Con 10 milioni pace in famiglia per la fidanzata di Conte: il suocero liquida il figliastro e resuscita il gruppo grazie a Meloni

Dopo lunghe contese, un lodo arbitrale e l’inizio di battaglie giudiziarie, è tornata la pace in casa del leader del M5s, Giuseppe Conte. Ed è una pace d’oro, perché secondo le indiscrezioni vale quasi 10 milioni di euro. Questa volta non c’entra la politica, ma la compagna di vita, Olivia Paladino, che negli ultimi anni è stata – non per sua volontà – coinvolta in una sorta di guerra dei Roses scoppiata fra papà Cesare e il fratellastro Rolf John Shadow Shawn, figlio di primo letto della celebre attrice svedese Ewa Aulin, che oggi è la suocera di Conte.

Il figlio di Ewa Aulin chiedeva la sua parte

Il fratellastro di Olivia aveva avviato il recesso qualche anno fa dalla Agricola Monastero Santo Stefano Vecchio srl, la holding che controlla un piccolo impero societario fondato da Cesare Paladino e che ha al centro un gioiellino come l’hotel Plaza, un cinquestelle di Roma nella centralissima via del Corso. La holding era stata divisa fra figlie e figliastro dal capostipite. Non in parti uguali però: alle figlie naturali Olivia e Cristiana è andato il 47,5% della società. Al figliastro John il restante 5 per cento. Dopo essere stato messo per lunghi anni in un cantuccio della saga familiare, e dopo essersi ritirato nel viterbese, John aveva chiesto alle sorellastre di liquidargli la quota in modo di staccarsi dal piccolo impero e avere abbastanza soldi per cambiare vita.

Da sinistra verso destra: John Shawn Shadowil fratellastro di Olivia Paladino; Ewa Aulin da giovane, la madre di Olivia e suocera di Conte; Cristiana, la cognata di Conte e sorella della compagna Olivia

Esplode una guerra dei Roses

Proprio mentre Conte era all’apice della sua carriera però si era messo di mezzo papà Cesare contestando quella richiesta. All’inizio si erano parlati, si era ipotizzata anche una somma per chiudere la vicenda, ma al figliastro è sembrata troppo piccola (intorno ai tre milioni). E così è scattato il lodo giudiziario sul recesso che nel 2022 aveva dato ragione a John, nonostante il patrigno si fosse fatto difendere da un numero uno come l’avvocato Guido Alpa, il maestro dello stesso Conte. Nell’estate del 2022 però il patriarca Cesare per non darla vinta al figliastro aveva messo in liquidazione la holding del gruppo, in modo da non potere fare esercitare il recesso a John.

La svolta lontano dai riflettori

L’anno trascorso evidentemente è servito per fare proseguire in silenzio la trattativa fra le parti, facilitata anche dal fatto che pur avendo il gruppo avuto difficoltà finanziarie durante la pandemia, Paladino era riuscito a sfruttare una delle norme dei decreti anti Covid varati dal governo Conte per rivalutare le mura del Plaza di 240 milioni di euro a costo zero. Alla fine dopo molti incontri a riflettori spenti il patriarca, probabilmente spinto anche dalla moglie Ewa, è venuto incontro alle richieste del figliastro che è stato liquidato con cifre più vicine a quelle che si aspettava. Tutto è stato mantenuto segreto fino all’ultimo, dopo avere rifiutato una prima proposta intorno agli 8 milioni di euro. La transazione finale secondo le indiscrezioni sarebbe quindi vicina ai 10 milioni di euro.

Il suocero di Conte ringrazia il governo Meloni

Grazie a quella pace inattesa il patriarca della famiglia Paladino ha riportato in vita la holding del gruppo, ridando quindi valore economico alle partecipazioni delle due figlie, Cristiana e Olivia (la fidanzata di Conte). Nel verbale d’assemblea però Cesare Paladino spiega la rinascita della holding quasi ringraziando l’attuale governo di Giorgia Meloni: «La consistente ripresa registrata dal mercato negli ultimi mesi (del 2023, ndr)», scrive il suocero di Conte, «e la politica di incentivi in favore delle imprese prevista a livello nazionale dalla normativa emergenziale varata per fare fronte alla contingenza economica, suggeriscono ora di revocare lo stato di liquidazione nonché di ripristinare la piena operatività degli organi sociali e procedere alla designazione dei relativi componenti, ove necessario».