Coronavirus: e se fosse tutta na giobba?

Lo so che parlare di complotto in questo momento non è “salutare”: sono altre le priorità da affrontare in questa particolare situazione. La ripartenza stenta e le misure adottate dal governo oltre a non essere sufficienti non raggiungono tutti. La confusione regna ovunque e un “protocollo” di comportamento sociale, uguale per tutti, ancora non c’è. Si arranca, si naviga a vista. L’impressione, per come stanno andando le cose, è quella del “speriamo che me la cavo”. La fase due di fatto ha liberato tutti, la vita è tornata per le strade, le piazze, nei parchi, e il traffico sembra quello di sempre. Mancano solo i negozi. E tutto può dirsi tale e quale a prima. Ed è in questa atmosfera di ritorno al passato (inteso come normalità, prima del virus) che l’atteggiamento di ognuno, più che ispirarsi a regole certe e valide scientificamente onde evitare il pericoloso “contagio di ritorno”, si ispira un po’ alla fortuna. Voglio dire: nella voglia di ritorno alla mescolanza, l’approccio con l’altro nel dopo virus, almeno da noi, e secondo la mia impressione, avviene con lo stesso spirito di chi gioca alla roulette russa con una calibro 38. Nell’incontrare l’altro sono sicuro che tutti pensiamo: speriamo che non ha il virus, ma nonostante ciò, in tanti sono disposti, pur di ritornare alla normalità, a premere il grilletto. Segno evidente che la paura non solo è passata, ma per tanti è addirittura superata.

E pare, grazie a Dio, che le cose piano piano iniziano a sistemarsi, giorno dopo giorno la quarantena diventa un ricordo lontano. E non appena anche i negozi ritorneranno ad aprire, sembrerà che la pandemia non c’è mai stata.

Ed è questo che mi fa riflettere: l’azione di “mescolanza”, nonostante i divieti imposti, in città, è oramai attiva da giorni alla grande. I contatti di ognuno sono ritornati ad essere, non dico quelli di prima, ma consistenti. E di problemi, almeno all’apparenza, e sempre grazie a Dio, neanche l’ombra.

Ed è questo che suona strano per una “comunità” che è appena uscita da una pandemia che scientificamente parlando è cosa con conseguenze, in termini di morte, disastrose. A vedere il movimento in città tutto quello che abbiamo passato fino a una settimana fa, sembra non essere mai accaduto.

Qua le cose sono due: o è la voglia di vita che arde dentro di noi che ci fa superare ogni paura e problema, al punto di rischiare anche un effetto di contagio da ritorno, oppure questa storia del virus è la più grande chiacchiera mai raccontata nella storia dell’uomo. Visto che da più di una settimana ci stiamo mescolando e di untori in giro non se ne vedono.

A Cosenza si dice: e se fosse tutta na giobba? Sono sicuro che più in là di tutto questo se ne riparlerà.

Franco