Il modo di intendere la Giustizia di Occhiuto è piuttosto singolare: se il procedimento penale riguarda lui, non ha valore perché di sicuro si tratta di roba vecchia tirata fuori in maniera strumentale; se il procedimento penale riguarda gli altri, e in particolari i suoi oppositori, magari accusati di reati minori rispetto a quelli che gli contestano sia la Dda di Roma che la procura di Cosenza, devono finire in galera a vita, senza nessun processo, perché basta la sua parola.
Infatti per Occhiuto hanno valore solo le sue querele, che devono essere sempre accolte anche quando non hanno “ragione di esistere”. E così, purtroppo, è stato per tanto tempo al Tribunale di Cosenza. Appoggiato da giudizi faziosi e corrotti. E poi, anche quando le sue sentenze sono definite, “l’espiazione pena”, o l’ottemperanza al dispositivo, per lui non vale. A scontare la pena ci devono andare solo i suoi nemici, lui è immune dalle sentenze, specie a quelle dove viene condannato, vedi i suoi debiti pagati dai cittadini, nonostante una sentenza definitiva di condanna. Ma pare che la pacchia in procura per Occhiuto sia finita: i compari corrotti hanno chiuso le loro porte, abbandonandolo al proprio destino. Ciò che ha messo in campo gli si sta ritorcendo contro.
Come si dice: chi di Giustizia ferisce, di Giustizia perisce.
Oltre a questo aspetto quantomeno singolare, si sa che Occhiuto è anche un bugiardo cronico. Infatti nella replica – subito dopo la diffusione della notizia di essere indagato insieme a Cirò per aver frodato i cittadini, rubando dalle casse dell’economato più di 80mila euro – il suo post del 7 gennaio 2019 come anche quello di oggi, dopo la bufera che ha guastato anche la pagliacciata della presentazione della candidatura di suo fratello Robertino alla Regione, era un concentrato di chiacchiere e bugie alle quali solo lui e quelli come lui possono ancora credere. Tra le più ardite sparate c’era quella su Cirò e sui collaboratori “infedeli”e diceva:
“Cirò, che avevo conosciuto in modo personale e diretto perché collaborò nella mia prima campagna elettorale del 2011, era stato poi scelto come componente del mio staff perché apparentemente sembrava molto efficiente. Solo in seguito mi sono accorto che tradiva di nascosto e in modo subdolo la mia fiducia, evidentemente per avidità e ingordigia personale, e non ho esitato a denunciarlo perché il mio ruolo pubblico di sindaco me lo imponeva e perché con il suo comportamento truffaldino aveva messo a rischio irresponsabilmente un grande progetto di miglioramento della città di Cosenza che insieme a tante altre persone stiamo faticosamente portando avanti con enorme motivazione personale”.
Diceva di aver conosciuto Cirò nel 2011… come se fosse uscito dal cilindro tirato fuori da un mago. Le solite bugie per scaricare la colpa sugli altri.
Occhiuto e Cirò si conoscono e si frequentano dagli inizi degli anni 90. Erano i tempi in cui Mario aveva velleità da editore e “gestiva” TEN. Una delle prime trasmissioni di quella rete fu “Spazio Giovani” condotta da un allora giovanissimo Giuseppe Cirò. Da allora Cirò non si è più separato dalla famiglia Occhiuto, fino alla denuncia. Infatti ha lavorato per Roberto Occhiuto per quasi 7 anni, per poi passare alla corte di Mario dopo aver dato prova di fiducia lavorando per la sua campagna elettorale a gratis. Non solo: Cirò è stato un assiduo frequentatore dello studio di progettazione di Mario, quando ancora era a Piazza Santa Teresa, per poi passare a via Alimena. Non contiamo poi il suo via vai da palazzo Salfi. Insomma Occhiuto conosce Cirò da 30 anni, e tutti i suoi collaboratori possono confermare questo. È chiaro che oggi non può dire sì, lo conosco da 30 anni, perché questa sarebbe una confessione. Mentre il messaggio che deve passare è quello che Cirò si è trovato a fargli da segretario quasi per caso. Il solito bugiardo cronico.
Nel post Occhiuto affermava, inoltre, ieri come oggi, di aver già subito il tradimento da parte di qualche suo collaboratore, dimenticandosi però di dire che quasi tutti i suoi collaboratori sono stati vrusciati, e molti per recuperare qualche soldino sono stati assunti come consulenti del sindaco. Come potete capire nelle parole di Occhiuto non esiste la verità, ma solo bugie sopra bugie, e come tutti i castelli di bugie, ora inizia a vacillare.