Cetraro. Il gran casino della politica tra veti, trasversalismi e faccia tosta
Era prevedibile ed avevamo ragione. Cetraro è diventato teatro comico dove la politica non ha meglio da fare che misurarsi su veti e trasversalismi. Nessuno si è accorto di un paese in dissesto finanziario, con una criminalità che soffoca le imprese, con attività commerciali che chiudono, con un ospedale che non è in grado di assicurare neanche una Tac o una Risonanza. E i politicanti che fanno? Cercano solo accordi di potere per rimanere a galla. Il bello di Cetraro è che partiti come il Pd e Forza Italia che dovrebbero nascondersi per le responsabilità che hanno avuto nel tracollo di Cetraro addirittura macinano incontri come se niente fosse accaduto proponendosi come rinnovatori della politica e difensori della funzione dei partiti contro qualunquisti e trasformisti.
Avete capito bene: il Partito Democratico di Cetraro, dopo aver fatto l’alleanza nel 2020 con Don Masino Cesareo che gli ha fatto vincere le elezioni e aver fatto fallire il Comune avallando un predissesto con consulenti costati l’occhio della testa ed essere stato bocciato dal ministero provocando così il dissesto; dopo aver mantenuto qualunquisti in giunta e aver avallato un vicesindaco di Forza Italia imposto dal Gallo cedrone, tal Barbara Falbo; dopo aver subito assessori esterni nominati dallo stesso Gallo cedrone e Bevacqua Chiù Chiù, dopo tutto questo, a Cetraro i pidioti hanno la faccia tosta di parlare di politica senza che qualcuno gli ricordi queste semplici cose?
Non lo fanno i Socialisti di cui una parte tresca col Pd, non lo fa Cetraro in Azione che tresca con una parte di Forza Iralia, non lo fa la Dc che tresca col centrodestra, non lo fa Fratelli d’Italia che non si sa chi sia e non lo fa Forza Italia che ha tre anime al suo interno.
Intanto, Peppino Aieta, che è l’unico candidato a sindaco di cui si parla a Cetraro in ogni dove, anche tra i suoi detrattori, che cosa fa? Pare sia andato a fare un giro su Marte, sparito, come fa di solito. Sarà costretto, se non vuole essere impallinato, ad entrare nella discussione e a polemizzare anche violentemente se vuole aggregare perché gli altri non parlano e non vogliono conflitti. Rimane il movimento dell’ex presidente del Consiglio, Giovanni Rossi, che con grande chiarezza ha già detto di non volerne sapere di Pd e di Forza Italia e dei qualunquisti che erano rimasti in giunta.
Ma queste forze contano come il due di bastoni quando la briscola è a denari e non hanno forza di interdizione anche se fanno rumore perché parlano mentre gli altri fanno finta di non vedere e sentire. E poi c’è Cennamo che ha riunito i fedelissimi che hanno formato un movimento “Uniti per (continuare a distruggere) Cetraro” capeggiati indovinate da chi? Dall’ex vicesindaco Barbara Falbo e dall’ex assessore Cristina Forestiero, passate a Forza Italia per salvarsi il posto in giunta ma di fatto accelerando la crisi politica perché proprio Forza Italia locale fu a mandarle a casa di fronte alla furbizia di aderire al partito solo per autoconservazione.
Ma di questi 5 fedelissimi fanno parte anche Carmen Martilotti che lascia il Pd per stare con Cennamo, Franco Lanza che lascia Unità e Rinascita e Carmen Spaccarotella che era indipendente. Cennamo si attrezza con i suoi fedelissimi pur continuando a condizionare il Pd che rimane nelle mani del segretario Gaetano Bencivinni con un mandato preciso e a scadenza: silurare e affondare Peppino Aieta per il veto imposto dallo studio professionale Caldiero&Quercia. Così è combinata Cetraro, dove chi dovrebbe provare vergogna per le condizioni in cui ha ridotto il paese e non solo per questo, addirittura ha voce in capitolo non per proporre soluzioni ai problemi ma per esercitare pressioni e condizionamenti sulle future candidature. A Cetraro si gioca una partita importante con scontri durissimi che necessariamente arriveranno per le macerie prodotte in questi anni.