La Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per la presunta rete di finanzieri che avrebbe avvisato i boss della ‘ndrangheta crotonese delle attività investigative. Grazie alle indagini della stessa Guardia di Finanza i pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio hanno contestato le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, istigazione alla corruzione, omessa denuncia di reato da parte di un pubblico ufficiale, accesso abusivo a un sistema informatico.
L’ex finanziere Donato D’Amelio avrebbe fornito notizie coperte dal segreto d’ufficio ottenendo in cambio «favori personali e regalie varie». In particolare D’Amelio avrebbe rivelato le indagini in corso su imprenditori vicini ai clan Arena e la presenza di una microspia nell’auto di un esponente della famiglia Nicoscia. I finanzieri Roberto Triolo, Giuseppe Condemi e il luogotenente ora in quiescenza Domenico Ferrara, abusando delle loro qualità e dei loro poteri, avrebbero effettuato, secondo l’accusa, numerose interrogazioni alle banche dati.
A marzo 2018 Carmine Cotruzzolaro, Ilario Fazzolari e Giuseppe Greco avrebbero offerto 5mila euro al luogotenente Giuseppe Condemi, o ai finanzieri che avevano in gestione la pratica, affinché intervenissero su un’attività di polizia economico-finanziaria riguardante l’imprenditore agricolo Giuseppe Greco per proteggerlo da eventuali contestazioni. Dal canto loro i luogotenenti Giuseppe Condemi e Roberto Triolo, che erano a conoscenza della richiesta corruttiva, avrebbero omesso di denunciarla. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Liperoti avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio di Antonio Macrì avvenuto a Cutro nel 2000. In particolare avrebbe aiutato i killer a caricare il cadavere di Macrì ed il suo motorino su un carrello per poterli nascondere.
Concorso esterno con il locale di ‘ndrangheta di Cutro è l’accusa nei confronti dell’imprenditore lametino Giovanni Gentile, che avrebbe messo a disposizione la sua azienda per investire denaro nel sodalizio e procedere ad investimenti all’estero e in specie accaparrarsi appalti.
Il concorso esterno è contestato anche all’imprenditore Antonio Giuseppe Mancuso, che avrebbe messo a disposizione del locale di Cutro la propria esperienza nell’alterare cosiddette veline e documenti bancari al fine di fornire fideiussioni false.
Sono accusati di truffa aggravata Antonio Mercurio e Rosario Le Rose per avere falsificato la documentazione necessaria per partecipare ad appalti pubblici.
Ci sono poi gli esponenti della cellula catanzarese Ivano Lanzo e Giuseppe Celi. Avrebbero tentato un’estorsione ai danni di una società di nautica appiccando il fuoco ad alcune imbarcazioni. Gesto preparatorio alla richiesta di denaro, che poi non è andata in porto.
Queste le persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio: Donato D’Amelio, 69 anni, di Grumento Nova, Giuseppe Condemi, 61 anni, di Crotone, Roberto Triolo, 58 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto, Domenico Ferrara, 61 anni, di San Severo, Rosario Le Rose, 65 anni, di Cutro, Pietro Le Rose, 35 anni, di Cutro, Carmine Cotrozzolaru, 48 anni, di Cutro, Giuseppe Greco, 47 anni, di Cutro, Ilario Fazzolari, 64 anni, di Cutro, Giuseppe Liperoti, 42 anni, di Cutro, Giuseppe Antonio Mancuso, 58 anni, di Cutro, Antonio Mercurio, 56 anni, di Catanzaro, Giuseppe Celi, 45 anni, di Catanzaro, Ivano Ianzo, 45 anni, di Catanzaro, Giovanni Gentile, 57 anni, di Lamezia Terme. Fonte: Gazzetta del SudÂ