Catanzaro. Le nuove accuse della Dda a Gigliotta, imprenditore dei clan

Imprenditore a disposizione della cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e del clan dei Gaglianesi. Gli inquirenti non hanno più dubbi sul ruolo che Umberto Gigliotta avrebbe avuto nell’infiltrazione della criminalità organizzata nelle vita economica del capoluogo calabrese. Finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta Basso Profilo per reati fiscali, riciclaggio, autoriciclaggio, aggravati dalla mafiosità, ora i pm della Dda Paolo Sirleo e Veronica Calcagno hanno deciso di contestare a Gigliotta l’associazione mafiosa. A dare sostanza alle ipotesi dei magistrati antimafia ci sono gli elementi rinvenuti durante le perquisizioni in casa e in ufficio e quanto si è riuscito a estrapolare dallo smartphone dell’indagato. Tutto il materiale è stato raccolto in una informativa della Dia del 25 giugno scorso e ora depositata nel corso dell’udienza preliminare.

“Si è così pervenuti – si legge nell’informativa della Dia – a un quadro molto più limpido di responsabilità cui la categoria dei professionisti (commercialisti) non è sottratta fornendo, anzi, impulso all’attività delittuosa di soggetti che hanno fatto della loro partnership con acclarati appartenenti alla ‘ndrangheta crotonese, e proiezioni nel capoluogo, il punto di forza per affermarsi, imprenditorialmente, lucrare con intestazioni fittizie e utilizzo di prestanome e riciclare somme provenienti dai reati fiscali”.

Nel nuovo capo di imputazione modificato dalla Dda si attribuisce a Gigliotta il ruolo di “organizzatore”. Imprenditore nel settore della compravendita e delle locazioni immobiliari, sarebbe stato legatissimo a Tommaso Trapasso, appartenente alla omonima famiglia di San Leonardo di Cutro, peraltro suo testimone di nozze, così come Francesco Trapasso, condannato in via definitiva quale appartenente al clan dei Gaglianesi, al fine di “porre in essere una serie di attività economiche illecite nell’interesse della compagine”. Per la Dda, Gigliotta avrebbe coadiuvato i clan nel comparto dell’usura, “acquisendo titoli di credito emessi dai debitori dei Trapasso a garanzia di prestiti usurari, cambiandone il valore, in favore degli stessi Trapasso, in modo da non consentire di ricondurre alla cosca le attività illegali”. Avrebbe investito denaro, frutto di attività illegali in attività immobiliari “d’intesa con Francesco Trapasso, avrebbe attuato una serie di truffe, mettendo a disposizione il bar di sua proprietà, ubicato in località Corace di Tiriolo, per consentire gli incontri tra Tommaso Trapasso e altri esponenti delle cosche reggine e catanzaresi”.

Inoltre avrebbe prestato a Francesco Trapasso una moto nonostante quest’ultimo fosse privo di patente, perché sorvegliato speciale e “allestito un’organizzazione votata alla emissione di fatture per operazioni inesistenti, i cui proventi o comunque i cui utili andavano in parte a beneficio delle cosche di Catanzaro e di San Leonardo di Cutro, effettuando analoghe attività nel Veneto, con componenti delle cosche dei Grande Aracri”. Si sarebbe avvalso di personaggi appartenenti al clan dei Gaglianesi per porre in essere estorsioni finalizzate a monetizzare i proventi delle attività criminose nel settore delle fatture per operazioni inesistenti. Una serie di attività illecite commesse a Catanzaro, Sellia Marina, Botricello, Roccabernarda, Cutro e San Leonardo di Cutro. Fonte: Gazzetta del Sud