Comune e mafia: ma i rendesi non hanno niente da dire?

Ma i rendesi, rispetto a tutto quello che sta succedendo al comune, non hanno proprio niente da dire? Ma i rendesi hanno capito che il loro comune, tra poco, potrebbe essere sciolto per mafia? Lo sanno, i rendesi, che questa amministrazione ha trascinato la loro bella città, un tempo nominata come la piccola “Ginevra di Calabria”, ai margini di un criminale buco nero e che, vista la situazione, rischia di finirci dentro per sempre?

Hanno capito, i rendesi, che quello che si sta consumando in queste frenetiche ore nelle oscure stanze del “sindaco” più che un rimpasto di giunta, è la reiterazione del potere delle paranze politiche? Sono consapevoli, i rendesi, dei danni prodotti, da questa amministrazione, all’immagine della città dove risiede una della Università più importanti del sud che rischia di essere marchiata per sempre come zona ad alta densità mafiosa? Si sono accorti, i rendesi, che questa amministrazione ha spalancato le porte della casa comunale a cani e porci? Hanno compreso, i rendesi, che certa politica rendese, e non solo, barattava, con i clan, i beni comunali in cambio di voti e favori?

Non serve l’esito di un processo ad un rendese per sapere come ha funzionato la politica in questi ultimi anni a Rende. La verità giudiziaria si scrive nei tribunali, ed è vero e giusto, ma la verità storica la scrive la comunità, e i rendesi, come i cosentini, conoscono bene i meccanismi che regolano le elezioni amministrative, e nessun rendese può pensare, perché in paese tutti conoscono bene i personaggi che procacciano voti, ad un voto espresso per condivisione ideale con il programma politico del candidato, o per opinione. Chi per amicizia, chi per parentela, chi per comparaggio, chi perché deve restituire un piacere, chi perché non può dire di no, chi perché si aspetta qualcosa in cambio, chi perché ricattato… ad ognuno il suo, sono questi i motivi principali che spingono l’elettore, alle amministrative, alle urne.

Diciamolo: a nessuno gliene frega niente della “storia”, dell’appartenenza politica, e del programma, spesso fittizio e scopiazzato, del candidato a sindaco. Tutti sanno, anche i rendesi, che i “programmi elettorali” sono solo chiacchiere necessarie ai candidati per dare all’elezione una parvenza di legalità e l’illusione al cittadino di poter scegliere. Non si è mai visto un politico, una volta eletto, mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. E poi tutti sanno pure, anche se a nessuno gliene frega niente, che le alleanze civiche che sostengono il candidato a sindaco, che spacciano per “accordi politici”, si basano solo ed esclusivamente sugli interessi delle paranze politiche, e che il sindaco, una volta eletto, dovrà necessariamente onorare le cambiali elettorali firmate, in cambio dei loro voti, ai capibastone, in campagna elettorale. Ma la gente vota lo stesso.

È così che va, e nessuno, almeno in cuor suo, lo può negare. La situazione a Rende, che era il fiore all’occhiello, per economia, per armonia urbana, per i servizi offerti al cittadino, per decoro, dell’intera provincia, è drammatica, e questo, purtroppo, non si può più nascondere. Così com’è successo ai tempi del “sacco di Commenda”. Del resto è sempre stata sotto gli occhi di tutti i rendesi la frequentazione di gente strana per gli uffici comunali e nelle sedi dei partiti. Personaggi che tutti conoscono e che operano nell’illegalità da sempre. Confonderli con la “società civile” è impossibile. Eppure nessun rendese si è mai chiesto il perché di “certe frequentazioni” diventate una presenza invasiva e costante nelle istituzioni. Negare tutto questo non si può. E ognuno resta libero di scegliere se restare indifferente e voltarsi dall’altra parte, oppure… (a voi la scelta).

A Rende di quello che è successo e sta succedendo, che non ci sembra acqua fresca, non ne parla nessuno. Nessuno ha niente da dire: non parla la politica sana, non parlano i sindacati, i professori dell’Università, gli studenti, i commercianti, i circoli sociali e culturali, le associazioni, i centri sociali, ma soprattutto non parla la gente onesta: “c’è chi sa e non parla e chi sa ma fa finta di non sapere”. Il silenzio a Rende regna sovrano. E non si capisce se a Rende fa più paura “il silenzio della legge o la legge del silenzio”.