Chi è il patron della General Construction: loggia P4, servizi segreti e appalti “politici”

Alfonso Gallo, indiscusso deus ex machina della General Construction, oggi Geko, gestiva dalla fine del 2013 l’impianto di depurazione delle acque nere di contrada Coda di Volpe a Rende, sequestrato ieri dalla procura di Cosenza.

Abbiamo già scritto che ci troviamo davanti ad un imprenditore particolare. Napoletano, vulcanico e massimo esperto in finanza e soprattutto servizi segreti. Un personaggio creato da quel vecchio marpione del faccendiere andreottiano (impelagato nelle matasse degli “spioni”) Luigi Bisignani e finito più volte nel mirino della magistratura.

Luigi Bisignani
Luigi Bisignani

Intorno a lui hanno ruotato i momenti principali delle corruttele relative alle indagini del ministro Giulio Tremonti portate avanti dalla procura di Milano.

E’ stato il protagonista numero uno della vicenda del rigassificatore di Brindisi, sulla quale, da corruttore, assunse il ruolo di concusso. Una classica per gente come Gallo. Al tempo, narrano le cronache, tentò di corrompere il procuratore aggiunto Bottazzi, che poi denunciò… Il rapporto ambiguo con magistrati e forze dell’ordine, del resto, è una costante di tutta la sua carriera.

Fino al 2009, scrivono i suoi biografi ufficiali, avrebbe fatto transitare in Italia da tre società fiduciarie in Lussemburgo circa 500mila euro al mese, che avrebbe diviso in finanziamenti a nero tra Renzo Lusetti (dirigente di spicco del Pd fino all’altro ieri), il direttore generale del ministero dell’Ambiente Mascazzini, Marco Milanese (in proprio e per Tremonti), Enzo Morichini (uomo di D’Alema), Emilio Spaziante e Donato Ceglie.

Ma la sua notorietà è stata molto alta qualche anno fa con la storia della P4, l’inchiesta condotta dal magistrato Henry John Woodcock.

La cosiddetta P4 (la suggestione parte sempre dalla P2 di liciogelliana memoria mentre la P3 è quella scoperta ma non catturata da De Magistris) avrebbe avuto l’obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l’assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali.

Alfonso Gallo, che era stato chiaramente colto con le mani nella marmellata dal magistrato, si presta in tutti i modi ad accusare il parlamentare Alfonso Papa (ex magistrato e quindi inviso a Woodcock) per incastrarlo secondo la volontà del pm.

Stando alla tesi dell’accusa, Papa sarebbe stato per Luigi Bisignani (il punto di riferimento di Alfonso Gallo) una delle principali fonti di notizie sensibili riguardanti soggetti investiti di funzioni istituzionali. Allo scopo di ottenere tali informazioni riservate, l’onorevole Papa si sarebbe avvalso del supporto del maresciallo della Finanza, La Monica.

Alfonso Gallo
Alfonso Gallo

Gallo diventa il principale accusatore di Papa. Dice che c’era un piano per spostare da Napoli a Roma l’inchiesta della P4 e per screditare lo stesso pm Woodcock. Ammette di aver pagato a Papa e alla sua amica ucraina Luda soggiorni in alberghi di lusso.

Dalle carte emerge che il maresciallo La Monica ha “compiuto alcuni accessi abusivi al sistema informatico delle forze di polizia” per raccogliere informazioni su questo imprenditore.

I pm Curcio e Woodcock, quindi, sentono Gallo, il quale è quasi desideroso di sfogarsi: “Papa – spiegava – utilizzava le sue relazioni con ambienti giudiziari e con forze di polizia per “andare sotto”, fare richieste e chiedere favori a imprenditori come me”.

Insomma, qualunque imprenditore o persona abbastanza facoltosa abbia un problema in corso con la giustizia, diventa per Papa una possibile vacca da mungere. Il meccanismo era sempre lo stesso: raccogliere (attraverso La Monica) un po’ di notizie sulla questione, far presente alla “vittima” che si trova nei guai, far balenare l’idea di arresti imminenti e, poi, passare all’incasso.

E Papa raccontava a Gallo che lui e Bisignani si stavano occupando anche di altri imprenditori nei guai con la legge come Alessandro Petrillo (Protecno), Matacena (antincendio), Schiavone (Clinica Pineta a Mare).

Aggiungendo anche notizie sul suo capo, cioè Bisignani (“dirige di fatto l’Eni”) e sui suoi rapporti con la regina di Giordania (“il figlio lavora per lei”) e ancora sui rapporti di Papa col generale Poletti dei servizi segreti (Aise). E concludeva: “Ritengo che Papa sia una persona molto pericolosa dalla quale bisogna guardarsi”.

Morale della favola? L’impianto accusatorio di Woodcock e Gallo non viene ritenuto attendibile.

Ecco chi ha gestito la depurazione delle acque nere a Cosenza e chi avrebbe voluto mettere le mani su tutti i soldi della “gara del secolo” (200 milioni di euro da gestire in 15 anni) con un bando chiaramente cucito su misura.

Sì, perché Alfonso Gallo e la sua General Construction avevano un piano molto ambizioso per l’immediato futuro. L’azienda, tanto per essere più chiari, sta tenendo in piedi con i suoi subappalti un colosso come Ansaldo Energia e nell’ambiente si sta parlando ormai da tempo di una fusione all’interno della stessa General Construction. Che qualche tempo fa ha anche cambiato nome, diventando Geko, magari per non dare nell’occhio, visti tutti i “guai” del signor Gallo.

La stessa General Construction, inoltre, in Campania (la patria di Gallo) ha praticamente in mano la costruzione dei nuovi impianti biologico meccanici per la gestione dei rifiuti e c’era la nettissima impressione che si preparasse a vincere un sacco di appalti anche in Calabria. Già a partire da quello della depurazione cosentina, sostanzialmente nelle sue mani da una vita. Per arrivare a questo, era chiaro come il sole che Alfonso Gallo e la General Construction dovevano avere sponsor politici (e non solo) di grandissimo calibro. Ma qualcosa non ha girato per il verso giusto all’interno del Pd e adesso Gallo si ritrova improvvisamente col cerino in mano. Stranamente, in queste ore convulse successive al sequestro del depuratore, nessuno – neanche i giornali più influenti – hanno tirato fuori il nome di Alfonso Gallo ma è chiaro che in questa storia l’ago della bilancia sarà proprio lui. Dirà la verità o meno? Noi, dal canto nostro, diamo appuntamento ai lettori a domani per spiegare le dinamiche interne al Pd e alla politica che hanno determinato il sequestro del depuratore e l’addio alla “gara del secolo”. Nel frattempo, attendiamo reazioni.