CONSIGLIO COMUNALE SPOT:
A CROTONE COMANDA ENI, PARLA VOCE E IL DIBATTITO MUORE
Fonte: U’Ruccularu
Se qualcuno si fosse illuso che il Consiglio comunale fosse ancora il luogo del confronto democratico, la seduta di ieri ha cancellato ogni dubbio: a Crotone l’aula consiliare si è consolidata il palco elettorale, dove il sindaco Vincenzo Voce recita la parte del leader solo contro tutti.
Il copione è ormai collaudato.
Voce rivendica i “successi straordinari” del Crotone Summer Festival e delle opere finanziate con i fondi dell’accordo con Eni: strade, mense, trasporto scolastico, eventi.
Ogni voce di bilancio diventa un trofeo personale, come se fosse merito della sua mano invisibile e non frutto di una trattativa con la multinazionale responsabile, tra l’altro, della bonifica ancora sospesa del SIN crotonese.
LA LEZIONE DI DEMOCRAZIA AL CONTRARIO
“Amministra chi è stato scelto dai cittadini, e decide l’amministrazione”.
Con questa frase il sindaco ha messo la pietra tombale su ogni idea di confronto istituzionale. L’opposizione? Non ha voce in capitolo.
I consiglieri critici? Nemici della città.
I cittadini? Destinatari di scelte amministrative
Chi non applaude ai concerti sponsorizzati da Eni viene bollato come sabotatore del bene comune. Una logica primitiva di consenso, dove la politica si riduce ad applausometro estivo e il dissenso viene squalificato come tradimento.
Eppure, non è un caso isolato.
Qualche giorno fa a Collepasso, in provincia di Lecce, la sindaca ha pronunciato una frase quasi identica: “Parlo io, chi perde zitto”.
La differenza? Lì i consiglieri di minoranza hanno denunciato subito l’arroganza istituzionale sia in procura che in prefettura, il caso è finito sui giornali nazionali e si è aperto un dibattito vero sul rispetto delle regole democratiche e sulla democrazia negli enti locali.
A Crotone, invece, il rischio è che tutto passi sotto silenzio, come se l’autoritarismo fosse parte naturale della cultura amministrativa di questa città.
Dove i consiglieri di minoranza o sono già passati dalla maggioranza o lo diventeranno nella prossima legislatura.
LA CAMPAGNA ELETTORALE COL PORTAFOGLIO DELL’ENI
Il nodo politico è lampante: Voce cammina sulle gambe dell’Eni.
La stessa azienda che avvelena la città e ritarda la bonifica diventa il bancomat della sua propaganda.
È con i soldi delle royalties e degli accordi di compensazione che si finanziano eventi, spettacoli e persino spot istituzionali, oltre la sua personale campagna elettorale.
Il Consiglio comunale diventa la cassa di risonanza per il racconto del “sindaco che porta risultati”, dove tutto è lecito sul sottile filo di una democrazia più presunta che percepita.
LA TRIANGOLAZIONE COL POTERE REGIONALE
Ma la recita odierna non si esaurisce in chiave cittadina.
La vera cornice è quella regionale: Voce si presenta ormai come pedina fedele nella scacchiera dei forzisti Roberto Occhiuto e Sergio Ferrari.
Un civico di destra con i modi di fare da fascista convinto, in pieno stile Mussoliniano.
Con il governatore Occhiuto, il sindaco ha trovato la stampella politica per sopravvivere: dal lavoro al turismo, ogni dossier locale diventa occasione per mostrarsi allineato al progetto “Calabria Straordinaria”.
Anche se poi tutto ciò che racconta non è altro che una favola propagandistica: il caso Konecta con i suoi precari, la SS 106 ronnovata ovunque tranne che a Crotone, un ospedale che sta cadendo a pezzi giorno per giorno, senza più medici(anche i cubani sono fuggiti), con i commissari dell’ASP che durano un paio di settimane.
Numeri turistici impietosi, un aereoporto destinato alla chiusura giorno dopo giorno, per sabotaggi interni ed esterni.
Con il presidente della Provincia Ferrari, l’asse è ancora più evidente: una “sinergia” che Voce rivendica a ogni uscita pubblica, come se l’alleanza fosse garanzia di futuro.
In realtà, la partita è già campagna elettorale per le regionali, dove Ferrari sogna di raccogliere l’eredità di Occhiuto e Crotone diventa palcoscenico di prova generale nonché feudo di conquista.
Ricordiamo che il presidente della provincia Ferrari non è un candidato espresso da Crotone ma da Cirò, giusto per consolidare quella consuetudine di far eleggere sempre qualcuno che non è della città pitagorica.
Insomma, ancora una volta i Crotonesi si troveranno a dover votare qualcuno che di Crotone non sa nulla ma che sulla città si gioca la propria carriera, sulle spalle e la salute dei cittadini, con l’avvallo della classe politica locale.
Mentre i cittadini cercano risposte sulla gestione idrica, sulla bonifica o sulla crisi dei servizi, l’aula consiliare si trasforma in un comitato elettorale permanente, dove il messaggio è chiaro: “la città cresce perché siamo uniti al potere regionale”.
DAL COMUNE ALLA TV: LA MACCHINA DELLA PROPAGANDA
Non basta l’aula consiliare: anche la pagina ufficiale del Comune e le tv locali si trasformano in uffici stampa personali.
I media locali Comprati con un paio sponsor dal valore di qualche spiccio.
Asserviti al signorotto di turno, proni nel non dare fastidio ai manager di ENI che manovrano i fantocci sul territorio.
Lo spazio pubblico, invece che garanzia di pluralismo, viene piegato a megafono del potere. Un arroccamento che rende la città spettatrice di una rappresentazione in cui il sindaco canta da solo, e gli altri – cittadini e consiglieri – restano comparse, obbligati a battere le mani.
Pena la gogna pubblica e mediatica.
IL PARADOSSO CROTONESE
Mentre Crotone resta senza bonifica, senza un porto funzionante e senza una visione urbanistica oltre le rotonde, il sindaco rivendica decine di migliaia di presenze a concerti che durano una sera.
È il paradosso di una città che si misura in biglietti staccati e selfie al lungomare, mentre la disoccupazione, l’emigrazione, il degrado urbano e i malati di tumore restano fuori scena.
UNA TRISTE DERIVA
In Consiglio comunale ieri non è andato in scena un dibattito, ma la replica di uno show elettorale già visto e sentito tutti i giorni da tempo immemore.
La regia è dell’Eni, la voce è quella di Voce, il coro degli assessori segue a tempo.
Occhiuto e Ferrari osservano soddisfatti, perché la loro pedina crotonese funziona.
Ma la lezione di Collepasso dovrebbe far riflettere: quando l’arroganza istituzionale supera il limite, la risposta non può essere il silenzio. Serve denunciare, pretendere rispetto delle regole e ricordare che la democrazia non è un concerto a cui si applaude o si resta fuori.









