Riceviamo e pubblichiamo
Era fin troppo facile intuire e descrivere, peraltro proprio nei giorni in cui Sky sta riproponendo le vecchie serie di successo 1992-1993-1994 dopo la morte del presidente Silvio Berlusconi, la cortina fumogena alzata con il concerto di Russell Crowe in Calabria. Un’operazione di… marketing su cui noi abbiamo posto domande precise e sollevato dubbi altrettanto circostanziati. Ma senza come ovvio ricevere risposta alcuna. Perché non ci calcola (eufemismo!) nessuno? Questo può pure essere. Anzi, è molto probabile sia così. Ma non dimentichiamoci l’altra faccia della medaglia: i nostri quesiti sono scomodi. Scomodissimi persino. E, soprattutto, nessuno li pone, perché non porta vantaggi (leggasi laute sponsorizzazioni a tanta “informazione libera”) e al contrario attira tanti guai. Brutti guai. Ma resta il fatto che sul giro di eventi privati fortemente sostenuti dal pubblico (non solo uno quindi e non per forza la kermesse di cui parliamo) promossi in Calabria, in linea generale, bisognerebbe si facesse più chiarezza. In particolare alla luce di certi ‘movimenti’ mai visti prima. Ci riferiamo, ad esempio, alla possibilità di assistere al debutto sulle scene di organizzatori riconducibili, in realtà, a ben altri soggetti.
I prestanome dello spettacolo
L’ultimo fenomeno sembrerebbe infatti quello dei ‘prestanome dello spettacolo’, diciamo così. Figure appunto ‘nuove’ (o almeno sconosciute ai più, perché di nuovo hanno ben poco) che esportano un certo format in altri territori, non attirando l’attenzione sempre sugli stessi assai più noti personaggi, ormai leader del mercato locale, con la compiacenza della politica e non solo. L’argomento è stuzzicante, così come il fiume di denaro che c’è dietro. Compresi i quattrini della collettività. E merita, dunque, un approfondimento che, con il passare del tempo, vi proporremo, pur esponendoci, lo ribadiamo, a rischi altissimi. Di ogni genere. Perché va detto, stiamo parlando di forti interessi trasversali. Che attraverso qualche scaltro e utile… frontman salgono molto su per li rami. Ma torniamo dopo la divagazione al tema principale, che però offre tanti spunti come fin qui esposto, di questo pezzo: le dichiarazioni di Crowe in un’altra nota città dello Ionio, seppur non calabrese, estratte dall’articolo dedicato all’evento de La Gazzetta del Mezzogiorno.
Le dichiarazioni di Crowe a Taranto
Si tratta, come ovvio, di quanto affermato dal Premio Oscar agli inizi del Terzo Millennio (riconvertitosi popstar) di origini neozelandesi. Che molti nostri colleghi definiscono peraltro erroneamente australiano, al suo arrivo a Taranto: “Non ho avuto modo, essendo venuto in macchina da Catanzaro, di visitare la vostra meravigliosa città (frase e aggettivo per cui nessun maggiorente o promoter pugliese ha inondato i social di post e foto, ndr), ma spero di farlo nelle prossime ore. Rimarco come il rapporto che la gente ha con me è speciale. Ovunque vada mi sento un privilegiato, perché tutti mi identificano come uno zio o un componente della famiglia. E questo è il rapporto che io ho con l’Italia e l’Italia ha con me (mancava solo dicesse come il defunto Cav: “L’Italia è il Paese che amo, qui ho le mie radici…”, ndr). Da voi – ha concluso – mi sento veramente accolto. Cosa che mi dà un gran piacere ed è un grandissimo onore. Ieri a Catanzaro (martedì scorso, ndr), a un certo punto, erano tutti in piedi a cantare e ballare e il direttore del festival (attenzione, non del teatro. Asserzione da cui emergerebbe nitidamente la natura privata dello show con quanto ne consegue, ndr) ha detto che non aveva visto mai una cosa del genere”.
Lettera firmata