definizione, ci sarebbe parso un… ossimoro politico. Ma che, manco a dirlo, soltanto in cima ai Tre Colli avrebbe potuto prendere corpo.