Catanzaro, l’affare del porto: ecco chi sono i politici citati nell’informativa della polizia

Il progetto del porto di Catanzaro, che interessa da vicino le attività della procura di Nicola Gratteri, non è solo un’opera importante per il settore turistico della città, ma risponde ai bisogni di alcuni amministratori del comune capoluogo. Molte sembrano essere le condotte corruttive inquietanti, secondo le notizie che filtrano dai fascicoli di indagine, messe in atto da alcuni soggetti interni al Comune di Catanzaro, volte ad attrarre vantaggi in termini di voto di scambio o squisitamente economici, con assunzioni di favore o denaro contante, nel gergo definibili mazzette. Tutto lascia pensare ad un nuovo capitolo della storia compromessa dell’amministrazione Abramo, anche questa scritta a quattro mani con la procura della Repubblica, una nuova opera prima: “Pontilopoli”. Per chi cerca un seguito a Catanzaropoli, Gettonopoli, Multopoli e… Tallinopoli tanto per fare anche qualche cognome…

C’è una domanda che la città di Catanzaro si sta facendo in queste ore: chi sarebbe il politico – “il deus ex machina” – definito tale nelle intercettazioni dal dirigente Andrea Adelchi Ottaviano?

Lungo è l’elenco dei nomi dei politici locali, assessori e consiglieri comunali di Palazzo De Nobili contenuti nell’informativa della Squadra Mobile e della Digos, nelle attività di indagine del periodo tra fine del 2019 e giugno 2021.

Alcuni assessori comunali, ed in particolare tre consiglieri comunali hanno  dato “una mano” ai loro amici per realizzare i loro obiettivi, nell’ambito dell’inchiesta, sulle irregolarità del Porto che ha portato la Procura guidata da Nicola Gratteri a chiudere questo filone  d’inchiesta nei conforti di 8 indagati. Gli ulteriori sviluppi vedrebbero un nuovo filone d’inchiesta per altri reati contestati ai soliti amministratori del sistema Catanzaro, in particolare nel mirino della Procura della Repubblica ci sarebbe Ivan Cardamone, assessore al Patrimonio sino a Maggio 2021, interfaccia e longa manus di Domenico Tallini nell’amministrazione comunale di Catanzaro.

Ivan Cardamone non è il solo facilitatore in esclusiva degli imprenditori amici dei soliti amici, infatti nelle carte del nuovo filone di inchiesta vi sarebbero altri attori protagonisti, come il solito plurindagato Giuseppe Pisano e i consiglieri comunali Fabio Talarico e Luigi Levato.

Il bando per la gestione dei pontili di attracco delle barche nel porto di Catanzaro ha visto la partecipazione di società che non avrebbero potuto partecipare alla gara, perché ciascuna carente di uno o più requisiti.

Tutte e tre le ditte interessate hanno nascosto le  proprie anomalie, percorrendo  la via della raccomandazione politica, alcuni di loro in particolare, agevolati palesemente dagli interessamenti particolari di Cardamone, Talarico, Pisano e Levato, i veri mediatori ed influencers attivi del dirigente Andrea Adelchi Ottaviano, che in più circostanze avrebbe assunto determinazioni atte a  garantire la gestione del porto in  violazione di precise norme di legge del bando stesso. Violazioni, ammesse dallo stesso funzionario in alcune esternazioni con la collaboratrice Marzia Milano. Il dirigente Adelchi Ottaviano “ha sfruttato deliberatamente tale situazione, adottando criteri di valutazione difformi per favorire alcuni concorrenti a discapito di altri”.

Appare chiaro che il dirigente Adelchi Ottaviano poteva agire così, solo perché godeva della copertura politica dell’assessore al Patrimonio, Ivan Cardamone e dei referenti politici del sindaco Abramo,  Pisano e Talarico.

La circostanza emerge in modo palese l’8 gennaio 2021, quando dovendo giustificare alla Milano, l’esclusione della società Morace e la vittoria di Raul Mellea della Navylos, Adelchi Ottaviano candidamente risponde: “noi l’abbiamo escluso anche perché lui è uno stronzo, se tu fai lo stronzo con me, io faccio lo stronzo con te”. E infatti Adelchi Ottaviano sarebbe stato indifferente alle pressioni che gli sarebbero arrivate dai rappresentanti politici del comune. A confermarlo è lui stesso, quando consapevole del fatto che la procedura adottata presta il fianco a censure, afferma: “perché lì per noi c’era un autorizzatore, siamo perdenti su tutta la linea sulla cosa Mellea, non è che ci vanno di sotto altri”, facendo riferimento ai membri dell’Assise comunale.