A Catanzaro non si parla d’altro. La clamorosa assoluzione di Mimmo Tallini spariglia le carte e gli schieramenti per le prossime Comunali e paradossalmente ha mandato nel panico Giuseppe Mangialavori alias Peppe ‘ndrina, che aveva già studiato il suo piano per mettere le mani sulla città capoluogo dopo aver conquistato la Regione col suo parassita preferito: Robertino Occhiuto. Ma una riflessione su come è arrivata questa clamorosa sentenza bisogna farla e in attesa delle motivazioni del giudice Barbara Saccà, noi siamo qui a dire con estrema convinzione che l’inchiesta Farmabusiness è stata una delle migliori condotta dalla Dda di Catanzaro. Questo è il resoconto di un drammatico interrogatorio a Giovanni Abramo, genero del boss Nicolino Grande Aracri.
Meno di un’ora di interrogatorio, eppure le parole registrate in quei cinquantadue minuti sono pesantissime. A pronunciarle è Giovanni Abramo genero del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri e per un certo periodo lui stesso reggente della cosca crotonese. È il 6 settembre 2021 e per la seconda volta in pochi mesi il detenuto ha chiesto e ottenuto di poter parlare con i magistrati della Dda di Catanzaro. A raccogliere le sue dichiarazioni ci sono il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e i sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo. Così come aveva già fatto, Abramo continua a sostenere l’esistenza di presunti patti e legami tra la cosca Grande Aracri e l’ex presidente del Coniglio regionale Domenico Tallini. Ora quel verbale di appena due mesi fa è stato depositato nell’ambito dell’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta Farmabusiness che vede indagati sia Tallini che Abramo.
Quest’ultimo secondo l’accusa sarebbe stato il socio occulto nel consorzio Farma Italia e nella Farmaeko, il rappresentante della famiglia Grande Aracri intenzionata a infiltrarsi nel business dei medicinali. L’ex consigliere regionale invece è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambio politico mafioso, la Dda ipotizza che il politico avrebbe accettato dagli esponenti della cosca di ‘ndrangheta di Cutro la promessa di procurare voti in cambio della promessa di compiere in ambito politico amministrativo azioni a vantaggio degli interessi economici dei Grande Aracri.
LA CAMPAGNA ELETTORALE

Giovanni Abramo nel suo ultimo interrogatorio racconta che nel 2014 un affiliato gli fece incontrare un professionista catanzarese che lavorava alla Motorizzazione Civile e di cui la famiglia si era servita in passato per la revisione dei veicoli. Motivo dell’incontro le elezioni regionali. “Mi dissero che servivano voti per la candidatura di Tallini a Cutro e Catanzaro”. Abramo aggiunge che già in quell’occasione gli vennero consegnati i santini elettorali dell’esponente di Forza Italia. “In quell’occasione non ci fu esplicitato il tornaconto che la mia famiglia avrebbe tratto da questo nostro intervento elettorale”.
A domanda se il professionista catanzarese fosse a conoscenza di chi fossero i suoi interlocutori, Abramo chiarisce: “Lui era pienamente consapevole della caratura della nostra famiglia e si rivolse a noi perché sapeva quali potevano essere le nostre potenzialità sul territorio”. Della campagna elettorale in favore di Tallini, stando al racconto di Abramo, se ne sarebbe occupato un affiliato particolarmente esperto che viene definito “l’intelligenza della famiglia”. Abramo poi spiega il suo ruolo: “La mia presenza all’incontro era legata all’esigenza formale di avere l’avallo della nostra famiglia poiché ne ero il rappresentante in quel momento”.
Il genero del boss si dice sicuro che grazie al loro intervento “Tallini prese parecchi voti”. Abramo aggiunge di non aver mai conosciuto di persona Tallini ma “solo di fama”, sapendo che gli avrebbe potuto assicurare “appoggi di ogni tipo”. L’affiliato che si sarebbe occupato di raccogliere le preferenze per l’ex assessore regionale infatti gli fece sapere che “Tallini era a nostra disposizione dopo che gli assicurammo i voti”…
L’INTRECCIO CON BASSO PROFILO
Ma Domenico Tallini non sarebbe stato l’unico politico vicino alle cosche. Giovanni Abramo nel verbale infatti sostiene che c’era anche l’ex assessore regionale Francesco Talarico. “Questo me lo disse Antonio Gallo, imprenditore nel settore dell’infortunistica, che era nostro amico”. Proprio i rapporti tra il politico dell’Udc e l’imprenditore catanzarese sono al centro dell’inchiesta Basso Profilo che ha portato alla condanna in primo grado fi Talarico a 5 anni e 4 mesi. Fonte: Gazzetta del Sud