Catanzaro, l’Asp avverte i boss delle cliniche: “Non siamo il vostro bancomat”

E’ durissima la presa di posizione dell’Asp di Catanzaro dopo l’uscita di ieri dell’Aiop. L’Aiop, per chi non lo sapesse, è l’associazione delle cliniche private (forse sarebbe meglio definirla l’associazione dei boss ma tant’è…) e aveva provato a bussare ancora a soldi con un comunicato della serie “ai confini della realtà” che cerchiamo di sintetizzare e con il quale lasciava intendere di avere l’appoggio del “commissario” paramafioso alla sanità calabrese ovvero il parassita Robertino Occhiuto. Questi i passaggi salienti del “delirio” dei boss travestiti da… Aiop.

“Abbiamo apprezzato l’impegno con cui il Presidente e Commissario per il Piano di rientro dal debito sanitario della regione Calabria, Roberto Occhiuto, sta affrontando le problematiche relative al nostro sistema sanitario. Ci rendiamo perfettamente conto che oltre un decennio di gestione commissariale ha creato una situazione difficile da riportare alla normalità. Con una struttura del Dipartimento della salute totalmente desertificato negli anni da una gestione politica irresponsabile, con un pesante tributo alla migrazione sanitaria, che condanna i cittadini calabresi a ricercare fuori dalla regione le risposte alle più elementari domande di salute, con un costo annuo di oltre 300 milioni di euro sul bilancio regionale, con il mancato raggiungimento dei livelli assistenziali minimi, che fa della Calabria una delle ultime regioni italiane, in cui si calpestano i diritti fondamentali dei cittadini”.

“In questo quadro disastroso e allarmante, aggravato negli ultimi due anni dalla devastante crisi pandemica, si innesta il ruolo delle Aziende Sanitarie Provinciali, a cui è demandata la gestione concreta della politica sanitaria regionale e che, in molti casi, sono responsabili del dissesto finanziario e sanitario della regione, rendendo vano ogni sforzo programmatico del Presidente e del Commissario. In Calabria, oltre alle Aziende ospedaliere, la politica sanitaria è demandata a 5 ASP territoriali, che di fatto costituiscono cinque diversi centri di potere assai spesso svincolati da norme e direttive regionali”.

“In questo preoccupante contesto, negli ultimi tre anni, – si legge ancora – l’ASP di Catanzaro ha fatto registrare uno dei livelli più controversi dal punto di vista gestionale, in aperta controtendenza con le direttive regionali, esaltando un protagonismo dell’apparato burocratico molto spesso in contrasto con i reali interessi dei cittadini e del territorio. La stessa vicenda del Covid, che ha limitato gli spostamenti, non consentendo ai cittadini di cercare fuori regione la risposta ai propri bisogni di salute, avrebbe dovuto consentire alle ASP di incentivare tutte le strutture pubbliche e private nel fornire tutte quelle prestazioni, di cui sono capaci e per cui sono accreditate. Al contrario ci si è rinserrati in una gestione ragionieristica delle risorse, che mortifica il buon senso, la logica e tutte le potenzialità professionali e imprenditoriali presenti su questo territorio. Da tre anni l’ASP di Catanzaro si rifiuta di pagare tutte le prestazioni appropriate, validate dagli stessi uffici di controllo dell’ASP, nei limiti rigorosi dei budget contrattuali, erogate dalle strutture private accreditate, in quanto si discosterebbero dalle “griglie”, meglio definirle “gabbie”, contenute nelle tabelle allegate ai contratti ad inizio d’anno. Con la conseguenza di spingere la gente a cercare fuori da questo territorio la soluzione ai propri problemi di salute, mentre il management dell’ASP di Catanzaro, con le risorse trattenute agli erogatori privati tenta una diabolica manovra di restyling dei propri bilanci”…

“Ovviamente questo inaccettabile comportamento va in direzione opposta rispetto alle continue indicazioni dello stesso ufficio del Commissario e rischia di vanificare gli obiettivi del Piano di rientro e della programmazione sanitaria nazionale e regionale, che tende a valorizzare le prestazioni appropriate, massimamente di alta specialità. A Catanzaro, invece l’ASP tende a utilizzare il fondo regionale finalizzato per le prestazioni ospedaliere erogate dalle Case di Cura di diritto privato per risanare i bilanci, – conclude – attraverso artificiose “economie di monitoraggio” poste in essere a tutto discapito dei cittadini, degli operatori e dei lavoratori del comparto e provocando un evidente incremento del contenzioso con pesante aggravio di spese e possibili danni erariali…”.

Di seguito la replica dell’Asp di Catanzaro:

“L’Azienda Sanitaria Provinciale, contrariamente a quanto illegittimamente insinuato da Aiop, ha sempre operato nel rispetto degli atti di programmazione regionali e aziendali, a tutela della salute degli assistiti e delle risorse economiche assegnate.

La nota Aiop viene diffusa all’indomani del rifiuto da parte di alcune Case di Cura private del Capoluogo, di sottoscrivere i contratti integrativi per l’anno 2020 in quanto ritenuti non “sufficientemente remunerativi”, nonostante le cosiddette “griglie” relative alla prestazioni acquistabili, oggi in contestazione, fossero state concordate con le suddette Strutture.

Diversamente da quanto affermato dai vertici dell’Associazione, che negli anni ha patrocinato ed alimentato contenziosi con gli Enti del Servizio Sanitario Regionale, che hanno visto puntualmente soccombenti le Case di Cura private, sono ben altri i comportamenti che, qualora assecondati, potrebbero rilevare sotto il profilo del danno erariale.

Il tentativo di condizionare e fare pressioni a mezzo stampa non ha intimidito l’Asp di Catanzaro che, anzi, sarà ancora più vigile e rigorosa nel rispetto delle normative e dei contratti. L’Azienda, pertanto, nonostante le inopportune esternazioni dell’Associazione, attende fiduciosa la sottoscrizione dei contratti integrativi da parte delle Case di Cura di Catanzaro, riferite, si ripete, all’anno 2020 e, pertanto, senza pregiudizio per la tutela della salute degli assistiti”.