Catanzaro e la massomafia. La genesi: il gran casino di “Gettonopoli”

Esattamente due anni fa il Comune di Catanzaro aveva fatto festa, festa grande con tanto di fuochi e botti con l’operazione “Corvo”, quella che era descritta soltanto come l’inizio di un lungo fiume di fango, di complicità, di ruberie diffuse e di tanta massomafia che premia la città capoluogo di regione con l’unico titolo che merita: Catanzaro è una città massomafiosa.

In molti erano convinti che il pacco regalo di Natale che la procura di Nicola Gratteri aveva consegnato due anni fa nelle stanze dei potenti della città, una volta scartato, si rivelasse un pacco bomba, che una volta esploso completamente, avrebbe lasciato sul selciato cittadino, tanto sarebbe stata forte l’esplosione, nani ustionati, ballerine fratturate e qualche “morte bianca”, come quella dell’infante di Catanzaro, il giovane-vecchio presidente del Consiglio, Marco Polimeni, anche lui sgamato e goloso partecipante al barattolo della marmellata “immangiabile” della città.

Ma – ahinoi – non è accaduto nulla, almeno finora. Tuttavia, a distanza di due anni, almeno abbiamo appreso che ci sono 29 rinviati a giudizio per l’operazione Gettonopoli, tra i quali l’immarcescibile presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso da Catanzaro e quindi qualche speranza c’è ancora.

Tornando al prode Polimeni (che poi è il figlio di quel signore che urla in televisione dicendo che i politici calabresi sono… corrotti ma non fa mai un solo nome che sia uno, a parte Orsomarcio ormai mollato anche,,, dai pareni!) o scriveva molto bene il collega della Gazzetta del Sud, Gaetano Mazzuca, che nel suo articolo del 17 dicembre 2020 che riferendosi alle collusioni ed agli appoggi della politica alle scatole cinesi della premiata ditta Parente e Poggi, titola: «Tra gli assunti spunta Marco Polimeni. Il presidente (non indagato) ha lavorato in una ditta del gruppo. Gli inquirenti annotano: convocò d’urgenza il Consiglio comunale».

La convocazione d’urgenza del Consiglio comunale del 13 settembre 2018 è lo snodo del traffico, lo scambio politico, che ha tentato di garantire proprio gli ex datori di lavoro di Marco Polimeni, tentando di regalare dei suoli comunali ad un prezzo vile al famigerato duo Parente e Poggi. Su questo tutti dovranno rispondere, Marco Polimeni dovrà dare le sue motivazioni, magari come soggetto indagato, un qualcosa che tutti aspettano dalla procura di Catanzaro, come elemento di garanzia della difesa. Ma di questo ci occuperemo in seguito, partendo dal numero civico 15 di Via Conti Ruffo, la location indicata dalla Gazzetta del Sud, dove da giorni tira un vento gelido, una caratteristica tutta catanzarese, che ha raffreddato anche il culo degli invincibili, ma che ha anche causato una seria faringite al magnifico urlatore dell’etere catanzarese, che ovviamente non può “occuparsi” di queste vicende per la presenza dell’infante o del parente (non nel senso di Claudio…).

Ma oggi vogliamo ritornare su un’altra medaglia del gonfalone della città di Catanzaro, quella che una volta era “Magnifica et fidelissima”, tanto da meritare titoli cubitali sui quotidiani nazionali e la prima pagina del pollaio di Giletti, quella ormai conosciuta come Gettonopoli.

Due anni fa il comune di Catanzaro aveva rimpinguato la “cassa”, incassando circa 10mila euro, per l’esattezza circa 9.700 euro, quello che non è un atto di liberalità, ma resta la restituzione del maltolto di una serie di consiglieri comunali, ai quali la procura di Catanzaro aveva offerto il bivio della tenuità del reato a patto di restituire il malloppo. A rifondere il bilancio comunale sono stati 18 dei 29 consiglieri comunali indagati nello scandalo sui gettoni di presenza nelle Commissioni. Quasi due terzi del civico consesso ha deciso di chiudere la partita con la procura della Repubblica restituendo a Palazzo De Nobili le somme che, stando quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri della polizia giudiziaria, erano state indebitamente percepite per riunioni consiliari avvenute praticamente solo su carta tra novembre e dicembre del 2018. Ma neanche questo “gesto eroico” è servito per evitare loro un processo che comunque è sacrosanto. Del resto, la restituzione del maltolto era solo un primo traguardo che arrivava esattamente a un anno da quando i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria guidati dal maggiore Gerardo Lardieri fecero il loro ingresso a Palazzo De Nobili per notificare l’avviso di conclusione delle indagini. Di seguito, l’elenco dei consiglieri e le cifre che hanno versato

Roberta Gallo (372.92€)

Francesco Gironda (407.18€)

Cristina Rotundo (542.90€)

Fabio Talarico (380.07€)

Agazio Praticò (772,44€)

Filippo Mancuso (462,24€)

Antonio Ursino (399,56)

Luigi Levato (526,88€)

Francesca Carlotta Celi (430.29€)

Fabio Celia (190,02€)

Antonio Angotti (710.14€)

Antonio Mirarchi (664.33€)

Rosario Lostumbo (797.17€)

Giulia Procopi (246.11€)

Rosario Mancuso (585.97€)

Lorenzo Costa (401.60€)

Giuseppe Pisano (300€ su 1004€).

Ormai sta diventando una ricorrenza che la procura di Catanzaro ricorda molto bene, quella di garantire a Palazzo De Nobili ed ai tanti consiglieri abbuffini, la consolidata strenna natalizia, un pacco dono di rinvii a giudizio o di avvisi di garanzia e di nuove indagini, che confermano sempre il teorema di Nicola Gratteri, che esiste ed è ben radicato: un metodo massomafioso in città, l’ormai conosciuto e riconosciuto sistema Catanzaro.

Gettonopoli è stato il primo fuoco di artificio e non fatuo sulla città di Catanzaro, dove al momento siamo solo al primo atto della commedia della truffa, perché altri capitoli sono ancora da leggere, soprattutto se si considera che l’indagine parte da una valutazione oggettiva dell’agire, una specie di “così fan tutti” che mette a nudo un procedere che almeno in termini di moralità e di trasparenza, fa soltanto vomitare.

L’indagine della Procura di Catanzaro agli atti definita Gerione, ma meglio conosciuta come Gettonopoli parte da un presupposto, un riscontro oggettivo che non lascia possibilità di interpretazioni diverse:

Dunque la Procura di Catanzaro certifica l’esistenza di un metodo, una specie di dépendance del sistema Catanzaro, che nella distrazione di tutti, anche di chi avrebbe avuto il compito, sia pure morale, di controllare, ha soltanto facilitato un indebito arricchimento di consiglieri comunali abbastanza disinvolti alcuni, oppure ignari altri perché neofiti, tutti assimilati ad un procedere di certo illecito, che era ormai diventato prassi consolidata nelle stanze di Palazzo De Nobili, la sede del comune di Catanzaro.

Ma l’informativa aggiunge molto di più, tanto che la tenuità del fatto resta un bonus per qualcuno, mentre per altri diventa irraggiungibile nella complessità del fatto e delle notizie di reato, quello che riportiamo di seguito:

« [omissis]…come si avrà modo di vedere nel dettaglio, l’elemento distintivo individuato è stato, senza dubbio alcuno, un accordo illecito tra i presidenti delle commissioni consiliari finalizzato innanzitutto ad aggirare il problema della presenza effettiva dei consiglieri e quindi ad attuare un vasto programma fraudolento, per la commissione di una serie di delitti. Nel caso di specie, l’accordo aveva come obiettivo esclusivo quello di percepire, in maniera scorretta, il cosiddetto “gettone di presenza” in occasione delle sedute delle commissioni consiliari permanenti da parte dei consiglieri comunale del Comune di Catanzaro: in effetti alcuni consiglieri comunlai, con l’avallo dei presidenti delle 5 commissioni, a loro volta anche componenti di altre, hanno cercato ad ogni costo di raggiungere il massimo dei gettoni di presenza tant’è che la firma apposta nei verbali di adunanza rappresentava solo un modo di percepire l’indennità. La condotta dei predetti consiglieri ha indotto in errore il Comune di Catanzaro, facendo apparire come reale ed effettiva la loro partecipazione alle sedute. Infatti, il regolamento comunale ed il Testo Unico degli Enti Locali subordinano la corresponsione dei gettoni di presenza all’effettiva partecipazione del consigliere alle commissioni consiliari, certificata dal presidente competente che, come detto, dovrebbe avere la funzione di “custode” del rispetto della legge di settore e del relativo regolamento.

Va precisato però che, tuttavia, l’apposizione della firma seguita dall’immediato allontanamento del consigliere tradisce l’effettiva partecipazione e costituisce uno strumento subdolo con il quale il consigliere di turno, strumentalizzando la funzione ricoperta, prende la presenza all’evidente ed unico fine di percepire l’indennità. Tra l’altro così facendo i consiglieri che sono anche lavoratori dipendenti nel settore privato, assunti in alcuni casi in modo fittizio, sono esonerati dal recarsi sul posto di lavoro, facendo percepire l’indennità al datore di lavoro con un ulteriore aggravio per le casse del Comune. E’ emerso, infatti che vari consiglieri comunali in virtù di un tacito accordo con il proprio presidente di commissione, firmavano pur non essendo presenti, così come è stata dichiarata falsamente, a verbale, l’esistenza del numero legale, consentendo così di approvare illegittimamente i verbali di seduta, ed ai consiglieri sopraggiunti di apporre la propria firma ed infine di prolungare, sulla carta, la durata delle stesse sedute.

Si è perciò messo in luce un sistema ben organizzato, rilevato già dall’osservazione delle prime sedute delle commissioni. Il falso, oseremmo dire sia ideologico che materiale, presente in quasi tutti i verbali, le truffe aggravate ed i conseguenti falsi per induzione da parte dei soggetti che hanno approfittato della loro carica pubblica, hanno evidenziato come il sistema illegale fosse ben radicato al punto di diventare una prassi. E’ venuto a galla un sistema complesso e sistematico di condotte truffaldine che appare di particolare disvalore, considerato che ha inciso sulle casse del Comune di Catanzaro, rispetto alle quali i consiglieri coinvolti non hanno avuto alcuna remora, essendo mossi dall’unico intento di intercettare il lucro… [omissis]».

Questa è la trama del film delle commissioni consiliari, il serial de La7, nel pollaio di Giletti, con il titolo di Gettonopoli.

Quello che è emerso dall’inchiesta è il classico vizietto di riempirsi la tasca con i soldi pubblici, perché così fan tutti… Emblematici sono i rilievi sull’attività dei presidenti delle commissioni consiliari, i soggetti, secondo la procura di Catanzaro, sui quali si regge l’architrave della truffa. Dagli atti è emerso sempre con la stessa ciclicità, una specie di fotocopia condivisa, di verbali con l’indicazione dell’orario di riunione non di quello di chiusura; mancata indicazione dell’ordine del giorno; verbale in bianco e nessuna annotazione circa la discussione trattata; mancate annotazioni circa ingresso/abbandono seduta da parte dei consiglieri riportati presenti nell’appello nominale ed in alcune circostanze ordini del giorno uguali ad altri indicati in precedenza. Addirittura nella seduta della commissione presieduta nel falso verbale da Pisano Giuseppe (il tirapiedi e complice di Parente)  del 04 dicembre 2018, «risulta essersi svolta una seduta della commissione nel mentre il presidente Pisano era presso il pronto  soccorso dell’ospedale civile a seguito di un incidente» così scrive la Procura di Catanzaro…Fra le tante scoperte, quelle che fanno rabbrividire e montano la rabbia dei cittadini, la città di Catanzaro può fregiarsi, avendolo scoperto, che esistono altri fenomeni di santità diffusa, che la bilocazione non era un dono divino solo di Padre Pio o di Mamma Natuzza, ma appartiene anche al palazzo, dove proprio il Pisano gode della possibilità di essere ubiquo, cioè una specie di bilocazione popolare a tratti plebea. Caratteristica riconosciuta anche dalle trasmissioni di Non è l’Arena.

Pensare che oggi, solo perché qualcuno ha restituito l’obolo dopo aver rubato la cassetta delle offerte in Chiesa, possa calare il sipario sulla vicenda, pensa male, non solo perché la trama per la sua complessità, richiede che tutti i cittadini vedano il film fino ai titoli coda, ma in particolare perché i rilevi e le notizie delittuose che la Procura del dott. Nicola Gratteri ha riscontrato, nel silenzio e nella complicità del palazzo sembrano continuare, in modo altrettanto disinvolto. Quello che metteremo in luce, non dopo aver fatto, per dovere di cronaca e di ricostruzione un altro passaggio sui rimborsi ai datori di lavoro, quei contratti fittizi, come dice la Procura, che hanno impedito ai soggetti indagati di poter usufruire della tenuità del fatto…

L’operazione Gerione, più popolanamente conosciuta come Gettonopoli ha messo a nudo il sistema delle commissioni consiliari del Comune di Catanzaro, ma ha soprattutto messo sul piatto della Procura di Catanzaro il sistema delle assunzioni fittizie, quelle che pagano tutti i cittadini catanzaresi.