Catanzaro. Roberto Mancini e il Premio Ceravolo 2018: “Le grandi vittorie arrivano dopo i momenti difficili”

Sono passati meno di tre anni da quando Roberto Mancini, il 25 luglio del 2018, da appena due mesi nominato commissario tecnico della Nazionale italiana dopo il disastro di Ventura e la mancata qualificazione ai Mondiali 2018, era stato l’indiscusso protagonista della IX edizione del Premio Sportivo Internazionale “Nicola Ceravolo”, nella bella sede regionale della FIGC a Catanzaro.

Oggi per la Calabria del calcio, rappresentata nel trionfo agli Europei dal cosentino Domenico Berardi, è inevitabile ricordare quel giorno ma anche lo stesso presidentissimo dell’Us Catanzaro Nicola Ceravolo, che per primo portò la Calabria in serie A proprio mezzo secolo fa (il 50° anniversario è stato celebrato il 27 giugno).

Verrebbe da dire che quella apparizione a Catanzaro è stata quasi “profetica” per il grande traguardo che festeggiamo oggi. Già allora infatti il Mancio aveva le idee chiarissime. Basta soltanto ritrovare le cronache dell’epoca e riportare le dichiarazioni del nostro ct. 

“Quando ho scelto di accettare il ruolo di Ct della Nazionale italiana ho fatto una scelta d’amore e di cuore, perché quando c’è la possibilità di allenare la squadra della tua nazione tutte le altre cose passano in secondo piano. Ho solo deciso di accettare. Era semplicemente arrivato il momento… Ci sarà da lavorare – aveva aggiunto – ma spesso si arriva alle vittorie proprio attraverso i momenti difficili ed impegnandosi con serietà». Riguardo la mancanza di talenti in Italia, Mancini si era già detto convinto che «é solo questione di tempo e di attesa. Magari ci sono giovani che non tutti conoscono perché non giocano nelle squadre di testa, ma che hanno qualità che pian piano verranno fuori».

E non solo. Chiamato a rispondere alle domande dei cronisti su quale modello avrebbe seguito e su cosa avrebbe puntato dopo la cocente delusione della mancata qualificazione ai Mondiali 2018, Mancini aveva detto: «La Nazionale italiana di calcio può aspirare solo ad un modello Italia, non ha bisogno d’avere altri modelli. Noi dobbiamo giocare e fare quello che sappiamo fare… Dobbiamo essere uniti dal sud al nord con entusiasmo perché la Nazionale italiana non può rimanere fuori da competizioni così prestigiose».

Mariella Ceravolo, figlia dell’indimenticabile presidente del Catanzaro, prima dello svolgimento dell’attesa manifestazione, non aveva voluto far mancare il suo pensiero: “Premiare nel nome di mio padre un personaggio come Roberto Mancini, capace di vincere da calciatore e da allenatore, significa dare fiducia alla maglia azzurra per la quale è stata progettata la risalita e può ripartire anche da occasioni come queste”. E Mancini non aveva mancato di ricordare Ceravolo: “Quando ho cominciato a giocare tra i professionisti, ancora giovanissimo, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, il Catanzaro era in Serie A e ricordo perfettamente quanto fosse stato importante il presidente Ceravolo per il Catanzaro certo ma anche per tutta la Calabria”.