Catanzaro, polemiche sull’Università: Fiorita critica la duplicazione di Medicina e invita al confronto

Gli ultimi giorni sembrano aver portato al “redde rationem” all’interno dell’Università “Magna Graecia” e tra questa e la città di Catanzaro. L’addio di Ciro Indolfi e il suo contestuale abbraccio all’Unical hanno spalancato le porte dell’indignazione per il “tradimento” – percepito, non reale – perpetrato da uno dei primi docenti dell’Umg alla sua ormai ex Università. Ma, contrariamente al passato, questa volta si è finalmente scelto di guardare ai motivi della scelta e non alla scelta in sé, aprendo un dibattito sul ruolo dell’ateneo catanzarese nel panorama universitario italiano e soprattutto nel contesto locale: «Ci sono stati degli errori, il più grande quello di dare il via libera alla duplicazione della Facoltà di medicina senza nemmeno chiare contropartite. Prima da consigliere di opposizione e poi da sindaco, mi sono schierato senza se e senza ma contro questa ipotesi, senza lasciarmi condizionare dal fatto di essere docente all’Unical. Ora l’Umg è in sofferenza e noi non possiamo restare alla finestra perché l’Università è un patrimonio della città e non solo di coloro che ci lavorano e ci studiano. Prenderemo delle iniziative, ma il rettore non commetta l’errore di chiudersi alle critiche e al dibattito», scrive nei suoi pensieri della domenica il sindaco Nicola Fiorita.

Un dibattito che mai prima d’ora era avvenuto, sebbene i contenuti dello stesso non siano carichi di analisi sociali ed economiche particolarmente approfondite, né da parte dei vertici dell’Ateneo, né da parte dello stesso Indolfi (che solo a nave abbandonata ha parlato dell’Umg come del Titanic dopo lo scontro con l’iceberg), né da parte dei decisori politici locali di oggi e di ieri che sull’Università hanno dimostrato di avere poche idee ma confuse. Un dibattito comunque tardivo.

Il declino dell’ateneo catanzarese è una realtà chiara ormai da anni, almeno una decina. E’ frutto di scelte politico-gestionali interne allo stesso ateneo che ne hanno determinato una lenta ma inesorabile implosione nata dall’esigenza di garantirsi il mantenimento dei rapporti di potere interno. Un’implosione che oggi appare conclamata e irreversibile, accelerata dalle scelte della politica di rafforzare altre realtà universitarie calabresi a scapito dell’Umg senza che nessuno levasse scudi a difesa dell’ateneo catanzarese. Anzi, con la muta complicità di una classe politica più attenta agli ordini di scuderia che al mandato ricevuto dai cittadini e di una classe dirigente universitaria distratta dalle lotte intestine che hanno determinato la debolezza dell’Umg sui tavoli che contano.

In tutto questo, c’è la città. Anzi, la cittadinanza che non ha mai percepito l’Università come un valore aggiunto, non l’ha mai riconosciuta come propria e non si è mai sentita parte integrante di un processo di costruzione culturale che avrebbe dovuto coinvolgere l’Università e che proprio dall’Università sarebbe dovuta partire. Fonte: Gazzetta del Sud