Catanzaro. Sergio Dragone: “Lavori pubblici e ritardi. Il “caso” (non isolato) del viadotto sul lungomare”

di Sergio Dragone

Per realizzare il maestoso ponte sull’Oresun tra Danimarca e Svezia, sullo stretto che divide Mar Baltico e Oceano Atlantico, ci sono voluti poco più di quattro anni. Quasi otto chilometri per fare passare autostrade e ferrovie da Copenaghen a Malmoe. L’ardito collegamento è completato da un tunnel sottomarino e un’isola artificiale. Per gli amanti delle statistiche, sono stati realizzati in media 162 metri di ponte al mese. Il paragone che espongo è irriverente, un po’ forzato, visto che parliamo di un’opera con un investimento di quattro miliardi di euro e realizzato con le più moderne e sofisticate tecnologie al mondo. Ma il raffronto, per quanto azzardato, ritengo renda bene l’idea delle lungaggini dei lavori pubblici in Italia, in Calabria e nella nostra Catanzaro.

Se verrà rispettata la nuova scadenza del 3 dicembre, cioè tra poco più di un mese, per la consegna del viadotto pedonale sul lungomare ( si tratta di una proroga perché in realtà i lavori si sarebbero dovuti concludere entro il 29 maggio scorso), per realizzare 84 metri ci saranno voluti 26 mesi, quindi con una media di 3 metri al mese.

Concedetemi una battuta, forse un po’ banale: se per l’Oresun la media realizzativa fosse stata di 3 metri al mese, per finire l’opera sarebbero serviti più di 200 anni, più di due secoli. La mia non è una critica a nessuno. Da ciò che si legge, il ritardo – che andrà sicuramente oltre il 3 dicembre, a giudicare dallo stato del cantiere ben visibile dalla bella webcam di “Skyline” e che comporterà inevitabilmente una nuova proroga – è stato determinato da interferenze e ostacoli non preventivati.

Non ho ragione di dubitare di ciò. Né metto in dubbio l’impegno di progettisti, direttori dei lavori, impresa e maestranze. Forse c’è un problema di risorse economiche non perfettamente calcolate. Da noi si comincia con quel che c’è a disposizione, poi accada quel che accada.

Il problema è che oggi il fattore “tempo” è assolutamente fondamentale per chi governa. Se un’opera viene consegnata con grave ritardo, si ritardano di conseguenza anche gli effetti benefici con inevitabili costi economici per la collettività. E in alcuni casi le opere sono già “vecchie” prima di essere inaugurate.

Una città come Catanzaro, che soffre di gravi deficit strutturali, non può permettersi il lusso di fare passare più di 12 anni dall’appalto per completare la metropolitana o attendere quasi 8 anni per riqualificare una semplice aula consiliare (per ricostruire Notre Dame de Paris ne sono serviti la metà).

Detto questo, posso solo augurarmi che il viadotto venga al più presto inaugurato e già nei primi mesi del prossimo anno possa consentire ai catanzaresi di godere del lungomare in tutta la sua estensione, sanando la ferita della divisione tra i due tronconi. Dei ritardi accumulati non se ne ricorderà più nessuno.

PS Un piccolo suggerimento. Se avanza qualche quattrino, lo si utilizzi per installare sul viadotto un’opera d’arte, una stele, una vela artistica, opportunamente illuminata, qualcosa insomma che lo renda meno anonimo e più riconoscibile da terra e da mare.