Charlie Hebdo intervista Gratteri: “Vi spiego chi sono i colletti bianchi”

Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, e principale artefice del maxi processo Scott Rinascita contro le cosche di ‘ndtangheta vibonesi, è finito sulle colonne del giornale francese Charlie Hebdo. Come si ricorderà, il periodico settimanale satirico francese subì un gravissimo attentato il 7 gennaio 2015 che causò la morte di 12 persone. Oggi Charlie Hebdo ha intervistato il magistrato di Gerace. Ecco il testo integrale dell’intervista.

Nicola Gratteri, procuratore antimafia: “la ‘Ndrangheta ha attività in Costa Azzurra”

Dobbiamo questo maxiprocesso a un uomo: Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro. È protetto permanentemente dalle guardie del corpo, che non staccano gli occhi un secondo, mentre lo aspettiamo nella sala ricoperta di decine di addobbi e omaggi da tutto il mondo. C’è da dire che questo magistrato combatte da più di trent’anni contro le mafie. Ed è un lavoro pericoloso in Italia. Davanti al pm Nicola Gratteri, pagarono con la vita coloro che dichiararono guerra alla mafia siciliana, Cosa Nostra: il giudice Giovanni Falcone, ucciso da quasi 600 kg di esplosivo nel 1992, e il giudice Paolo Borsellino, qualche mese dopo. Nicola Gratteri è il nemico n°1 per i mafiosi, ma un eroe nazionale per tutta la popolazione, che sogna di eliminarli.

Gratteri si sofferma sulle ramificazioni della ‘ndrangheta anche in Francia ed in Costa Azzurra ed alla domanda del cronista su come è arrivato a mettere in piedi questa maxi inchiesta risponde:

Charlie Hebdo: Come sei arrivato a questa azione senza precedenti contro la ‘Ndrangheta, e perché in questa specifica regione della Calabria?

Nicola Gratteri  : La mafia è ovunque in Calabria, ma quando mi sono insediato al tribunale di Catanzaro nel 2016, ho visto che c’erano molte inchieste infruttuose sulle famiglie mafiose in provincia di Vibo Valentia, e le ho messe insieme. Poi sono andato a Roma, perché un importante mafioso che era in carcere, Andrea Mantella, voleva vedermi. Prima abbiamo parlato degli otto omicidi che aveva commesso, e poi abbiamo parlato del resto. È iniziato così. All’inizio c’era solo un piccolo gruppo di fucilieri, poi 200 uomini hanno lavorato a queste indagini, e questo ha portato agli arresti di massa del 19 dicembre 2019.

Una delle peculiarità di questa operazione è l’arresto di notabili e politici: fa parte della vostra strategia per eliminare questa mafia?

Abbiamo arrestato quasi 340 persone, e tra loro ci sono circa 25 colletti bianchi: avvocati, membri delle forze dell’ordine, funzionari del ministero della Giustizia… Se la ‘Ndrangheta esiste è anche perché i centri di potere e il potere amministrativo usano la violenza, le minacce e la paura. Per questo servono i mafiosi, presenti sul territorio 365 giorni l’anno.

Perché questa scelta di un processo in videoconferenza piuttosto che con l’imputato presente?

È solo per ragioni pratiche. Gli imputati ei rimpatriati sono detenuti in diverse carceri, sparse in tutta Italia, e la cui ubicazione è tenuta segreta, per evitare che subiscano rappresaglie da parte di altri detenuti. Questo tribunale è stato costruito appositamente per questo processo. È il tribunale più grande del mondo.