di Stefano Catanzariti
Non ho realizzato, non mi capacito e nemmeno ci credo ancora.
Oggi saresti stato a Roma a rappresentare la nostra città per il diritto all’abitare. Ieri mi hai detto – andiamo a Roma Ca’ Ferdinando u sa Ca’ mi ci piacia assai- , e mi hai ricordato che c’eri sempre, ca ni volia veramente bene ed eravamu u core tua, come ci ripetevi spesso.
Avresti dato la tua vita per noi, il tuo senso di appartenenza, la tua dignità ed il tuo orgoglio hanno fatto sempre da scudo ad ogni attacco o insinuazione.
Ti sei sempre messo a nudo con chi ritenevi fratelli, e le tue parole ci hanno fatto comprendere cosa vuol dire essere un collettivo, difendere un identità,essere una grande famiglia, lottare per un diritto, avere dignità, superare i preconcetti, vedere una motivazione profonda dietro ogni persona ed ogni fatto, comprendere e dialogare.
Ti sfottevamo per la tua diplomazia chiamandoti il risolutore. E conoscevi bene l’ironia del tuo quartiere, quell’ironia che tante volte spezzava la tua malinconia. E rimbombano ancora in testa le canzoncine che ti cantava Roberto, i bella ciao, il fiore del partigiano, tonino lumino, il panorama, l’affacciata etc.
Abbiamo lottato tanto insieme. Ci hai insegnato che si può cambiare strada, ma che con il cuore d’oro tu c’eri nato.
Insieme abbiamo aperto le porte che poi sarebbero diventate casa per tanti. Insieme, spalla a spalla abbiamo respinto fascisti e intolleranti. Insieme abbiamo rivendicato i diritti non concessi in questa città.
I tuoi racconti e i tuoi consigli sono stati una scuola per noi, degli insegnamenti chiari e preziosi.
Uomo gentile, rispettoso, generoso, buono come il pane.
Non ci sono parole per descriverti, non basterebbe un giorno per raccontarti.
Ancora non ci credo, ti voglio bene zio tonì.