Clamoroso al Cibali? No, a Catanzaro! Dove in queste ore sarebbe stato stretto un patto segreto tra il sindaco Nicola Fiorita e la famiglia Guerriero, molto nota e politicamente strutturata in città, per portare l’avvocato Amedeo Bianco ai vertici della Catanzaro Servizi.
Ma perché tale voce di corridoio, se assurgesse al rango di notizia, dovrebbe suscitare clamore? Semplice: poiché i fratelli Guerriero avevano clamorosamente rotto con il citato leader di Cambiavento nell’autunno del 2021. Considerato come, a loro avviso, Fiorita (indicato da molti quale persona scaltra, ma pure abbastanza opportunista e sfuggente in fase di trattative elettorali) non avesse votato per uno di loro (Fabio) impegnato nell’ennesima candidatura alle Regionali dopo averlo promesso. E, anzi, avesse al contrario tenuto un atteggiamento ambiguo, in realtà appoggiando poi l’allora sindaco di Soverato Ernesto Alecci. Uno strappo forte, che spinse i Guerriero a contrastare la futura indicazione dello stesso Fiorita quale aspirante sindaco del capoluogo anche in nome e per conto del Pd. Partito in cui militavano i Guerriero e dal quale addirittura uscirono in aperta polemica, insieme al loro papabile primo cittadino, il professore Valerio Donato, fino al punto di stringere un patto (forse scellerato) con l’intero centrodestra abramiano e talliniano, curiosamente meno gli unici Sergio Abramo e Mimmo Tallini. Ma questa è un’altra storia. Vecchia, peraltro.
Perché l’attualità, dopo la fine dei partiti e soprattutto della politica, ci porta a uno scenario singolare. Che ha reso le elezioni persino superflue. Inutili, eccetto che per i diretti interessati: candidati vari e loro aventi causa, come ovvio. Il giorno dopo le elezioni, infatti, gli acerrimi nemici nel periodo elettorale e quindi in lite fino a poche ore prima alla chiusura delle urne sono diventati amici (alcuni persino per la pelle) e si è così aperta la corsa per andare a baciare l’anello di chi ha vinto. Non importa come e perché. Solo che alle Amministrative 2022, chi ha prevalso non lo ha fatto fino in fondo.
Ma quanto bastava per prendersi la gestione della complessa macchina elettorale, seppur in modo non autosufficiente avendo un Consiglio sulla carta in netta maggioranza di segno opposto. Però, con poca voglia di fare opposizione in ossequio a un più sereno “andiamo avanti insieme e procuriamo vantaggi per tutti”.
Ecco allora che il civico consesso catanzarese si è tramutato in una sorta di “Mai dire gol”. Un posto dove una Manuela Costanzo che Fiorita e i fioritiani non volevano candidata, con tanto di accorato appello a Donato affinché la escludesse dalle liste per un episodio accaduto alla vigilia del voto, poi invece viene eletta vicepresidente con più consensi dati dai colleghi rispetto al presidente, “colonnello” di Cambiavento, Gianmichele Bosco; un Donato impegnato in una battaglia contro il sindaco in carica, ma al grido di “abbasso la Lega” con cui tuttavia oggi starebbe governando la città se il popolo lo avesse fatto vincere; un Marco Polimeni che invece di dimettersi dall’assemblea di Palazzo De Nobili in caso di successo di Fiorita, come dichiarato a una settimana dal ballottaggio, viceversa impegnato in un’opposizione dura e pura.
Ma, con ogni probabilità, esclusivamente perché spera di essere indicato quale aspirante sindaco del centrodestra nel 2027 e via di questo passo. Ora, tuttavia, a tale giaculatoria potrebbe anche opporsi il patto, appunto clamoroso, di cui si è detto in premessa con sullo sfondo un’altra raffica di possibili inciuci e accorduni in vista di un ipotetico rimpasto di Giunta e di qualche nomina “pesante” nelle partecipate.