Catanzaro. Né mafia né massoneria, il Sant’Anna è casa mia

Sono bastati pochi minuti, quelli necessari per mettere culo al vento gli “sciacalli” che stanno tentando da tempo di espropriare la città di un eccellenza sanitaria, il Sant’Anna Hospital, perché magicamente cambiasse, diciamo, il sentire della “politica” massomafiosa nella città di Catanzaro e fra gli scranni del Consiglio regionale (sistema-catanzaro-ecco-il-piano-degli-sciacalli-del-santanna-hospital/).

In pochissimi attimi il Consiglio regionale, la maggioranza che fino ad oggi ha glissato senza prendere una posizione netta sul Sant’Anna Hospital, sottoscrive la mozione presentata dall’opposizione guidata dal consigliere del gruppo misto, Francesco Pitaro, si chiede senza mezzi termini la rimozione della triade commissariale dell’Asp di Catanzaro. Si direbbe: cosa buona e giusta! Ci sforziamo a dirlo anche noi, nonostante non crediamo nella buona fede risorta, quella spalmabile come la maionese nei tramezzini della mafia.

Siamo “al si salvi chi può” e la politica – quella sporca -, perché sporca è, si è lanciata nella formula di solidarietà che infrange l’ordine di scuderia del silenzio e del disinteresse, solo perché noi abbiamo rintracciato “i mandanti” e rotto il castello di carte di chi aveva progettato come prendersi in saldo il Sant’Anna Hospital. Peccato, è sfumato l’affare del secolo della massomafia catanzarese e per il capannone di Telespazio il sindaco Abramo dovrà trovare un’altra soluzione, non può diventare una nuova clinica, perché rubata sul mercato insieme ai suoi degni soci: Parente, Tallini ed Esposito. Sono tutti scoperti ormai e le complicità, quelle che normalmente Parente compra con i suoi sporchi soldi, nell’Asp di Catanzaro sono all’ultimo giro di corsa. Consigliamo all’ex prefetto Latella di cancellare le tracce, magari facendosi aiutare dai suoi amici “segreti”, storicamente bravi ad inquinare lo scenario del crimine. Lo faccia in fretta prima che arrivi la Procura di Gratteri, quella che colpisce i colletti bianchi e sporchi dei servitori infedeli dello Stato. Catanzaro, la città della massomafia, incassa la sconfitta e tace. Tacciono i colpevoli, quelli che hanno le mani sporche sul Sant’Anna Hospital, i magnifici quattro e quelli che hanno fatto da scenografia dentro le istituzioni e dentro l’Asp di Catanzaro, dove “gli asserviti” al denaro hanno prodotto quintali di carta straccia per consumare un reato e causando un danno, solo perché guidati dalla loro incapacità ed incompetenza, ma soprattutto perché erano convinti di aver già smembrato il cadavere, quello del Sant’Anna Hospital, pronti a spartirsi il profitto.

Eppure la prefetta Latella doveva garantire la bonifica della mafia fra le mura dell’Asp catanzarese, ci sarà riuscita? Noi dubitiamo perché la mafia si legge nelle sue diverse sfumature, anche quelle dei colletti bianchi, quella pletora di mafiosi che per le capacità curriculari in gestione sanitaria, consumano sempre i reati e nonostante più volte indagati, girano fra le strutture della sanità regionale come fossero una mandria di vacche da spostare in diversi allevamenti. Potrà mai la sanità calabrese avere un futuro se a guidarla sono dei burocrati con l’hobby del crimine? L’avrà capito questo il commissario Longo? Lo vedremo, magari aiutati da colui che viene riconosciuto come l’ultima spiaggia per una terra che vuole un riscatto, il procuratore Gratteri.

E’ tempo di preparare le valigie. Le prepari il commissario Latella insieme ai loschi figuri che le fanno da cortigiani, le prepari pure Abramo, la sua esperienza politica finisce qui. La “santa” alleanza è sgamata, la bad newco che voleva succhiarsi con la cannuccia il Sant’Anna Hospital, può essere messa in liquidazione coatta, i mercenari politici ritornino al primo impiego, la loro faccia è sporca di melma ed i cittadini ormai lo sanno.

I giocolieri ed i “giovani” vecchi arnesi della politica massomafiosa di Catanzaro sono al traguardo, senza onore e senza gloria. La città metterà una pietra per ricordare ai passanti a perenne memoria, che c’è stato un tempo in cui la politica ignobile diceva di indossare l’elmetto a difesa del Sant’Anna Hospital. E’ stato detto a Catanzaro l’11 dicembre 2020: «Sono disponibile, nel momento in cui c’è ancora un blocco della struttura commissariale, a denunciare tutti gli ospedali della Calabria». Lo disse il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, concludendo il dibattito in Consiglio comunale sulla crisi del Sant’Anna Hospital, a sostegno del quale l’assemblea ha approvato un atto di indirizzo. Ma quegli elmetti e quelle truppe cammellate non si sono mai visti, nessuno li ha visti, sono rimasti sul campo i cammelli, smarriti e senza meta che ciondolavano anche loro abbandonati nelle vie cittadine.

La commedia dei Guida è stata già vista, comprati con meno di trenta denari, complici nella maggioranza della truffa della massomafia a Catanzaro, che davanti dicevano di difendere il Sant’Anna Hospital e la domanda di salute dei cittadini, mentre dietro mercanteggiavano il compenso per il silenzio sulla vendita del cadavere.

Li rivedremo nuovamente votare un altro atto di indirizzo per il Sant’Anna Hospital nel prossimo consiglio comunale, ci facciano sapere almeno quali sono le loro vere intenzioni. Non parlino più di elmetti, non lo dica nemmeno il presidente Marco Polimeni, da sempre complice di Parente e Poggi, anzi inviti i suoi degni colleghi ad indossare a mò di elmetto un cesso, sì un water se non vi piace il termine “cesso” che sicuramente è più indicato: è li che deve risiedere la politica ignobile e della massomafia.

Risparmino alla città, a chi vive la malattia ed ai professionisti del Sant’Anna Hospital l’ennesima buffonata del circo istituzionale, incominciando anche loro a raccogliere gli effetti personali: il gioco è finito. E’ tempo di preparare le difese e le trincee per difendersi questa volta dai proiettili, in modo figurato, della piazza e della Procura di Gratteri.