Catanzaro, la denuncia del questore: “Il crimine arriva fino alle alte sfere di politica e massoneria”

“La pervasività del crimine a Catanzaro non è nel reato spicciolo, che si vede, si tocca con mano, ma nelle alte sfere, nella politica. Ecco perché se per i dati Istat, il capoluogo non doveva essere Questura di fascia A, il capo della Polizia ha preteso per questa questura questo tipo di inquadramento perché siamo tutti consapevoli di cosa questa terra può esprimere purtroppo anche a livello criminale”.

Sono dure e circostanziate le parole del questore Amalia Di Ruocco, in occasione della presentazione del bilancio sociale 2018. Parole dure che aprono una breccia non indifferente rispetto alla direzione che il lavoro della questura oggi sta prendendo. Passando nello specifico ai dati che i funzionari hanno presentato nel report si legge: “nonostante le svariate forme di contrasto che tutti i giorni vengono poste in atto, si registra un incremento di furti. Questo reato viene commesso soprattutto dai membri della numerosa comunità rom presente in città, in particolare nella zona sud. Purtroppo una deprecabile politica condotta negli anni passati ha portato alla concessione a queste famiglie degli alloggi popolari. Oggi in alcuni quartieri e in alcuni stabili si registra una concentrazione di occupanti che hanno a loro carico numerosi precedenti penali e di polizia. Questi quartieri – è scritto ancora nel Bilancio sociale – versano in stato di degrado e alcuni stabili sono in condizioni fatiscenti, con appartamenti vuoti dove le famiglie del palazzo nascondono droga e refurtiva. Sono diventati dei veri e propri fortini con telecamere e presenza di vedette, spesso minori, per vanificare il lavoro delle forze di polizia. Nonostante la continua presenza in quegli ambienti, polizia e carabinieri non riescono ad attribuire la responsabilità a persone precise”.

Secondo la polizia “per risolvere il problema, che non può essere lasciato solo alle divise, si dovrebbe iniziare lo sgombero delle famiglie non aventi titolo; non dare in certi stabili la fruizione delle misure alternative al carcere; applicare misure quali il divieto di dimora a Catanzaro; proteggere i minori in luoghi sicuri e non lasciarli ancora a vivere con adulti che non hanno le qualità morali e materiali per garantire loro un futuro di legalità procedere ad una riqualificazione delle zone interessate con installazione di telecamere, illuminazione stradale sufficiente, pulizia delle aree pubbliche, presenza di servizi sociali; insomma – si legge ancora nel bilancio sociale della questura di Catanzaro – lo Stato si dovrebbe riappropriare di certi territori del capoluogo”.

“Dalle indagini concluse e da quelle in corso emerge sempre più la conferma che la ‘ndrangheta ha messo nelle istituzioni pubbliche e locali i suoi uomini funzionali agli interessi dell’organizzazione criminale”. Nel report si evidenzia che “le strutture mafiose sono talmente radicate sul territorio che non hanno più neanche necessità di fare intimidazioni o spargere sangue. Basta il nome. Si è andati anche oltre quella che poteva essere l’infiltrazione dei clan nella vita economica perché si è registrata una immedesimazione tra ‘ndrangheta e imprenditoria, non solamente in Calabria ma in tutta Italia e anche all’estero. Lo scenario è davvero inquietante”.

“Le investigazioni hanno dimostrato una spiccata capacità delle cosche di infiltrarsi negli apparati amministrativi degli enti pubblici. Lo scioglimento, per condizionamento mafioso, delle amministrazioni comunali di Sorbo San Basile, Cropani, Lamezia Terme e Petronà, dimostra quanto sia stretto il legame cosche-politica. Mentre un tempo erano i mafiosi ad andare dai politici, oggi le indagini ci dicono che sono i politici che si rivolgono agli ‘ndranghetisti per avere voti. La ‘ndrangheta individua i candidati, dispone di candidati. E’ chiara quindi la commistione.

Senza parlare del rapporto ‘ndrangheta-massoneria: gli ‘ndranghetisti dispongono della massoneria e ne traggono benefici. Alla ‘ndrangheta – è scritto ancora – interessa molto mettere nei posti di comando persone loro per gestire la cosa pubblica, in particolare il denaro pubblico, in particolare appalti, in particolare ora i contributi europei”. Il report si conclude con la considerazione che “le indagini delle forze di polizia e l’impegno della magistratura fanno certamente ben sperare ma se non vi sara una riscossa etica e culturale di tutti i cittadini la societa non potra cambiare e non vi sara sviluppo per Catanzaro e la Calabria in generale”.

Fonte: Catanzaroinforma