Da settimane, se non da mesi, la nostra città, vive una campagna elettorale dimezzata. Mentre due candidati a sindaco accettano il confronto, scendono in piazza, parlano alla città in assemblee pubbliche anche confrontandosi tra di loro e dando la possibilità ai cittadini di capire, comprendere e scegliere, un terzo resta lontano da ogni tipo di confronto. Nulla di male. Una scelta strategica legittima che rientra in un piano di comunicazione freddo e “manageriale”. Altrettanto legittima è, però, il poter ragionare sulle due strategie comunicative, dando proprie chiavi di lettura da mettere a disposizione dell’elettore.
E’ chiaro che, e lo abbiamo visto nella bella manifestazione tenuta oggi al liceo classico “Colosimo”, Stasi e Promenzio si confrontano, si studiano e si propongono all’elettorato senza filtri e senza timori di sorta. Presentano le loro idee e le loro proposte, rispondono alle domande e offrono alla città una possibilità in più per fare le proprie valutazioni. Del resto le “tribune elettorali” erano e sono il cuore della campagna elettorale.
Graziano sceglie un’altra via. Vorrebbe costruire una figura più istituzionale, più “affidabile”, e far percepire la sua alterità rispetto al resto della politica “plebea” che lo circonda. Io, da fiero esponente della plebe, ne do una lettura diversa: c’è la consapevolezza che non ci sia la capacità di reggere il confronto con gli altri due candidati. In un dibattito pubblico verrebbe meno la falsa idea d’avere affidabilità amministrativa, smentita dal percorso avuto all’interno del settore ambiente della Regione Calabria, uno dei più chiacchierati e “mal funzionanti” del mondo civilizzato, e quindi il rischio di venir messo in mezzo dagli altri due candidati su temi che, oggettivamente, rappresentano un patrimonio comune.
In più, emergerebbe con evidenza la natura del suo schieramento politico: partitocratico e appartenente alla classe dirigente (economica e politica) che ci ha portati alla rovina. E questo, a mio avviso, lo porta lontano dalle piazze, dai comizi, facendogli preferire incontri isolati e solitari che assumono ben altra antica valenza. Un modo che di democratico e trasparente ha poco e che risponde ad una visione della politica e della società improntata al modello tipico del meridione con tutto ciò che ne consegue e che abbiamo imparato a conoscere e, speriamo, a rifiutare. Si sfuggono i confronti a tre e, al tempo stesso, con la spocchia padronale che troppe volte abbiamo visto in una certa politica, si chiede il palcoscenico in solitaria. Questo, è bene dirlo, non è ne accettabile per la democrazia, ne è rispettoso nei confronti della città. Questa terra e i suoi cittadini meritano il confronto, persino aspro, ma fatto in campo aperto, basandosi sulle idee e sui programmi, mostrando i propri alleati ed i propri sostenitori, parlando di cosa si vuol fare e di come la si vuol fare. Meritano una politica che nasca e si sviluppi tra i confini della nostra città e per la nostra città. Che si liberi dal tremebondo modo di ragionare che ci ha, da sempre, piegato agli interessi di Cosenza e di certi politici che possiamo incarnare, per capirci, nei Gentile.
Per questo è urgente ed auspicabile che si accetti il confronto diretto con gli altri candidati e non che si lasci una sedia vuota di fronte ad una sala piena di diciottenni desiderosi di capire e d’avere risposte. Giovani che, per fortuna, quell’assenza l’hanno valutata e pesata.
E, lo dico per rispondere all’ovvia replica del “precedente impegno”, che è la terza volta che si rifiuta l’incontro e si chiede una sala da solo. Ma dopo tutto è lo stesso che pretendeva d’essere l’unico candidato alle elezioni con la storiella del “legislatura costituente”.
Aspettiamo con interesse e curiosità il suo primo comizio per capire che cosa racconterà alla città. Per capire se quella fila di persone che uscivano da un appartamento a Schiavonea sono privilegiati questuanti in attesa del miracolo promesso ovvero se esiste un modello da proporre che vada oltre il “demoliamo tutto per far passare l’autobus di turno”? Speriamo, insomma, d’avere il risarcimento, come elettori, da questa campagna elettorale monca e muta. E’ necessario alla città, è necessario alla democrazia, è necessario alla politica.
Alberto Laise