Catanzaro. Questa indagine va a genio a tanti, anche molto vicini a Occhiuto

di Saverio Di Giorno

Diciamo la verità. Questa indagine arriva tardi. O presto se si vuole. Tardi perché sono anni che le nomine e i giri di denaro intorno al giglio magico di Roberto Occhiuto sono chiari a tutti e molto evidenti. Tardi perché i danni ormai si sono accumulati. Presto perché arriva prima delle nuove elezioni e questo non si può non registrarlo. Non c’è bisogno di cadere nella becera argomentazione berlusconiana delle indagini ad orologeria per registrare un secondo punto: questa indagine potrebbe andar a genio a più di uno, anche vicino ad Occhiuto.

Occhiuto si dice sicuro di poter dimostrare estraneità. Poco conta: non c’è stato bisogno di aspettare un’indagine per rendersene conto e scriverne e non c’è bisogno di attendere gli esiti per accertare quello che è evidente. Enormi responsabilità politiche nello stato del territorio e dei suoi servizi per favorire un suo cerchio di fedelissimi. Ed è proprio lo strapotere della sua classe dirigente che potrebbe aver attirato inimicizie e instradato sulla pista giusta gli investigatori.

Le cose in Calabria ed in Italia (la Calabria non è che un laboratorio avanzato), funzionano così: ti è consentito scalare partiti e regioni pur con questioni imbarazzanti o compromettenti cosicché ci sia sempre un margine di controllabilità. Perché nessuno deve diventare troppo potente e decisamente Occhiuto in questi 4 anni di potere e fondi ne ha accumulati senza precedenti. Quando nel 2021 gli inquirenti (e contemporaneamente il Domani) mettono sotto la lente di ingrandimento i giri di affari di Occhiuto e del suo giglio magico gli è assolutamente chiaro il perimetro entro cui muoversi e quali questioni avrebbero potuto fermarlo. Poi però…

Poi però sono passati quattro lunghi anni nei quali qualche nemico – soprattutto interno – se l’è fatto. Occhiuto in questi anni è stato un presidente di regione potentissimo. Capace di convogliare una quantità di fondi enorme, ed è anche commissario alla sanità, “impresa” agognata e mai riuscita al suo predecessore Oliverio. E proprio su questo fronte troviamo i primi nemici, inaspettati. Qualcuno ricorderà quell’intervista sibillina nella quale si scagliava contro “certa” sanità privata rea di lucrare (ma va!), Si guardava bene però dal fare i nomi e nemmeno dal farli alle autorità. Avvertiva però di farli. Insomma, messaggi. La diatriba riguardava iGreco e la questione del Sacro Cuore e il riordino del sistema ospedaliero. Ancora: in questi anni ha gradualmente spostato leve dirigenti, classe dirigenziale e nomine sull’asse Cosenza-Corigliano-Rossano, proprio nel core business ora sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Chi sa come ragiona la sanità calabrese, sa bene che ogni luogo hai i suoi ras e tutto deve essere cautamente spartito.

Altro fronte apertissimo è quello di partito interno. In questi mesi Occhiuto ha monopolizzato il suo partito e fatto salire sul carrozzone un po’ di tutto. La gestione delle clientele su tutto il territorio ha visto man bassa di sindaci e nuovi iscritti. Cosa che non è andata di certo a genio ai duri e puri a chi in quel partito c’è da molto più tempo. Non è una questione di secondo piano: sono questioni delicate quando poi occorre stabilire posti e candidature.

Senza contare il fatto che il post Gratteri negli equilibri ha pure avuto un peso, dal momento che sotto la reggenza Gratteri il centrodestra non è – di fatto – mai stato toccato da nessuna indagine. È pericoloso farsi nemici se si hanno talloni d’Achille esposti.

Come che stiano le cose, ad ogni modo poco importa. Occhiuto ostenta sicurezza e dice “controllatemi tutto”. E forse davvero a rimanere incastrati è più facile che siano i suoi fedelissimi, ma il punto è proprio questo: le responsabilità di Occhiuto erano chiare prima dell’indagine e lo saranno aldilà degli esiti. Non c’è stato bisogno di aspettare un’indagine per rendersene conto e scriverne e non c’è bisogno di attendere gli esiti per accertare quello che è evidente.

Così scrive Delio Di Blasi, sindacalista Cgil. 

“La tua non è una responsabilità penale (di cui, sinceramente, non me ne fotte proprio una beata minchia!). La tua è una responsabilità politica: sei tra i principali responsabili della devastazione della sanità pubblica che nega ai calabresi il diritto alla salute; sei tra coloro che non hanno fatto nulla per contrastare la mostruosa lievitazione di ricchezza cresciuta in questi anni nelle tasche e nei conti esteri dei padroni della sanità privata (amici del centrodestra e finanziatori delle campagne elettorali dei leaders del centrosinistra); sei tra i principali responsabili politici della sottrazione di risorse destinate alle infrastrutture e alla difesa del territorio calabrese, che il governo Meloni-Salvini-Sbarra ha distratto in favore dei predoni del ponte sullo Stretto; sei responsabile (per la verità tanto quanto i tuoi dirimpettai del PD) dell’insopportabile impoverimento del popolo calabrese, a vantaggio esclusivo di una vorace borghesia mafiosa collocata trasversalmente sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Io so!“.