Ciao Riccardo, uomo libero e fuori dagli schemi

La città di Cosenza ricorda oggi uno dei suoi uomini migliori e non è la solita frase fatta. Riccardo Adamo, di professione avvocato penalista, uomo di sinistra, appassionato di teatro e di sport, era davvero uno da classificare tra i fatidici “migliori” e per tanti motivi.

Stasera, dalle 18,30, al palazzetto dello sport “Domenico Ferraro” di via Popilia il mondo del basket cosentino (ma non solo) sarà su quei gradoni per partecipare al “Riccardo Adamo day” voluto dalle figlie Milena e Alessandra. E insieme ai cosentini ci saranno alcuni dei grandi protagonisti di quella stagione della pallacanestro che aveva entusiasmato un’intera città.

IL LICEO TELESIO, LA CARIOCAS E L’UNIVERSITA’ DI FERRARA

Classe 1948, liceale del Telesio, in gioventù si distingue – oltre che per la bravura nelle materie letterarie – anche per la sua passione pallonara e tra il 1964 e il 1965 è uno dei ragazzi-calciatori della Cariocas, una storica squadra di quartiere della Cosenza anni Sessanta che miete successi e sforna talenti (Italo Florio giocherà anche in Serie A con la Fiorentina). Riccardo è un attaccante di buone qualità ed eccelle in velocità, gioca all’ala come si diceva una volta e colleziona 25 presenze e 3 reti, come dicono le statistiche degli impareggiabili Pietro Florio e Giovanni Manganaro. Finito il liceo, il giovane Riccardo se ne va al Nord e si laurea in Giurisprudenza nella rossa Ferrara, culla del diritto e madre di tantissimi grandi uomini di legge.

IL PARTITO COMUNISTA

Quando torna a Cosenza fa parte di quella folta schiera di avvocati penalisti che si contendono il proscenio ma la sua peculiarità è che non rincorre il potere e i facili guadagni e soprattutto si tiene lontano mille miglia dalle camarille e dalle conventicole della sua professione e dei suoi colleghi. Il suo studio era a via XXIV Maggio ed era meta anche e soprattutto di coloro che erano etichettati come “ultimi”, spesso senza una lira in tasca. In quegli anni Settanta nei quali Cosenza conosce la prima mafia e i primi traffici loschi legati alla massoneria, Riccardo vola leggero e anche se si avvicina al PCI non prende la tessera e non è per niente “contiguo” a personaggi che fanno i soldi con la massoneria e sono sulla breccia. Adamo preferisce fare il suo senza esagerare, con grande misura e attenzione e inizia all’arte forense diversi giovani che poi faranno strada, tra i quali Maurizio Nucci era il prediletto.

IL TEATRO DELL’ACQUARIO

Il 1° settembre 1976 Riccardo Adamo è tra i soci fondatori di una bellissima esperienza come il Teatro dell’Acquario, dal cui sito estrapoliamo l’atto storico ed ufficiale.

SOCI FONDATORI: Antonello Antonante, Massimo Costabile, Nello Costabile, Gianfranco Leo, Annick Bulchaen, Dora Ricca, Piero Scorpiniti, Francesco Gigliotti, Anna Ponte, Riccardo Adamo.

La costituzione di una tale cooperativa è di per sé un fatto importante, dal momento che nasce in una realtà dove nel campo dell’animazione socio-culturale (sia a livello di formazione di nuovi operatori, sia a livello di produzione diretta) ben poco finora è stato fatto, se non praticamente niente. E’ un fatto importante, inoltre, perché il nostro lavoro s’inserisce in quell’area pubblica di lavoro culturale che raggruppa diversi settori come cinema, musica, teatro, editoria e animazione.

Lo scopo della nascita di una tale cooperativa è stato quello di costituire un gruppo e una struttura che lavorassero nei diversi settori con due direzioni ben precise:
– Di ricerca linguistico-formale, nonché di recupero e di rianalisi, se non addirittura di deflagrazioni della componente “popolare” delle “arti”;
– Di animazione socio-culturale nel territorio.

Un tale lavoro va realizzato, anche, in spazi non necessariamente “teatrali”, convinti come siamo che esista una necessità profonda di approntare spazi radicalmente nuovi, soprattutto in perifera e nei quartieri popolari. Non si tratta di fare dibattiti, conferenze, presentazioni, ecc…, bensì di confrontarsi direttamente con gli abitanti dei quartieri. Non è sufficiente “impegnarsi” in questa direzione, bensì battersi in prima persona, contro vecchi e nuovi conformismi culturali e politici. Bisogna operare direttamente nel tessuto sociale e confrontarsi con la pratica sociale del lavoro culturale. Ci poniamo in quanto lavoratori culturali che hanno scelto volontariamente di svolgere un lavoro di base di formazione e di animazione. Non siamo assolutamente un circolo culturale o un gruppo di ragazzi di buona volontà, come qualcuno per pura speculazione “politica” vorrebbe far credere per sminuire il lavoro che per circa due anni abbiamo svolto a Cosenza, aprendo praticamente per primi una serie di problematiche:
Abbiamo aperto stages di formazione per attori e animatori; condotto animazioni nelle scuole e nei quartieri, allestito spettacoli di strada e animazioni nei paesi in collaborazione con circoli e associazioni di base.

1 settembre 1976 -Ciclostilato in proprio.

Questo atto ufficiale è un po’ la fotografia e il “manifesto” di Riccardo Adamo e degli altri suoi amici, tra i quali c’è Antonello Antonante, con il quale ha sempre avuto un rapporto speciale. Impossibile non ricordare la sua sottile ironia e il suo sorriso tanto bonario quanto, molte volte, amaro nel sottolineare le miserie della sua professione e soprattutto della politica. Si ritaglia, insomma, uno spazio tutto suo di uomo libero, arguto ed intelligente, fuori dagli schemi, sempre pronto al dialogo e al confronto.

IL CONSIGLIO COMUNALE E LE TIVU PRIVATE

Nel frattempo, il muro di Berlino è caduto e alle elezioni comunali del 1990 Riccardo, sempre rigorosamente da indipendente, si candida con il PDS e viene eletto e per tre anni farà parte del consiglio comunale, prima del traumatico scioglimento conseguente a Tangentopoli e alla fine della partitocrazia e dell’avvento di Giacomo Mancini. Insieme a lui Franco Ambrogio, Marcello Cappa, Maria Lucente, Paolo Veltri e Francesco Medaglia (poi deceduto e surrogato da Michele Ambroggio) .

Adamo non è mai stato “manciniano” (neanche per scherzo, come diceva agli amici più stretti in confidenza) ma manteneva con il vecchio leone socialista un ottimo rapporto e non era raro vederlo sugli schermi di Telecosenza, la tivu di Mancini, quando le condizioni politiche consentivano di dare spazio anche alla sinistra libera. Ma dialogava anche con i centristi e veniva richiesta la sua presenza anche a Cam Teletre, la tivu dei democristiani sponda Franco Santo guidata da Ciccio Dinapoli, al quale piaceva la filosofia tutta riccardiana nello snocciolare gli eventi politici cosentini.

IL CLUB BASKET

Ma il periodo nel quale ho conosciuto a fondo Riccardo Adamo è stato quello dalla metà alla fine degli anni Novanta quando lui, Enzo Aprile, Antonello Antonante, Salvatore Perugini e Francesco Lanzone si erano buttati a capofitto in un’altra, bellissima storia: il Club Basket Cosenza. Era stato Enzo Aprile a “contagiare” tutti e in particolar modo Riccardo, che già da giovane, ai tempi dell’Università a Ferrara, aveva coltivato la passione per la palla a spicchi. Ed era stato sempre Aprile, d’accordo con gli altri, a volermi come telecronista “ufficiale” delle partite della squadra. Furono anni indimenticabili: nel 1995-96 la promozione dalla serie C alla B2 e nel 1996-97 ancora un salto di categoria, nella B1, la cosiddetta Serie B d’Eccellenza. Al palazzetto dello sport di via Popilia arrivavano per le partite in casa, la domenica sera, quasi duemila cosentini e il basket, per certi versi, era diventato ancora più importante del calcio, specie dopo la retrocessione del Cosenza dalla Serie B.

Era il Club Basket di coach Damiano Ragusa e del suo vice Pierpaolo Carbone, del factotum Ciccio Conforti, e di cestisti memorabili come Angelo De Leonardis, Max Arigliano, Tonino Pate, Fabio Lorenzi e Ciccio Scarlato che costituivano il nucleo storico e di altri grandi atleti come Corvo, Castellitto, Schisano e Visone, che erano arrivati nel corso degli anni. Nel 1997 quella promozione in B d’Eccellenza arrivò dopo gli spareggi di Bari contro il Sant’Antimo e di Viterbo contro il Cento. Da leggenda il canestro di Fabio Schisano all’ultimo secondo che valse la vittoria. Riccardo Adamo aveva sposato il progetto in tutto e per tutto: Salvatore Perugini era il presidente e lui era l’uomo ovunque, sempre a disposizione dei ragazzi ed artefice massimo di quel fenomeno, che aveva dato un’impronta diversa a tutto l’ambiente. Ma non era facile galleggiare in quel campionato, con costi altissimi ed improponibili per un piccolo gruppo di soci. Il Club Basket giocò tre campionati più che dignitosi in Serie B d’Eccellenza e poi si arrese, dopo che la Regione negò il finanziamento promesso, cedendo il titolo a Caserta nel 2001. Riccardo, nonostante le difficoltà, non aveva perso il buonumore e quando qualcuno gli ricordava i fasti di quelle stagioni, rispondeva immancabilmente “mannaia a Schisano…” indicando nell’autore del canestro decisivo per la promozione la causa di tutti i “guai” successivi. E mentre lo diceva, rideva a crepapelle. Alla sua maniera. Inconfondibile.

Negli ultimi mesi della sua vita, Riccardo Adamo si era interessato dei problemi giudiziari dell’ingegnere Alfredo Allevato, finito in carcere per l’inchiesta su Calabria Verde ed era riuscito a farlo scarcerare in tempi relativamente brevi. L’ultima volta lo avevo visto a via Roma, insieme all’inseparabile Antonante. Commentammo a lungo i fatti cosentini e le vicende del porto delle nebbie e ricordo perfettamente che mi indicò due giudici del Tribunale come “le uniche persone serie” in quel postaccio. Anche questa volta hai avuto ragione, Riccardo.

Gabriele Carchidi