(di Salvatore Cannavò – ilfattoquotidiano.it) – I dirigenti della destra sono tutti protesi a ricordare quanto il “clima d’odio” imperante dopo l’uccisione di Charlie Kirk sia una prerogativa specifica della sinistra, dei suoi intellettuali, della sua cultura. In realtà, tutto il dibattito, abbastanza strumentale, italiano, ruota attorno a una presa di posizione di Giorgia Meloni contro un post Instagram di due associazioni studentesche di Potere al Popolo, tra l’altro cancellato subito dopo la pubblicazione. Un po’ poco per prendere di petto il centrosinistra e i vari Elly Schlein, Giuseppe Conte o Nicola Fratoianni. Anche perché, a ben guardare, il clima d’odio è ben radicato proprio nella destra.
Vannacci odia.
Uno che ieri ha lanciato gli attacchi più duri è Roberto Vannacci, generale ultra destro della Lega il quale però, è comunemente ricordato per perle come questa: “Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento, un’emozione che non può essere represso in un’aula di tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovuti”. E infatti, l’ex generale si distingueva poco tempo fa per questi giudizi: “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione! La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale che ha vietato termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale”. Viva l’amore.
A Salvini prudono.
“Con tutto il rispetto, non ci mancherà” diceva Matteo Salvini, che in questi giorni si dice piangente per la morte di Kirk riferendosi a un immigrato ucciso dai poliziotti solo perché aveva in mano un coltello. Meglio però su Elsa Fornero, autrice della famigerata riforma delle pensioni: “La signora meriterebbe di piangere per il resto dei suoi giorni… Sono un pacifista, ma quando mi dicono Fornero mi incazzo come una bestia e mi prudono le mani. Fortuna che non è in casa oggi”. Fortuna.
Titoli intelligenti.
I titoli dei giornali di destra meriterebbero una rubrica a parte. Vale la pena ricordare quello di Libero in occasione della morte di Enzo Baldoni, il giornalista italiano ucciso in Iraq: “Vacanze intelligenti”. Un titolo d’amore.
Il ministro latente.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, invita anch’egli a non avvelenare il clima anche se poi condivide pienamente le parole di Meloni (che il clima l’avvelena). Tempo fa, a Tomaso Montanari, reo di aver criticato le parole del generale Figliuolo sull’inno di Mameli – “Stringerci a coorte? Lo ha detto Crozza? Non dovrebbe stare lì, una democrazia non ne ha bisogno” – su X si lasciò andare a un pensiero affettuoso: “È un brigatista latente”. Ma Crosetto è anche famoso per litigare con gli utenti del social di Elon Musk. A uno di questi che lo accusava di giocare a scopone “con tutti i problemi che abbiamo in Italia” lui rispondeva: “Problemi di cui mi occupo sempre, stia tranquillo. Cosa faccio nel mio tempo libero, di sera, hater di M… sono fatti miei. Si faccia una vita propria”.
Dàgli al “criminale”.
La sinistra è la depositaria del clima d’odio, del linguaggio violento, dell’insulto all’avversario, dice Giorgia Meloni in tutte le occasioni. Indovinate chi è che dava a Giuseppe Conte, in piena emergenza pandemica, del “criminale”? “È criminale” disse in tv, anzi “è criminale l’atteggiamento verso l’Italia delle politiche Covid”. Meloni ha fatto carriera con frasi di grande impatto e che sottolineano la violenza: “Non vi daremo tregua fin quando non restituirete agli italiani la libertà”, come se in Italia ci fosse stata la dittatura, dice alla Camera in uno dei suoi tanti discorsi. E non sono stati deputati di sinistra, ma di Fratelli d’Italia e della Lega ad assalire il 5stelle Leonardo Donno perché aveva sventolato il tricolore in faccia a Roberto Calderoli. Il tricolore, mica una pistola.
In principio fu Silvio.
Ma se si vuol capire l’evoluzione del linguaggio dell’odio occorre andare all’origine del fenomeno italiano. E, sfidando le contumelie di chi dirà che siamo ossessionati, l’origine si chiama Silvio Berlusconi: “Siete ancora, e oggi come sempre, dei poveri comunisti”; “Chi vota a sinistra è un coglione”; “La magistratura è un cancro, i magistrati sono matti”; “La vera anomalia italiana non è Silvio Berlusconi, ma sono i pm comunisti e i giudici comunisti” tra le frasi più note di chi voleva fondare “il partito dell’amore”.









