Chissà se il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, è un buon giocatore di carte. Se gli piace passare il tempo così, insomma. Di sicuro, stando a quanto ha fatto da quand’è in carica, potrebbe brillare a una semplice partita ad Assopigliatutto o in una mano dell’assai più ‘spregiudicato’ e complicato Poker. In cui chi fa all-in e vince, poi se ne va in… carrozza.
Attenzione, però. Perché alcune affermazioni potrebbero sembrare contraddittorie. Quali? Semplice: il sindaco è finora stato accusato (a ragione e con dati, anzi voti in Consiglio, alla mano, sia chiaro) di essere stato fin troppo prodigo nel tendere la mano al centrodestra con inciuci e accorduni in quantità industriale.
Eppure, ed è per questo che la possibile ‘contraddizione in terminis’ cade subito, da ‘democristianone’ qual è, ha al contempo preso per se, e per i suoi aficionados, tutto quanto ha potuto con due o tre casi fin qui clamorosi.
Il riferimento è all’impiegato amico Salvatore Conforto, teatrante per mero hobby, piazzato nel Cda della Fondazione Politeama al posto di un insigne professionista del ramo e al fedelissimo agronomo (docente dell’Istituto Tecnico Agrario Vittorio Emanuele II del capoluogo) Alberto Carpino, ‘sistemato’ a occuparsi del rifacimento del manto erboso dello stadio Nicola Ceravolo.
Alla faccia del Cambiavento, o CambiaMò, quindi. In cima ai Tre Colli siamo in pieno clima conformista. Considerato come Fiorita si sia sin dalle prime battute del suo mandato dimostrato un Sergio Abramo 4.0. Un politico per nulla innovatore, salvo qualche iniziativa propagandistica e solo di facciata tanto per velicare l’orgoglio dell’appartenenza dello zoccolo duro dei tanti ‘purie puritani’ che annovera nelle sue file, e in realtà con un unico chiodo fisso mantenere il potere faticosamente, e per certi versi miracolosamente, conquistato. Una vittoria insperata e quasi ottenuta per caso, ma che adesso si vuol far fruttare al massimo.
Lettera firmata
