Complotto contro Facciolla: tutte le bugie dei suoi nemici e la consulenza pilotata pro Badolati

Il procedimento relativo alla fuga di notizie sulla sicurezza di Eugenio Facciolla, denunciato dallo stesso magistrato, che chiama in causa con pesanti responsabilità il giornalista della Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati e la polizia giudiziaria di Cosenza, rispecchia fedelmente la deriva della giustizia cosentina.

Un sistema di potere che persegue solo chi “dà fastidio” e protegge fino alle estreme conseguenze gli amici degli amici e i potenti.

Ma torniamo al clamoroso complotto contro il giudice Facciolla, che merita ancora di essere analizzato in tutte le sue aberrazioni.

Il dottor Dominijanni – scrive il magistrato ispettore Otello Lupacchini – procede ad attività di indagine acquisendo i tabulati telefonici dai quali emergevano alcuni contatti tra l’utenza di Badolati e quella in uso al dottor Facciolla, pertanto gli atti vengono trasmessi all’Autorità giudiziaria di Salerno, che iscrive Facciolla nel registro degli indagati ipotizzando a suo carico il reato di avere ripetutamente violato il segreto d’ufficio rivelando al giornalista notizie circa gli sviluppi investigativi riguardanti alcuni omicidi, nonché circa la scelta collaborativa di un soggetto”.

Lupacchini, premesso lo sviluppo delle indagini, smonta pezzo per pezzo il teorema dei “nemici” di Facciolla, che sostenevano una tesi veramente paradossale ovvero che si fosse autoassegnato il procedimento.

Eugenio Facciolla
Eugenio Facciolla

TUTTE LE BUGIE DEI NEMICI DI FACCIOLLA

“In primo luogo, pur in assenza di un provvedimento di formale ed espressa assegnazione del procedimento al dottor Facciolla, la nota con la quale il dottor Lombardi gli ha trasmesso gli atti per acquisire le informazioni richieste dal procuratore generale, è formulata in modo tale da indurre a ritenere che effettivamente il procuratore avesse inteso assegnargli il procedimento di cui gli trasmetteva contestualmente il fascicolo”.

“In secondo luogo, dall’indice degli atti del procedimento, risulta la “trasmissione per assegnazione al dottor Facciolla” e sulla copertina del fascicolo il nome del pm originario (Mariano Lombardi) è sbarrato e risulta l’annotazione “dottor Facciolla del 22 luglio 2003″, circostanze queste di per se sole idonee a indurre il dottor Facciolla a ritenersi assegnatario del procedimento, posto che identiche annotazioni venivano abitualmente apposte dalla segreteria in caso di rassegnazione dei procedimenti, come si evince osservando le copertine di altri fascicoli”.

“Dalla stampa dei dati contenuti nei RE.GE risulta, inoltre, che il fascicolo in questione è stato autoassegnato al dottor Lombardi fino al 22 luglio 2003, poi al dottor Facciolla fino al 26 settembre 2003 e infine al dottor Dominijanni. Logica vuole, del resto, che solo se investito delle indagini il dottor Facciolla avrebbe potuto acquisire ulteriori elementi rispetto a quelli emersi dalle indagini condotte, sin dall’inizio e per oltre un anno, dal dottor Lombardi, l’esito delle quali era stato ritenuto insoddisfacente dal procuratore generale”.

“Nelle note indirizzate al procuratore, il dottor Facciolla si era sempre definito espressamente assegnatario del fascicolo e aveva fatto riferimento alle indagini delegate alla polizia giudiziaria, senza che gli fosse mossa alcuna contestazione dal dottor Lombardi. Sconcertante, peraltro, il comportamento del procuratore capo, in occasione dell’audizione davanti al Consiglio Giudiziario dove, addirittura, è arrivato a dichiarare di non aver replicato all’affermazione del dottor Facciolla, pur essendosi avveduto dell’equivoco in cui il sostituto era incorso. Una dichiarazione sorprendente, la quale non soltanto induce a escludere che il dottor Facciolla avesse agito in malafede ma anche a ritenere fondamentale che il procuratore gli avesse effettivamente assegnato il fascicolo”.

ANCHE IL CONSIGLIO GIUDIZIARIO DA’ RAGIONE A FACCIOLLA

“Alimenta questa certezza – continua Lupacchini – il tenore del provvedimento del 26 settembre 2003 con il quale è stata disposta la riassegnazione del procedimento al dottor Dominijanni. In esso si fa riferimento all’inopportunità che le indagini riguardanti comportamenti del personale di polizia giudiziaria e della stampa siano condotte dal medesimo magistrato titolare del procedimento principale, in relazione al quale si sono verificate le condotte illecite. Sempre che le parole non lo servano male, sembrerebbe dunque che il dottor Lombardi intendesse sostituire il dottor Dominijanni al dottor Facciolla quale assegnatario del procedimento de quo. Insomma. è ancora e sempre una questione di logica: la motivazione adottata dal procuratore non avrebbe avuto ragion d’essere se il procedimento non fosse mai stato assegnato al dottor Facciolla”.

“Anche il Consiglio Giudiziario, nell’esprimere il parere in data 27 novembre 2003, ha rilevato che la motivazione dell’assegnazione al dottor Dominijanni sembra contenere l’implicita revoca dell’assegnazione al dottor Facciolla. Dal verbale in pari data risulta che il dottor Lombardi, sul punto, ha dichiarato di aver “equivocato” e di non essersi reso conto di essere egli stesso l’assegnatario del fascicolo. Intelligenti pauca…“.

Siamo davvero al paradosso.

Corte_di_Appello_di_Catanzaro

DOMINIJANNI, LA PAGLIUZZA E LA TRAVE

Il magistrato ispettore Otello Lupacchini più va avanti nel racconto di questi episodi, più indica elementi per sputtanare i registi del complotto ai danni di Eugenio Facciolla. Ed è davvero assurdo che questo suo dossier sia rimasto invisibile e segreto per dieci anni. Oltre alla giustizia, c’è anche il sistema dell’informazione a far ribrezzo in Calabria. Specialmente a Cosenza.

Ma andiamo avanti.

Lupacchini evidenzia che “l’unico ad accusare insistentemente Eugenio Facciolla di essersi autoassegnato arbitrariamente il procedimento è, comunque, lo stesso uomo: Gerardo Dominijanni. Il quale si spinge anche a ipotizzare la rilevanza disciplinare della condotta del collega, aggiungendo altresì che questo aveva ignorato che per il reato iscritto, in assenza dell’aggravante, non sussisteva la competenza della DDA, bensì quella della procura della Repubblica di Cosenza, trattandosi di reato ordinario commesso in Cosenza”.

“Ciò è indubbiamente vero, ma non si può, tuttavia, come fa il dottor Dominijanni, tacere il fatto che era stato il dottor Lombardi, procuratore distrettuale, ad aprire il procedimento, a iscrivere il reato e a trattenere per oltre un anno il fascicolo, evidentemente ritenendo si trattasse di reato di competenza della DDA. Senza rendersi conto di non aver provveduto all’iscrizione dell’aggravante. E’ allora ragionevole ritenere che il dottore Facciolla, ricevuto il fascicolo e credendo di esserne l’assegnatario, possa non aver notato la svista e abbia proceduto senza integrare l’iscrizione successivamente disposta dal dottor Dominijanni, pronto a intravedere la pagliuzza nell’occhio del vicino, per nulla disturbato dalla trave che ha nel proprio!

Ben più grave è infatti la sua condotta dal momento che, pur avendo ritenuto il dottor Facciolla possibile persona offesa dal reato nel procedimento, poiché sono state pubblicate notizie riguardanti anche la sicurezza personale del medesimo, espletava tuttavia attività di indagine anziché, com’era suo dovere, trasmettere gli atti direttamente alla procura della Repubblica di Salerno”.

Gerardo Dominijanni
Gerardo Dominijanni

LA CONSULENZA A GIOACCHINO GENCHI

Nell’ambito di tali indagini, affatto arbitrariamente svolte, il dottor Dominijanni disponeva addirittura una consulenza affidata al dottor Gioacchino Genchi, il quale, nella relazione depositata il 19 marzo 2004, avrebbe delineato un quadro dei ripetuti contatti telefonici Facciolla-Badolati, è altresì specificato.

“…L’analisi accurata dei dati di traffico processati – raffrontata anche con la natura e il contenuto delle propalazioni giornalistiche oggetto di diffusione in data 31 gennaio 2002 – lascia ragionevolmente supporre che la fonte informativa primaria del giornalista fosse proprio costituita dal magistrato della procura della Repubblica di Catanzaro Eugenio Facciolla. Anche se non può escludersi l’eventuale concorso di altri soggetti comunque investiti di pubbliche funzioni, attese le ulteriori conversazioni rilevate nel medesimo periodo con utenze della polizia di stato e dell’arma dei carabinieri…”.

Badolati
Badolati

LA MALAFEDE DI DOMINIJIANNI E BADOLATI

“Lo stesso dottor Gioacchino Genchi – scrive il magistrato ispettore Otello Lupacchini -, tuttavia, avrebbe anche riferito al pubblico ministero di Salerno di essere stato incaricato dal dottor Gerardo Dominijanni di analizzare i tabulati telefonici e che era stato proprio quest’ultimo a prendere in considerazione SOLAMENTE I CONTATTI TRA IL BADOLATI E IL DOTTOR FACCIOLLA SENZA TENERE IN ALCUN CONTO I NUMEROSI CONTATTI TRA LO STESSO GIORNALISTA E APPARTENENTI ALLE FORZE DI POLIZIA E ALL’UFFICIO, i quali, pure, potevano avere conoscenza delle notizie pubblicate e averle riferite all’autore delle pubblicazioni. Da tale ultima circostanza è dato dedurre che il dottor Dominijanni aveva sin dall’inizio ipotizzato che proprio il dottor Facciolla potesse essere il responsabile delle illecite propalazioni; ipotesi, comunque, illogica come rilevato anche dal pubblico ministero di Salerno, perché era stato proprio il dottor Facciolla a denunciare la fuga di notizie che avrebbe potuto pregiudicare le indagini che stava conducendo”.

Di conseguenza, “sia che il dottor Dominijanni considerasse il dottor Facciolla persona offesa, sia che disponesse di elementi per ritenerlo responsabile dell’abusiva propalazione delle notizie coperte da segreto istruttorio, egli ha pur sempre violato l’articolo 11 del codice penale, avendo proceduto all’acquisizione dei tabulati e alla consulenza tecnica suddetta – di fatto limitandosi a valutare soltanto i contatti tra Badolati e Facciolla – prima di trasmettere gli atti alla competente autorità giudiziaria di Salerno, dinnanzi alla quale il dottor Facciolla ha assunto la veste di indagato, proprio in forza del tenore del provvedimento di trasmissione degli atti da parte della procura di Catanzaro”.

“Rimane misterioso il motivo che indusse il Ros dei carabinieri a restituire al dottor Dominijanni – quando sarebbe stato quantomeno più logico lo si facesse al delegante – la delega d’indagine conferita dal dottor Facciolla, rimasta senza esito. Sul punto, il Consiglio Giudiziario ha chiesto chiarimenti ma il dottor Dominijanni ha risposto che il Ros aveva restituito la delega di propria iniziativa…”.

Una spiegazione che non ha convinto nessuno e che lascia capire la portata del complotto contro Facciolla.

2 – Fine