C’era una volta il… PCI
di Giuseppe Passavanti
Anni fa avevamo dato vita alla lega dei disoccupati, una sorta di palestra dialettica sulla mancanza di lavoro, le lotte ed un sindacato che già allora curava solo gli occupati. Imparai tanto nelle riunioni, nelle manifestazioni, nei seminari, conoscendo numerosi compagni(così li chiamerò più tardi).
Io non avevo fatto il ‘68 (a quel tempo ero quattordicenne) ma il 1973 mi trovò preparato ed un giorno che eravamo ospiti nella sezione del Pci di Piazza Steri, un uomo dal grande carisma, Marco De Simone, con semplicità mi disse: tu devi prendere la tessera, puoi dare un contributo al partito.
Così mi iscrissi al Partito Comunista Italiano.
Prima di questa esperienza avevo frequentato il Psiup, a cui diedero vita e adesione Fabio Carignola, Roberto Romano, i germani Minnicelli e tanti altri compagni. Mi piaceva andare in sezione, li ascoltavo (come sapevano esprimersi, con quale semplicità sviluppavano ragionamenti affascinanti quanto a giustizia sociale, uguaglianza diritti dei lavoratori ecc)
Ricordo che Fabio Carignola, fumatore di Marlboro rosse, appoggiava pacchetti e pacchetti di sigarette sulla scrivania, dai quali tutti attingevamo a mani basse, trasformando la sezione in una camera a gas. Spesso si andava in cantina a bere un bicchiere di vino, anche se mamma non era felice di ciò.

Il bello erano le campagne elettorali: manifesti, comizi, qualche scazzo con i democristiani (chi l’avrebbe detto che la democristizzazione del Pci, poi sarebbe stata digerita dai più).
Nel Pci vigeva il centralismo democratico, oggi trasformato in mi faccio i c. miei e chi ci vuole stare ci sta. Allora ricordo la triade intellettuale De Simone, Milei, Tarsitano. Ne apprezzavo i ragionamenti, ne risento gli interventi nelle orecchie. Ovvio che i tre raccoglievano il consenso di gruppi di compagni che ne condividevano le tesi, magari contrapposte ma sempre con spirito unitario e di servizio per il partito.
E’ tutto finito, oggi abbiamo un commissario del Piddì che viene da Caserta e dice no a De Magistris candidato a Governatore in Calabria perché… viene da Napoli (sic!)
Abbiamo, anzi hanno delfini di uomini come Franco Ambrogio, Giuseppe Pierino, Mario Oliverio, che da delfini sono mutati in squali, nel senso che l’unica crescita che ammettono è quella dei capelli ed in assenza dei peli della barba.
Nulla, zero, segreterie dove ricevere collettori, donatori di sangue nelle periferie, un occhio ai problemi ma giusto uno zapping e via verso una tentata rielezione, un nuovo giro, facendo attenzione al peso dei candidati, perché meglio guardarsi la mano ed evitare che qualcuno possa insidiare la rielezione. Chissenefrega se la gente si lamenta nel vedere chi nella vita ha fatto solo politica. Anche i preti nella vita diranno sempre messa, senza per questo essere esposti a censure.
Chissenefrega se a consiglio regionale sciolto si assume, si promulgano bandi per milioni di euro, si accusa il Governo centrale per quel che dovrebbe fare quello regionale.
Già, chissenefrega di andare a votare…Un tempo si diceva io c’ero, al comizio di Occhetto, alla venuta di Chiaromonte, Ingrao e altri. Oggi tutto cancellato. L’importante è che loro ci siano, piaccia o no.
AUGURI