Catanzaro, Sant’Anna Hospital: chi tocca la (spiona) Latella muore!

Si sono aperte le scommesse sul futuro della clinica catanzarese Sant’Anna Hospital, l’estrazione del biglietto vincente è previsto per il prossimo 21 maggio, quando la Dea bendata, l’ex prefetta Luisa Latella estrarrà la “sorte” dei pazienti calabresi e delle professionalità di eccellenza della clinica dal bussolotto della massomafia. La lotteria del sistema Catanzaro continua il suo percorso, quello opaco e protetto, dove le collusioni e le collaborazioni sempre al margine dello “schifo di Stato” impongono il silenzio assoluto, perché a Catanzaro la democrazia è un valore sospeso, anzi diventa un rischio.

Abbiamo detto che giorno 21 maggio è la data stabilita quando si capirà se il Sant’Anna Hospital potrà vivere oppure sarà portato al patibolo scegliendo come farlo morire: con la ghigliottina assicurando una morte rapida e netta, o il nodo scorsoio per una impiccagione lenta ed inesorabile, quello che nel gergo si definisce per asfissia imposta dai “cravattari” di Stato. E’ uno spaccato di medioevo 2.0 che con l’aggravante della pandemia, sospende e congela ogni vincolo costituzionalmente riconosciuto e mette in sella una triade commissariale assetata di sangue, quello degli altri, adorata e celebrata da un popolo inetto con responsabilità politica che accetta il ricatto, solo perché deve coprire le proprie malefatte e gli affari non ancora conclusi. In questo ambiente l’ex prefetta Latella ci sguazza sollevandosi una spanna da terra con la sua “presunta” legalità, ma soprattutto facendosi forte delle sue amicizie opache nei servizi segreti che sono il lubrificante della sua personale mannaia contro la corruzione e la mafia, quella che ancora imperversa e resiste nei corridoi dell’Asp di Catanzaro.

Il Sant’Anna Hospital è la vittima sacrificale della tela del ragno, quello della Latella, che tesse con l’aiuto dei suoi amici opachi professionisti del depistaggio di stato e nell’alterazione delle prove, ma soprattutto con la complicità della politica passepartout di Abramo, il sindaco di Catanzaro, che si nutre del sangue dei suoi concittadini nelle cancellerie fallimentari della città. Le responsabilità sono ormai conosciute con gli atti prodotti dall’Asp di Catanzaro a trazione Latella, che ha cercato e sta cercando di offrire sulla bancarella al migliore offerente, la qualità non è definita, le prestazioni che dovrebbero restare nella dotazione sanitaria del Sant’Anna Hospital, facendo leva su una pletora di baroni universitari del policlinico Mater Domini, quelli del weekend lungo ed istituzionale, che programmano la loro attività sanitaria spalmata su solo tre giorni a settimana e, lanciando la zolletta di zucchero ai somari dei sindacati riconosciuti, ma non riconoscibili dai lavoratori stessi.

Siamo però nel solco della legalità dell’azione di stato, quella che però non risponde e non gradisce le domande, quando questa legalità si imputtanisce e consegna la notizia, che è riuscita a passare dalle maglie della protezione dei servizi, che proprio l’ex prefetta Latella, la sanguinaria, è allo stato indagata per bancarotta dalla procura di Palermo, che ha notificato la chiusura indagini per il fallimento di una partecipata del comune siciliano, touché!

Riassumendo: la criminalità organizzata sotto le insegne politiche e della massomafia sono e restano una qualità delle Asp regionali, con particolare evidenza in quella di Catanzaro e l’attività di repressione della Latella, con la ghigliottina o la fionda, non ha prodotto effetti, salvo una specie di fuochi d’artificio che nei fatti consolidano le ruberie e le commistioni di affari e di politica determinati da tanti atti e poco controllo, quello che la triade commissariale degli ex prefetti avrebbe dovuto attuare nel rispetto del mandato ricevuto.

Non siamo noi a dirlo, l’ha detto nella sostanza il commissario ad acta Longo nella sua audizione alla Commissione parlamentare antimafia. «Ovviamente l’apparato – ha sottolineato Longo – è fatto da soggetti e in Calabria abbiamo soggetti, come la storia ci ha dimostrato, un po’ particolari che appartengono alla sanità, anche a fette di politica, alle istituzioni e purtroppo la loro presenza determina senz’altro situazioni che definire incomprensibili è generoso». Sul tema della massomafia, l’incrocio perfetto fra politica, ‘ndrangheta e massoneria, sempre il commissario Longo ha rappresentato alla Commissione parlamentare antimafia: «Purtroppo la Calabria è piena di logge massoniche e ancor di più sono quelle deviate, quelle i cui elenchi sfuggono alla conoscenza dei più. Negli anni ’90 i pentiti hanno parlato della ‘santa’ il livello massimo della ‘ndrangheta che era un concentrato di ‘ndrangheta, istituzioni e attività pubbliche varie per costituire veri e propri centri di potere ed erano affiliati i cui nomi era difficile rintracciare. Erano le strutture massime di ‘ndrangheta segretissime. Quindi non stiamo scoprendo niente oggi. Sappiamo bene che alcuni medici hanno parentele ingombranti ma abbiamo anche professionisti seri e preparati e delle ottime specialità che però vengono offuscate da altri che fanno ben altro lavoro e non certo per conto della popolazione calabrese».

Punto e a capo. La scena del crimine è sempre uguale, gli attori fanno sempre riferimento alla massomafia, la transizione verso la legalità non c’è, ma in particolare le vittime sono sempre i calabresi e la sanità spolpata dagli amici degli amici con la supervisione ed un occhio benevolo dei commissari come la Latella, niente di nuovo se non un poco di “olio alla uallera”, perfetta rappresentazione dei fatti con un detto catanzarese. Longo si è arreso affermando che, chi viene indagato o arrestato, dopo ritorna a “lavorare” nelle Asp calabresi. L’amara conclusione che non sta bene ai tanti calabresi onesti che devono rassegnarsi al fatto che anche Longo è arrivato con le armi spuntate, oppure che anche lui soffre della malattia di Cotticelli, lo stralunamento da magarìa che lo rende vittima della Latella, come prima l’ex generale dei Carabinieri lo era di Maria, “fuori onda”.

Il tema resta la legalità di azione e di sostanza, tanto che proprio Longo ha dimenticato, salvo sia una parte del segretato, che proprio la Latella continua a lavorare nell’Asp di Catanzaro al pari di quelli che “ritornano”, essendo anche l’ex prefetta e commissaria indagata per bancarotta.

Niente di nuovo! E’ così che funziona il sistema Catanzaro governato dalla massomafia ed in questo caso protetto dagli “amici” opachi dei servizi nazionali, la certezza e la via di fuga verso una legalità pret-à-porter  cucita per la Latella, quella che sembra avere messo anche il bavaglio alla procura di Nicola Gratteri, non pervenuta sulla vicenda del Sant’Anna Hospital e sulle tante segnalazioni di deliberazioni sospette e fuori legge, che innalzano la Latella ed i suoi complici catanzaresi a diventare un oracolo di stato intoccabile ed inemendabile.

Come sempre non siamo noi a dirlo, sono i fatti ormai evidenti, gli atti persecutori costruiti contro un’eccellenza sanitaria riconosciuta, il Sant’Anna Hospital, la sete di sangue della Latella che vede sempre imbroglioni o truffatori astenendosi di guardarsi allo specchio e l’arroganza di stato che le consegna un titolo di extraterritorialità rispetto alla legge ed all’applicazione delle sentenze, perché a Catanzaro, la città della massomafia, la legge è uguale solo per i coglioni!

Ma c’è di più. L’ex prefetta Luisa Latella, la sanguinaria bancarottiera, non si tocca: scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi!

Si adora per dogma la Latella, ogni azione contro è blasfemia e può attivare i poteri repressivi dello “Stato deviato” che è il campo di azione degli amici dei servizi, così è stato detto, perché continuare a chiedere la rimozione d’imperio dell’ex prefetto, appare un delitto al pari del “vilipendio” contro il Presidente delle Repubblica. Quindi tutti in silenzio, parla Luisa…

Questa è la sintesi ed il benevolo consiglio che il sindaco Sergio Abramo ha voluto portare alla sensibilità dei capigruppo prima della riunione del consiglio comunale di giorno 7 maggio 2021, quando alcuni consiglieri comunali chiedevano la discussione su una mozione che indicava la Latella come un problema di legalità e di rispetto delle norme sul Sant’Anna Hospital e la sua immediata rimozione. Abramo ha invitato tutti alla riflessione, alla moderazione a prendere atto che la Latella è intoccabile e vale molto di più di ogni regola di democrazia, tanto da superare abbondantemente il potere giudiziario, di quella magistratura cittadina che, si dice, sia stata messa a tacere, ammutolita insieme al procuratore Gratteri. Moderazione significa non guardare, non chiedere, non lottare per un diritto alla salute che passa anche dal Sant’Anna Hospital, ha il valore di non disturbare i manovratori della massomafia, perché?

La risposta è semplice e preoccupante al tempo stesso, lo dice Abramo, che chiedere le dimissioni della Latella per la porcata consumata sul Sant’Anna Hospital significa ricevere un avviso di garanzia. Insomma la Latella è intoccabile ed Abramo lo conferma, ecco perché ha taciuto cercando di fare l’affare del secolo, ma la domanda resta sul piatto: chi è la Latella? Perché è così potente? La risposta potrebbe venire da Nicola Gratteri a questo punto, gli altri sembrano tutti collusi.