Corigliano-Rossano. Gli ex amici di Occhiuto non hanno digerito il fallimento sul porto e ora troveranno il candidato al… Pd!

di Fabio Menin 

Quando qualcuno si dimette in Italia tra chi comanda c’è sempre una storia di errori, lotte, tradimenti o tranelli. Cosa unisce il potere ? I quattrini. Logico penare dunque che sia  proprio questo il motivo vero delle sue dimissioni, ma bisogna dimostrarlo. Le accuse formulate dalla magistratura non sono la causa delle dimissioni, ma il sintomo che il presidente Occhiuto aveva pestato i piedi o meglio danneggiato qualcuno che si è vendicato, ma andiamo con calma.

Innanzitutto lui stesso ha fatto trapelare che certe notizie contro di lui possono provenire solo dai suoi amici più stretti, poi lui stesso ha fatto capire che avendo visto il suo sostituto che dietro le quinte la maggioranza gli preparava, ha voluto anticiparlo con le dimissioni e il tentativo di ricandidarsi e vincere di nuovo le elezioni, che fallirà miseramente.

Ricordate il centro della campagna elettorale di Occhiuto a Corigliano-Rossano? Il porto di Schiavonea, dove ha fatto diversi comizi e dove ha promesso di concedere per 30 anni a una multinazionale Usa – la Baker Hughes – la banchina del porto di Corigliano. Furono promessi centinaia di posti di lavoro, cui diversi cittadini non hanno creduto e neppure il sindaco di Corigliano-Rossano che alla fine ha fatto eccezioni amministrative alla pratica  avviata dall’autorità portuale di Gioia Tauro e appoggiata dalla Regione Calabria per bocca di Occhiuto.

Poi la Baker Hughes a gennaio 2024 si ritira dall’investimento. Che è successo? La legge italiana prevedeva una agevolazione fiscale del 25% fino al 31 dicembre 2023, dopo le agevolazioni passavano al 17%. Quindi molti soldi concessi dallo stato perduti a quella data e infatti l’azienda ha rinunciato. Quanti soldi sono sfumati? Si possono stimare senza sbagliare di molto… molte centinaia di milioni di euro considerato il tempo lungo di esercizio. Chi aveva appoggiato Occhiuto? Non serve molta fantasia per immaginare che sia stata la massoneria cosentina. Perché? Mettendo le mani la B.H. sul porto di Schiavonea si elimina un pericoloso concorrente economico, cioè la piana di Sibari e la si lascia priva di collegamenti internazionali (possibili nel quadro geopolitico mondiale in fermento nel Mediterraneo).

Ma, una volta fallito il tentativo di “rapina”, gli stessi soggetti che avevano appoggiato Occhiuto gli hanno tolto l’appoggio, senza dimenticare che la corrente di Fratelli d’Italia, che è al governo, presumibilmente aveva preso accordi con la B.H. per la concessione portuale. Ovviamente poi, una volta avuta la banchina, anche l’industria dell’eolico avrebbe avuto una base logistica di appoggi per le turbine eoliche nel Mare Jonio calabrese.

Ricapitolando: milioni andati in fumo, “rapina” del porto sfumata e base di assemblaggio delle pale eoliche svanita: ecco perché un’altra parte del cerchio magico di Occhiuto, oltre a quella che già gliel’aveva giurata per altri motivi, scende in campo per remargli contro dall’interno della stessa coalizione di centrodestra. 

Non è una faccenda di poco conto: non solo per le cifre in gioco, ma anche perché l’operazione garantiva in sostanza l’ostacolo concreto allo sviluppo di un porto internazionale (sviluppo possibile anche se non attuato sinora) a Schiavonea e con esso il sorgere della città di Corigliano-Rossano che certamente avrebbe superato Cosenza avendo un suo porto internazionale.

Se tu prometti denari facili e poi non mantieni le promesse, i creditori te la fanno pagare. A dimostrazione di quanto affermato, ci sta anche la figura dell’ex sindacalista capo della Cisl Sbarra, calabrese, come nuovo astro politico di Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, in Calabria. Costui, persona arrivista che si è consegnato al governo attuale, da tempo ha già iniziato la sua ragnatela per conquistare le prossime elezioni calabresi. Le dimissioni di Occhiuto di fatto accelerano il processo, anziché interromperlo con la sorpresa, come sperava Occhiuto.

Tutta questa storia non è altro che una lotta di potere interna al centrodestra che ha cambiato il cavallo presidente. Solo che non essendo stupide le menti che hanno preparato questa sceneggiata, la mia opinione è che il centrodestra si sia già giocato la poltrona della presidenza della Calabria a vantaggio del centrosinistra. La massoneria, infatti, sia in Calabria dove è potentissima, ma in tutto il Paese, pianifica con attenzione i cambi di potere potendo contare sull’adesione di tutta la politica italiana (compreso il Pd e buona parte della sinistra, oltrechè la destra e il centro), e sull’imprenditoria, e in parte sulla delinquenza mafiosa, come più di una inchiesta ha dimostrato. E non sarei affatto stupito che questa specie di commediola calabrese non sia in realtà già prevista e comunque preparata a tavolino per favorire il cambio di colore in regione. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.