Cimitero di Cosenza: basta con questi furti immorali

Sono arrivate in redazione diverse telefonate di persone che lamentano una situazione indecorosa ed irrispettosa per i defunti, al cimitero di Cosenza.

Una situazione che dura da tempo e che puntualmente si verifica.

Molti familiari dei defunti che riposano in pace presso la “Cappella della Curia” di Cosenza denunciano da tempo numerosi furti, e il continuo saccheggio degli ornamenti delle tombe dei loro cari. C’è da dire che la Cappella  è provvista di un cancello e sorvegliata da un custode che provvede all’ apertura  e  alla chiusura della stessa (8,00-17,00). 

Rubano di tutto: fiori, piante, portafiori, persino le lampadine. Neanche il tempo di poggiare i fiori sulla tomba del proprio caro che il giorno dopo spariscono.

Questa mattina stanchi dei continui furti sacrileghi, una decina di persone si sono rivolte al custode per capire come è possibile il perdurare di questo scempio all’interno della Cappella che è chiusa e video sorvegliata. Una situazione più volte denunciata dai familiari dei defunti, anche ai responsabili della Curia cosentina. Fino ad ora silenti.

Il custode dal canto suo non ha saputo spiegare la quasi quotidianità di questi furti. Dopo la chiusura della Cappella alle 17,00, non tocca più a lui vigilare, ha risposto, stringendo le spalle. Consigliando ai signori di denunciare tutto ai carabinieri. Cosa che hanno deciso di fare in molti.

Ma dico io come si può andare a rubare in un cimitero?

Qualcuno ci dice che dietro c’è un mercato illegale legato alla vendita dei fiori e piante. Una signora ci ha raccontato, ad esempio, che lei ogni qualvolta che va a trovare il marito, cioè ogni santa domenica, spende sempre 30 euro di fiori. E non è giusto che questo gesto d’amore verso chi non c’è più sia continuo oggetto di furto. Una vergogna. E non c’è giustificazione alcuna per chi si macchia di questa blasfemia. Il rispetto dei morti è sacro.

Speriamo che il responsabile di questi esecrabili furti, dopo aver letto questo articolo, si passi  na manu supra a cuscenza, se ne ha una, e la smetta di mancare di rispetto a chi non c’è più.