La Regione Calabria sospende l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’impianto di Celico, in attesa di procedere alle necessarie verifiche tecniche di rispondenza dell’impianto alle norme vigenti. Esultano i cittadini e le associazioni ambientaliste. Ma permangono numerose perplessità su come sia stato possibile autorizzare l’apertura di una discarica dove non sarebbe mai dovuta sorgere.
di Matteo Olivieri
La Regione Calabria ordina la sospensione dei conferimenti di rifiuti presso la discarica di Celico, e comunica la necessità di «procedere alle necessarie verifiche tecniche di rispondenza dell’impianto alle norme vigenti ed alle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)». Si tratta di una vittoria per i tanti cittadini ed i comitati ambientalisti che – da anni – si battono per chiedere il rispetto delle leggi regionali e nazionali.

La decisione – si legge nella nota – è stata presa in considerazione delle «pesanti emissioni odorigene provenienti dall’impianto situato in contrada San Nicola di Celico, che hanno creato una situazione non più sopportabile per le popolazioni interessate soprattutto in alcuni periodi dell’anno e in alcune fasce orarie della giornata».
Era ora. Sia chiaro, però, che i problemi causati dalla discarica di Celico non si limitano soltanto alle «pesanti emissioni odorigene». Infatti, la normativa di settore è molto chiara, e si spera che – nell’annunciata fase di «necessarie verifiche tecniche di rispondenza dell’impianto alle norme vigenti» – si tenga in considerazione per esempio il decreto legislativo 36/2003, che – in attuazione della direttiva europea sulle discariche di rifiuti – prevede che “gli impianti non vanno ubicati di norma in aree interessate da fenomeni quali faglie attive, aree a rischio sismico di 1^ categoria”.

Ebbene, pur essendo il Comune di Celico classificato come area a rischio sismico di 1^ categoria, e pur in presenza di una faglia sismica che passa nei pressi della discarica, questi elementi non sono stati tenuti in considerazione nel momento in cui veniva regolarmente autorizzata la discarica, o nei successivi rinnovi delle autorizzazioni. Ma c’è di più. Tutta l’area intorno al Comune di Celico, è tutelata per legge in quanto “area di ricarica degli acquiferi”, ovvero si tratta di una zona che svolge una funzione fondamentale per assicurare acqua potabile a tutta l’area urbana Cosenza-Rende. La discarica è infatti ubicata nella Presila cosentina, a metà strada tra le montagne della Sila (da cui riceve le acque) e la valle del Crati.
Al riguardo, il d. lgs. 152/2006 prevede che le autorità competenti determinino le prescrizioni necessarie «per la conservazione e la tutela della risorsa e per il controllo delle caratteristiche qualitative delle acque destinate al consumo umano». E’ evidente quindi il primario interesse di legge a tutelare la salute delle acque, perché l’eventualità di falde inquinate avrebbe impatti negativi sulla vita di centinaia di migliaia di persone. Tali zone di protezione devono essere delimitate in modo da assicurare la protezione del patrimonio idrico, ed è molto strano che negli strumenti urbanistici (comunali, provinciali, regionali, generali e di settore) vengano adottate limitazioni o prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agro-forestali e zootecnici, ma non per l’apertura di discariche.

Quello che i cittadini chiedono non è altro che la tutela dell’ambiente e del territorio sulla base della normativa nazionale ed europea esistente. Se il suolo viene inquinato e gli habitat naturali si degradano, non sarà possibile alcuna possibilità di sviluppo per la nostra terra. Sono anni ormai che si chiede pubblicamente l’applicazione di queste norme, compreso da me (40:22), ma finora è mancato un tavolo di confronto serio e leale dove poter discutere in maniera tecnica e con documenti alla mano. Accogliamo pertanto con favore questa decisione di sospendere l’autorizzazione al conferimento dei rifiuti nella discarica di Celico, ma riteniamo che si debba fare completa chiarezza sulla vicenda. Quella discarica, lì, non sarebbe mai dovuta nascere.