Catanzaro, la Dda presenta nuove prove contro Pittelli: 9 pentiti pronti a testimoniare

Le dichiarazioni di nove collaboratori di giustizia potrebbero «incidere in maniera significativa sul procedimento decisionale seguito dal Collegio, e determinare una differente valutazione complessiva dei fatti e portare in concreto a una decisione diversa». Lo sostiene il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo nella richiesta di ammissione di nuove prove che il 27 febbraio scorso ha depositato nel maxi processo Scott Rinascita. Per il pm dell’antimafia quanto hanno da riferire i nove pentiti sarebbe decisivo per il futuro processuale dell’avvocato ed ex senatore Giancarlo Pittelli accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il documento inoltre svela che la Dda ha impugnato la decisione con cui il Tribunale di Catanzaro ha annullato la misura cautelare per Pittelli.

Verbali scottanti

La Dda di Catanzaro vorrebbe far accomodare sul banco dei testimoni dell’aula bunker di Lamezia Terme nove collaboratori di giustizia i cui nomi comparivano (quasi tutti) nella informativa del Ros depositata nel dicembre scorso. A partire da Nicola Femia, 61 anni, di Gioiosa Ionica, agli inquirenti ha raccontato che anche lui si sarebbe rivolto a Pittelli per poter trovare una soluzione alla grave situazione processuale in cui si trovava. Femia dice di avergli consegnato 50mila euro «in quanto mi riferiva di aver trovato il modo per poter aggiustare la sentenza di primo grado». Inoltre lo stesso pentito sostiene che Antonio Mancuso gli confidò che l’ex senatore di Forza Italia era stato “portato avanti” politicamente direttamente da lui, nel senso che Mancuso aveva favorito la raccolta di voti quando era candidato al Parlamento. Anche Dante Mannolo di San Leonardo di Cutro racconta che Pittelli consegnò 100 milioni di lire al boss locale per consentire la compravendita di un villaggio turistico.

Angelo Santolla, 61 anni, di Cosenza, ha dichiarato: “Era per noi cosa risaputa che l’avvocato Pittelli era in grado di fornirci informazioni sulle indagini in corso”. Per Antonio Genesio Mangone, l’avvocato catanzarese “apriva conti correnti, faceva ottenere agevolazioni nell’ambito sanitario, affidamenti dalle banche, faceva conoscere persone importanti come direttori di banca e anche politici”. E poi ancora Francesco Farao, 41 anni, di Cariati, Domenico Antonio Critelli, 74 anni, di Cariati, Nicola Acri, 45 anni, Marcello Fondacaro, 63 anni, di Gioia Tauro. L’ultimo della lista è Maurizio Cortese, che ha svelato l’esistenza di quello che ha chiamato Sistema o “Cosa nuova”, una sorta di anello di congiunzione tra ‘ndrangheta, massoneria e istituzioni. In questo quadro Cortese ha inserito anche la figura di Pittelli, indicato come appartenente a logge coperte. Il penalista catanzarese avrebbe avuto anche un ruolo decisivo nel processo che vedeva imputato Cortese per le bombe alla Procura generale di Reggio.

Il pm De Bernardo nella sua memoria annuncia il ricorso in Cassazione contro la decisione del giudici di annullare la misura cautelare per Pittelli. Il tribunale catanzarese ha sostenuto, accogliendo il ricorso degli avvocati Staiano, Contestabile e Caiazza, che non ci sarebbe stato alcun apporto concreto a favore della cosca ma si tratterebbe di millanteria per far considerare dai suoi assistiti come cruciale il suo ruolo alla luce delle sue conoscenze ed entrature.

Nella sua richiesta di acquisizione di nuove prove, il pm De Bernardo ricostruisce tutti i passaggi dall’arresto di Pittelli fino ad oggi riepilogando le decisioni di Riesame e Cassazione che in passato avevano confermato o al massimo affievolito la misura cautelare. In un passaggio il magistrato della Dda sottolinea: “In nessun atto investigativo è mai emersa una qualche forma di millanteria riferibile a Pittelli: né è stato accertato che il predetto abbia mai esibito o ostentato, senza alcun fondamento, delle conoscenze eccellenti o che si è vantato con i propri interlocutori di abilità e capacità conoscitive e relazionali e di accessi a canali informativi riservati senza che ciò corrispondesse al vero”. Fonte: Gazzetta del Sud