La Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie del cosiddetto Gruppo Ventura da tempo è nel mirino della magistratura. Ieri è stato reso noto un decreto di sequestro preventivo per un ammontare di 10 milioni nei confronti di 11 società che facevano incetta di appalti e se li “giravano” in un vortice associativo ai cui vertici c’erano le cosche della ‘ndrangheta crotonese. La Ventura risulta tra le società coinvolte così come la società pugliese Fersalento. E risale a qualche anno fa un’inchiesta della procura di Lecce che riguardava proprio queste due società (https://www.iacchite.blog/lazienda-ventura-e-gli-affari-in-puglia-lombra-del-clan-grande-aracri-e-il-provvedimento-della-prefettura-di-lecce/).
E non è finita qui perché il Gruppo Ventura è finito sotto inchiesta anche da parte della Dda di Catanzaro per due vicende tragicomiche che si riferiscono alla metro di Cosenza e al trenino della Sila.
La metropolitana leggera di Cosenza – che grazie a Dio non vedrà mai la luce nonostante qualcuno non si sia ancora rassegnato – è uno dei nodi centrali dell’inchiesta “Passepartout” firmata dal pm della Dda di Catanzaro Vito Valerio, all’interno della quale è pesantemente coinvolta anche l’azienda Francesco Ventura costruzioni ferroviarie Srl, che avrebbe persino voluto catapultare la socia Maria Ventura alla guida della Regione Calabria per conto di Pd e M5s (eventualità poi sventata anche se la Calabria adesso è nelle mani di una lobby massomafiosa ancora più pericolosa come quella che fa capo al re dei parassiti). Sotto processo è finito il fratello della dolce Maria, al secolo Pietro Ventura, indagato direttamente, oltre che dal pm Valerio, anche dal procuratore Nicola Gratteri, che prima o poi dovrà pur dire qualcosa rispetto a questa situazione quantomeno imbarazzante soprattutto per un movimento che ha predicato e urlato per anni “onestà, onestà”.
La predisposizione della gara per la metro leggera di Cosenza, come ormai sappiamo tutti, è viziata fin dall’inizio. Dal progetto preliminare «illegittimamente realizzato dalla metropolitana Milanese spa in quanto affidato senza rinnovo delle procedure», al «progetto preliminare basato su una scelta progettuale di “sistema su ferro” ingiustificata sul piano tecnico ed economico», fino all’indizione della gara «sulla scorta di una Conferenza dei servizi incompleta e illegittima». Tutto alterato, e naturalmente anche la nomina «di Luigi Zinno come responsabile unico del procedimento (…) per favorire l’aggiudicazione e la realizzazione dell’opera in favore dell’offerente raggruppamento di imprese costituito dalla Cmc e dalla Caf (Consorzio Armatori Ferroviari) in avvalimento con la Francesco Ventura costruzioni ferroviarie srl». Ma ci sarà tempo nei prossimi giorni per approfondire le dinamiche truffaldine di questa azienda rispetto alla gara per la metro Cosenza-Rende-Unical.
Per la Dda di Catanzaro, tra le opere pubbliche e strategiche finite al centro dell’inchiesta Passepartout, ci sono anche gli interventi su due tratte ferroviarie gestite dalle Ferrovie della Calabria: la riqualificazione e velocizzazione della linea Cosenza- Catanzaro e quella Cosenza-San Giovanni in Fiore, con particolare riferimento alla tratta turistica tra Moccone e San Nicola-Silvana Mansio, detta anche “Trenino della Sila”. Tutto ruota intorno alla figura dell’ormai pensionato direttore generale di Ferrovie della Calabria Giuseppe Lo Feudo, “figura di collegamento tra la parte pubblica e istituzionale (Adamo, Oliverio e Zinno) e gli operatori economici di settore (Ventura, Borgia e Trifirò), beneficiari delle condotte di turbative nelle procedure di gara pubblica“. Lo Feudo organizza e promuove incontri, fa circolare informazioni e suggerimenti tecnici, allo scopo di assicurare l’attivazione delle procedure di gara e di mantenere il controllo sulle principali opere pubbliche d’interesse regionale.
Il “Trenino della Sila” senza nulla osta tecnico
E c’è sempre il deus ex machina di Ferrovie della Calabria Giuseppe Lo Feudo, anche nell’intervento relativo al ripristino della linea ferroviaria Cosenza-San Giovanni in Fiore, con particolare riferimento al cosiddetto “Trenino della Sila”, ovvero la tratta turistica che da Moccone arriva a San Nicola-Silvana Mansio. Lo Feudo è indagato insieme a Santo Marazzita, in qualità di direttore d’esercizio servizio ferroviario e direttore dei lavori del sistema integrato manutenzione e infrastrutture e a Pietro Ventura, fratello della dolce Maria candidata (per il momento) alla Regione, che si è pappato i soldini dell’appalto.
Per la Dda hanno violato le norme in ordine all’efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione, in particolare quelle in materia di sicurezza e regolarità dell’esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto. In pratica “hanno aperto la tratta turistica che da Moccone arriva a Silvana Mansio senza il nulla osta tecnico del competente ufficio speciale trasporti a impianti fissi procurando, così, vantaggi patrimoniali a favore di Pietro Ventura (socio e rappresentante della Francesco Ventura S.r.l) in quanto beneficiario dell’attività illecita. In più, cosa ancor più rilevante, avrebbero arrecato agli utenti del servizio di trasporto pubblico ferroviario, un danno derivante dall’assenza delle verifiche di regolarità e sicurezza”.
Un bellissimo biglietto da visita per un’azienda che avrebbe voluto presentarci una sua creatura alla guida della Regione, non c’è che dire. Della serie: il più pulito c’ha la rogna!