Corigliano-Rossano, alluvione 2015: l’esposto-denuncia degli ambientalisti anticipava già tutto

L’alluvione di Corigliano-Rossano del 12 agosto 2015 era una catastrofe ampiamente annunciata. Questo è l’esposto-denuncia presentato dalle associazioni ambientaliste e da Libera nel 2014. Un documento che oggi, alla luce dell’inchiesta del procuratore Facciolla, ritorna di grandissima attualità. 

L’ESPOSTO – DENUNCIA

Ogni anno, puntualmente, a seguito di eventi piovosi – anche non eccezionali – una vasta area del territorio di Corigliano Calabro scalo è soggetta ad alluvioni causate da torrenti che aumentano sensibilmente la loro portata ed esondano – soprattutto nelle zone di foce – allagando diversi edifici e mettendo a serio rischio la vita di migliaia di persone. Queste condizioni si sono riproposte anche lo scorso novembre quando queste zone – come hanno riportato ampiamente le testate giornalistiche locali e nazionali – sono state sommerse da metri d’acqua e dove solo la casualità ha fatto si che non ci siano state vittime.

Queste zone sono di pertinenza fluviale e sono state normate dal PAI Calabria1 – come si può dedurre dagli elaborati ufficiali dell’Autorità di Bacino della Regione Calabria “scaricabili” dal sito della stessa Autorità (http://www.autoritadibacinocalabria.it/PAI/Cosenza/elaborati/Alluvioni/14_5_ri/IRI078-044_D.jpg)
in gran parte come zone a “rischio R4” (rischio molto alto) e, in minor misura, come zone a “rischio R3” (rischio alto). Nelle zone R3 ed R4, come recita l’art.21 delle Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia (NAMS), EDIFICARE E’ VIETATO DALLA LEGGE. Addirittura le NAMS indicano, per le zone “R4”, settori a rischio da alluvione dove “esistono condizioni che determinano la perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone; gravi danni agli edifici e alle infrastrutture, gravi danni alle attività socio-economiche”.

Nonostante il PAI Calabria sia entrato in vigore nel 2001, nelle aree di pertinenza fluviale R3 ed R4 sono stati effettuati – dopo il 2001 – numerosi interventi edificatori già ultimati e moltissimi ancora in corso d’opera e/o di ultimazione. Queste condizioni costituiscono grave pericolo per la pubblica e privata incolumità e violano tutti i disposti normativi vigenti per la riduzione e prevenzione del rischio idrogeologico.

Si riportano, relativamente al tratto di foce del Torrente Coriglianeto – che nell’ambito del territorio comunale di Corigliano rappresenta l’area maggiormente a rischio da alluvione e dove più massicciamente si è sviluppata l’attività edilizia illegale negli ultimi anni – elaborati derivanti dalla sovrapposizione delle aree a rischio alluvione R3 e R4 nella cartografia ufficiale del PAI Calabria, sulle fotografie aeree-satellitari degli anni 2000, 2006 e 2012.

La sovrapposizione della aree a rischio-pericolosità PAI con foto di diversa epoca, ha consentito di accertare inequivocabilmente come molti edifici, siano stati realizzati, in queste aree, dopo l’entrata in vigore del PAI stesso (anno 2001), o comunque quasi in concomitanza, e quindi risultino in aree a rischio e non conformi alla normativa vigente.

Sono riportati anche tutti gli edifici realizzati a Corigliano Scalo nella zona di foce del Torrente Coriglianeto in zone a rischio da alluvione, denominate dal Piano d’Assetto Idrogeologico della Regione Calabria “AREE R4” e “AREE R3”, a partire dal 2000. In particolare, nelle suddette aree a rischio sono stati rilevati complessivamente oltre 200 edifici realizzati contra legem, dei quali circa 130 edificati dopo il 2000, o comunque attorno a quell’epoca, e oltre 70 dopo il 2006. Sarebbe opportuno verificare – qualora si volesse aprire un procedimento penale a seguito di questo esposto-denuncia – l’assentibilità dei progetti (laddove esistessero) relativi ai suddetti interventi edilizi.

C’è poi una vasca di laminazione ricadente lungo il Torrente Leccalàrdo, di cui si è abusivamente appropriato un privato che oltre a colmare la vasca con piantagioni di agrumi, vi ha realizzato addirittura un edificio in muratura. Tale edificio è stato realizzato dopo il 2006. Si fa presente che una tale tipologia di opera idraulica (vasca) avrebbe la funzione di “trattenere” i considerevoli quantitativi d’acqua nel caso di piena, attenuando gli effetti di eventi alluvionali parossistici, e che nelle condizioni in cui si trova per cause antropiche, non più adempiere a queste funzioni. La zona indicata ricade in una zona densamente popolata ed è limitrofa ad un centro commerciale; anche tale zona, puntualmente, ogni anno è soggetta ad allagamenti dopo piogge anche di consistenza ordinaria, proprio per la totale mancanza di funzionalità della vasca di laminazione. Eventi piovosi straordinari potrebbero mettere seriamente a rischio l’incolumità di molte vite umane, considerata l’elevata densità di popolazione dell’area.

E’ evidente che qui, oltre all’esposizione dei fatti gravissimi occorsi e dati tecnici su riportati che rilevano importanti violazioni di legge con ricadute certe in danno dell’incolumità pubblica e privata, si intende denunciare, altresì, tutta una serie di azioni illegittime e violazioni, poste in essere da soggetti di cui non si conosce l’identità, che hanno concorso a determinare, ciascuno per il ruolo ricoperto e competenze, gli eventi dannosi presenti dinanzi agli occhi di tutti, giacché trattasi di costruzioni già concluse e/o ancora in fieri, realizzate in dispregio delle regole minime di garanzia e dei vincoli idrogeologici di inedificabilità imposti dal vigente Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) calabrese, che risultano completamente disattesi.

* * * * *

Si chiede, altresì, sin da ora, attesa l’enorme pericolosità ed estensione della zona interessata dai fenomeni alluvionali, che si vogliano adottare le misure cautelari urgenti e/o di necessità disponendo il sequestro delle aree a rischio R3 e R4, per le ragioni esposte in narrativa, in quanto sussiste il concreto ed imminente pericolo per la pubblica e privata incolumità derivante da possibili ulteriori eventi alluvionali.

Si rileva, infatti, che in difetto di adozione di tale misura cautelare richiesta, la libera disponibilità di tali aree di proprietà e relative costruzioni, consentirebbe la libera utilizzazione delle stesse ed il pericolo concreto che ulteriori esondazioni o la conseguente rovina degli edifici possa coinvolgere persone circolanti in prossimità di tali aree.

Firmato:

WWF Calabria La Presidente Beatrice Barillaro

Legambiente Calabria Il Presidente, Francesco Falcone

Libera Associazioni e Numeri contro le Mafie Referente Calabria, Domenico Nasone Referente Cosenza, Sabrina Garofalo