Catanzaro, la criminalità ora rialza la testa

Gli incendi di via Caduti XVI marzo e Germaneto, l’esplosione nel quartiere Materdomini e la sparatoria in viale Isonzo avvenuti negli ultimi trenta giorni hanno, per motivi diversi, riportato al centro dell’attenzione mediatica il mai veramente affrontato tema della sicurezza in città affiancato a quello della fragilità sociale e alla marginalità di alcuni contesti cittadini.
In particolare, l’intimidazione ai danni di una concessionaria d’auto che ha illuminato la tarda serata di venerdì ha riproposto con veemenza tutte le difficoltà che le imprese locali vivono, sottolineando ancora una volta come Catanzaro non sia per nulla un’isola felice. Da sempre al centro degli appetiti criminali di gruppi contrapposti, concentrati a contendersi pezzi sempre più ampi di territorio appena i delicati equilibri cominciano a scricchiolare, la città ormai da anni è costretta a prendere atto di un’attenzione sempre più asfissiante della criminalità organizzata sulle imprese.

Un’attenzione alla quale porre un argine reale e duraturo è complicato anche per la procura guidata da Nicola Gratteri: negli spazi riconsegnati alla collettività grazie ad alcuni arresti, infatti, hanno faticato a inserirsi quei presidi di legalità e quei modelli positivi di sviluppo necessari a ricostruire un contesto sociale in cui lo Stato è riconosciuto e la legalità è una precondizione di base, tanto che si sono ricostruite le logiche criminali precedentemente esistenti. Per banalizzare, si potrebbe dire che è mancata la politica. E’ evidente, in ogni caso, che ad un’amministrazione in carica da 4 mesi non si possa chiedere di risolvere in un batter d’occhio questioni che partono da lontano e necessitano di interventi strutturali di medio-lungo periodo di cui il Comune non può essere il solo interprete istituzionale.

E se mentre qualche dubbio sull’opportunità del “moto di ribellione da parte dei cittadini” permane, non si può che essere d’accordo sull’esigenza di una risposta forte dello Stato. All’amministrazione comunale spetta allora far sì che Catanzaro non rimanga isolata e che anzi la voce del capoluogo di regione giunga forte fino a Roma.

Infine, però, una piccola parentesi amministrativa: nell’area industriale di Germaneto, a fronte di oltre 250 mila euro spesi negli anni scorsi per gli oneri di urbanizzazione dall’azienda danneggiata, venerdì sera i lampioni dell’illuminazione pubblica erano spenti e tutta la zona attorno alla concessionaria era immersa nel buio. Quei lampioni, se accesi, avrebbero forse aiutato ad aumentare la percezione di sicurezza nell’area. Fonte: Gazzetta del Sud