Catanzaro, i “segreti” di Casadonte tra pubblico e privato: una macchina da soldi

di Danilo Colacino, L’Irriverente Blog

Il soggetto di cui parliamo bravo dev’essere bravo. Anzi, bravissimo. Malgrado gli studi fatti non siano stati troppo… approfonditi, pare. E comunque la qualifica di critico cinematografico da lui vantata, confessiamo di non sapere se sia o meno frutto di una laurea magistrale (quinquennale) utile al conferimento del titolo di “dottore”. Ma quanto invece sappiamo è che quest’aspetto, da tempo immemore ormai, conta zero o quasi. La verità, infatti, è che ci vogliono altre doti. Perché come sentenziò Roberto D’Agostino, ‘padre di Dagospia’, a proposito di un Mario Draghi in passato solo aspirante Presidente della Repubblica, “a nessuno importa del talento, assai più determinante è la simpatia (latu sensu intesa, ndr)”. Tipo parlare sempre bene di tutti, facendoli sentire speciali e non solo, anche perché costa pochissimo e rende tantissimo. E del resto il patron del Magna Graecia Film Festival, è di lui che parliamo, è come premesso uno in gamba e con la gente (in particolare con quella importante) anche campione di giovialità. Fatto che lo rende una testimonianza di palmare evidenza dell’appena citata tesi dagostiniana.

Il patron dell’Mgff in fatto di incarichi fa concorrenza persino a Mastrapasqua

Se il Nostro non fosse un portento nella professione dell’intrattenimento, diciamo così, non si spiegherebbe come sia diventato una sorta di Antonio Mastrapasqua de… noantri (chiaro il riferimento al supermanager che almeno fino a una decina d’anni fa circa, ma forse tuttora, era il recordman italiano di incarichi prima di subire una condanna e pure vari altri processi da cui è tuttavia uscito indenne. Circostanza che lo differenzia parecchio dal ‘Nostro’. Che viceversa, è doveroso precisarlo, è fin qui stato lodato persino dalla Magistratura di un certo livello).

Resta però il fatto che, muovendosi tra pubblico e privato, e soprattutto tra stipendi, rimborsi, compensi e bandi di gara dei vari enti amministrativi, legittimamente percepiti fino a prova del contrario, l’inventore dell’Mgff è in pratica un brand (un’azienda come una Srl) vivente, capace (complimenti sinceri e sentiti) di fatturare un fiume di denaro. Pensate che dall’estate 2017 (avendo addirittura incrementato il ruolino di marcia nell’ultimo lustro abbondante), anno in cui succede al compianto maestro di giornalismo targato Tv di Stato Mario Foglietti morto a fine 2016, è contemporaneamente sovrintendente del Politeama proprio al posto dell’indimenticato Mario (con relativa retribuzione molto ritoccata rispetto a quella del pur più illustre predecessore, a cui bastava invece l’emolumento degli amministratori unici di una qualunque Partecipata: circa 1.350 euro al mese); neanche a dirlo organizzatore dell’Mgff e dell’Mgff School in the City, che adesso sarà pure Food, con forse persino un forte link con il Tropea FF; direttore artistico del Premio “Mimmo Rotella” a Venezia; per due anni anche direttore artistico del Taormina Film Festival (prima di non essere più confermato dagli organizzatori); direttore della Calabria Film Commission e sembrerebbe in possesso pure di una matricola da collaboratore Rai.

Il Nostro e la Rai 

Quello tra il Nostro e Tv di Stato è un rapporto speciale. Basti pensare a come venga spesso invitato, in qualità di grande esperto della settima arte, in svariate trasmissioni di successo, con relativo giusto compenso, anche con un tentativo di… promozione sul campo sembrerebbe purtroppo fallito! Accade nel post Covid, in cui c’è da parlare di ripartenza anche del Cinema italiano dopo lo Tsunami Pandemia. E il Nostro viene chiamato alla conduzione di un programma, “Primo Set”, del palinsesto notturno della Rai. Peccato però che, nel caso di specie, bontà, nobiltà d’animo e simpatia, ahinoi non bastino. E, malgrado ci sia un asso quale presentatore, l’esperimento viene subito stoppato e mai più replicato dal quartier generale di Viale Mazzini in virtù di ascolti tutt’altro che memorabili (eufemismo!). Detto questo, però, siamo pronti a scommettere che nella precedente giaculatoria degli incarichi del patron più di qualcosa ci sia sfuggito in un tale sommario riepilogo.

Catanzaro, per definizione, è “la città dei forestieri” e il Nostro lo può testimoniare

Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: il patron ha risorse e qualità illimitate. Che gli consentono, dopo esser stato nominato al vertice del Politeama in quota Catanzaro da Vivere (soggetto politico lanciato dall’ex senatore Piero Aiello) e confermato dal sindaco Sergio Abramo quindi dal centrodestra doc, è subito entrato nelle grazie del primo cittadino di sinistra(?) Nicola Fiorita non appena eletto. Tanto che, si dice, lo confermerà a ‘mani basse’ quale sovrintendente di un teatro di cui gli ha per giunta già da poco concesso la disponibilità per l’evento inaugurale dell’Mgff ’23 senza spiegare a quale titolo (oneroso o gratuito) lo abbia fatto. Senza contare la garanzia di un contributo comunale di somma identica a quella di Abramo. Elargita ‘pronta cassa’ con tanto di prelevamento addirittura dal Fondo di Riserva. Insomma, inutile insistere. Perché pare proprio che un patron dell’Mgff sia come un diamante: per sempre. Almeno a Catanzaro, considerato che nella sua Montepaone e a Soverato si sono privati del Festival senza batter ciglio. Ma nel capoluogo no! Eppure, sebbene sappiamo a chi di sicuro giova la costosa vetrina, mai è stato dimostrato, dati alla mano, se e quanto convenga anche ai Tre Colli pur a fronte di considerevoli investimenti pubblici negli anni da parte di Palazzo De Nobili. Sarà per questo che ci si aspettava almeno un impegno del Nostro in favore dell’assegnazione del Capodanno Rai alla ‘sua’ amata città (in realtà è montepaonese) in veste di testimonial d’eccezione del capoluogo. Una Catanzaro non a caso definita “la città dei… forestieri”. E più di così!

L’Mgff e la stampa locale

Ma perché la descritta grandezza del nostro patron e magari qualche domanda un po’ più ‘ficcante’, rispettivamente, non emergono a sufficienza e non vengono poste? Mai e poi mai? Semplice perché tutta, ma proprio tutta, la stampa locale viene sponsorizzata dal Festival. Che, pure, come grande ‘palcoscenico’ nazionale e internazionale per l’intera regione (tipo Sanremo) dovrebbe essere a momenti pagato, e non quindi pagare, per essere raccontato. Eppure… viene veicolato, quantomeno in Calabria e dintorni, con articoli che sono in realtà pubbliredazionali. A pagamento, appunto. Fatto che, alla luce delle nostre limitate capacità, proprio non ci spieghiamo. Soprattutto se pensiamo a quanto conti un evento talmente importante da aver creato un legame indissolubile con il capoluogo, che ne ricava asseriti irrinunciabili vantaggi, tanto da non privarsene per nessuna ragione al mondo. “Costi quel che costi”, verrebbe proprio da esclamare! Persino in tempi di crisi nera come questa.