Catanzaro. Occhiuto ha ricevuto l’avviso venerdì scorso: la fuga di notizie e il “fuoco amico”

In principio fu il “terremoto giudiziario” annunciato con grande enfasi dalla molto presunta corazzata dell’informazione calabrese. Ormai non capitava più da una decina d’anni, dai tempi di Pollichieni, che però pubblicava nomi, verbali, circostanze. Oggi ci dobbiamo accontentare soltanto del terremoto e basta, “perché comunque i calabresi devono essere informati”. Ma de che? E’ la prima reazione istintiva. Oppure: ma perché? E chi può essere interessato a far circolare un “messaggio” del genere?

Il “terremoto” viene annunciato domenica pomeriggio e apre subito una serie di reazioni. Agostino Pantano, giornalista reggino già redattore della sempre molto presunta corazzata di cui sopra, a caldo, dà una sua personale interpretazione del fatto.

I servizi segreti, almeno quella parte che risponde ad un certo magistrato, hanno ordinato e un anonimo giornalista – che non si firma ma certamente e’ autorizzato dal suo giornale – ha eseguito: pronti decine di arresti eccellenti in Calabria, tra politici e imprenditori.
Risultato: pepe al culo alla Regione per pagare prima le fatture, e così nascondere meglio i soldi, incoraggiando alla latitanza e all’espatrio chi può permetterselo.
Effetto: imprevedibile essendo menti raffinatissime ed essendo Occhiuto più democristiano di Oliverio. Contesto: nessuno si indigna.

Non ci sono i nomi ma non serve uno scienziato per capire chi è quel certo magistrato che avrebbe ordinato la parziale fuga di notizie del “terremoto giudiziario”. E’ facile pensare a Nicola Gratteri, ci abbiamo pensato tutti anche se Agostino non l’ha scritto. Ma nello stesso tempo, il lancio del “terremoto” viene subito collegato ad un blitz della Guardia di Finanza andato in scena nella sede delle Ferrovie della Calabria di Cosenza il venerdì mattina, 6 giugno. La prima voce che esce fuori dal quartier generale di Vaglio Lise è che ci sono tre indagati per corruzione: Occhiuto, Ferraro e Posteraro.

Oggi finalmente sappiamo ufficialmente che la Guardia di Finanza ha bussato alla porta di Roberto Occhiuto, di Paolo Posteraro (oggi a capo della segreteria di Matilde Siracusano, sottosegretario del Governo Meloni e compagna dell’Occhiuto di cui sopra) e dell’amministratore unico delle Ferrovie della Calabria Ernesto Ferraro notificando loro un decreto di  perquisizione domiciliare con contestuale avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di concorso in corruzione propria.

Nell’informazione di garanzia non c’è un capo di imputazione. Le firme sono quelle del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto procuratore Domenico Assumma per fatti che si sono consumati a Catanzaro e relativi alla nomina di Ferraro come amministratore unico di Ferrovie della Calabria. Lo sappiamo da anni chi è Ferraro e finalmente qualcuno se ne sta accorgendo. Nelle carte non c’è scritto altro e quindi non si sa se si tratta di un filone di inchiesta più ampio.

Pubblichiamo la notizia martedì mattina, senza fare i nomi degli indagati, ma riferendo soltanto del blitz nella sede delle Ferrovie della Calabria e dell’acquisizione dei documenti. Inevitabilmente, però, qualche giornalista chiama Occhiuto e gli fa la fatidica domanda: “Ha ricevuto un avviso di garanzia?”. La risposta è “assolutamente no”. E invece Occhiuto mente, perché l’avviso di garanzia lo ha ricevuto venerdì mattina esattamente come Paolo Posteraro ed Ernesto Ferraro. Dunque, perché mentire se poi, dopo appena qualche ora, è uscito col video?

La risposta può essere una sola: a informare la corazzata con modalità criptiche e apocalittiche – per non svelare la vera natura dei fatti – non è stato quel certo magistrato come ipotizzava Agostino Pantano ma probabilmente qualcuno molto vicino a Occhiuto, altrimenti non si spiegherebbe e non avrebbe senso tutto il seguito.

L’ipotesi del magistrato autore della fuga di notizie sarebbe stata valida se Occhiuto non avesse già ricevuto l’avviso di garanzia ma invece il fatto si era già compiuto e poiché nessuno aveva ancora diffuso la notizia, il Nostro ha pensato bene di provare ad avvelenare i pozzi per insinuare il dubbio della fuga di notizie dalla procura di Catanzaro per poi fare la vittima col video. Questo suggerisce la logica. E a corroborare il tutto c’è anche un dettaglio non secondario: nel pomeriggio di ieri sempre la molto presunta corazzata – sempre con la solita enfasi – aveva annunciato urbi et orbi una intervista a Occhiuto nella trasmissione di Antonella Grippo. Ma l’annuncio è sparito qualche ora dopo. Chissà perché… 

Altra questione è invece la catena di comando di questa operazione, che non può che essere politica. “Fuoco amico”: così si potrebbe sintetizzare il tutto, dove la spiegazione risiede in qualche meccanismo che si è aperto nella coalizione di centrodestra per gli equilibri di forza nella gestione della Regione, con inevitabili ripercussioni sull’annuncio della ricandidatura di Occhiuto, tra l’altro “salutata” con estrema freddezza dagli alleati di Forza Italia. A meno che qualcuno non pensi che il procuratore Curcio e il suo grande amico ex procuratore Gratteri siano “toghe rosse”... Ma basta guardarli in faccia e ricordare qualcosa del loro passato per convincersi dell’esatto contrario. Curcio, poi, è addirittura tra i “carnefici” di De Magistris e parava il culo alla destra mentre Gratteri ha “purgato” fino all’eliminazione politica Mario Oliverio e non ha mai toccato con… un dito i destrorsi, anzi nei sette anni di soggiorno a Catanzaro la destra ha vinto due elezioni regionali di fila.

Passando alle certezze, tutti hanno capito che l’inchiesta non si ferma certo a Occhiuto. E’ evidente che siamo davanti a una rete di potere che riguarda il cerchio magico del parassita governatore e che la procura di Catanzaro è passata alle “cose formali” e quindi ai fatti. La Regione Calabria è un verminaio e non ha più – finalmente! – nessuna credibilità. Occhiuto può fare tutti i video che vuole, sempre più patetici e imbarazzanti, ma la sensazione è che qualcuno finalmente abbia deciso di levarcelo dai… coglioni.