“Catanzaro. Ho sognato San Vitaliano ed era molto arrabbiato…”

di Emanuele Cannistrà

CATANZARO – Negli ultimi giorni, ho vissuto un sogno tanto strano quanto significativo. Inizialmente, sembrava una situazione sgradevole, ma col tempo ho compreso che nascondeva una lezione importante. Mi sono trovato circondato da un gruppo di figure che, viste da lontano, apparivano piuttosto minacciose, ma che in realtà si rivelarono tutt’altro che ostili. Vi starete chiedendo chi fossero questi personaggi.

Ebbene, non erano altri che alcuni dei nomi più illustri della storia. C’erano Jannoni, Mazzini, Frangipane, Campanella, Cilea, Crispi, Carlo V, Siciliani, Cavour e De Seta. A capo di questo gruppo di menti brillanti c’era nientemeno che il nostro Santo Patrono, San Vitaliano, che guidava il gruppo con l’aria severa di chi non accetta compromessi.

Il motivo di quella riunione, così insolita, era tutt’altro che banale. San Vitaliano, con il suo bastone pastorale in mano, chiese con insistenza di sapere chi fosse il Presidente della Commissione Toponomastica. La sua richiesta era chiara: voleva sapere perché le strade della città portassero i nomi di questi grandi uomini del passato, senza che fosse loro riconosciuto un giusto tributo né rispetto per la memoria storica. E come se non bastasse, il Santo Patrono si lanciò in una seconda richiesta, ancora più pressante: “Chi è il responsabile dello scempio dei cimiteri e del degrado che sta minando la nostra città?”

La rabbia dei personaggi cresceva sempre di più, perché sapevano che l’Amministrazione Comunale, grazie agli incassi derivanti dai servizi di necroforia (tumulazione, inumazione e lampade votive) e dalle contravvenzioni per violazione del codice stradale, aveva accumulato qualche milione di euro. Erano anche a conoscenza del fatto che una parte di questi fondi era obbligatoriamente destinata alla manutenzione dei cimiteri e delle strade. Eppure, nonostante ciò, il degrado e l’abbandono continuavano a regnare sovrani.
Vedendo San Vitaliano così arrabbiato e i suoi compagni di viaggio con espressioni altrettanto severe, cominciai a sudare freddo. Un’ondata di paura mi travolse all’idea di essere picchiato per colpe che non avevo commesso. Ma proprio mentre il mio turbamento cresceva, qualcosa cambiò.

All’improvviso, in mezzo al tumulto, apparve una figura che, come un faro di speranza, si fece strada tra la folla. Era Donna Rachele De Nobili, con il suo portamento elegante e deciso. Con una voce ferma e autoritaria, prese le mie difese, rivelando tutta la verità. “Bastoni?” disse con un sorriso ironico. “Se qualcuno merita una bastonata, sono quei personaggi che siedono comodamente nella sala rossa, ehm, pardon, nella sala concerti… Perché la sala rossa è già occupata da Penelope, che attende il suo Ulisse!”

Le sue parole spensero la tensione nell’aria. I grandi del passato sembravano sollevare un sopracciglio, sorpresi dalla difesa improvvisa, ma non opposero resistenza. In fondo, avevano capito che l’intento della mia interlocutrice era far luce sulla verità, non alimentare ulteriori conflitti. Grazie a Donna Rachele, che sembrava essere una protettrice dei giusti, evitai un destino ingiusto e una “bastonatura” che non meritavo.

Ora, mentre rifletto su quell’incontro surreale, spero che gli inquilini di Palazzo De Nobili – amministratori, dirigenti e dipendenti – non debbano mai trovarsi nella stessa situazione. San Vitaliano e i suoi illustri compagni non scherzano affatto quando si tratta di giustizia e memoria storica. Dopo tutto, le strade e i luoghi di una città sono lo specchio della sua anima, e prendersene cura è un atto d’amore verso la storia che ci ha preceduto.