Corigliano-Rossano, l’asta (con estorsione) di Zangaro&Caputo per il capannone della Pasta Ricca

Le condotte illecite ipotizzate dall’accusa a carico di Giuseppe Andrea Zangaro attengono alla procedura esecutiva n. 10/2012, con professionista delegato l’avvocato Luigi Rago, asta del 3-10-2018, avente ad oggetto un capannone sito nella zona industriale di Corigliano Calabro, già di proprietà della Pasta Ricca Srl, i cui soci sono Domenico Antonio Caravona e Loredana Catapano, moglie di Luigi Caputo, nei cui confronti l’Ufficio di Procura procede per i reati di turbativa d’asta ed estorsione, poiché al Caputo è contestato di aver fatto minacciare da terzi un soggetto concorrente.

Anche nei fatti in trattazione emerge la figura di Zangaro, poiché dalle conversazioni intercettate emerge che in data 19-9-2018 è proprio l’indagato a contattare il Caputo, negando un suo interessamento alla procedura, poiché a quest’ultimo era giunta voce che egli stesse trattando l’acquisto del capannone all’asta. Nell’occasione egli riferisce al debitore di aver distolto un soggetto interessato (“… Anzi, io l’ho cacciato ad uno… e oi ti dico pure a chi… Ti dico, me l’ha chiesto uno, la cortesia di farglielo, e io gli ho detto di no… mi segui? Anzi, poi ti spiego di persona…”), di essere a conoscenza di altri due soggetti che intendevano partecipare all’asta, soggetto di cui poi avrebbe riferito i nomi in un successivo incontro, come poi effettivamente avvenuto, in modo tale che il Caputo potesse poi avvicinarli per farli desistere dal partecipare all’asta (“… Però io so chi ci è attaccato eh, questo te lo posso dire io, due o tre li so io… due o tre che ci sono allacciati li so io, hai capito, e te li dico, così ci puoi pure andare a parlare…”).

Quanto affermato dallo Zangaro riguardo al proprio “cliente” interessato all’immobile della famiglia Caputo trova riscontro nella chat whatsapp tra il primo e Giorgio Le Pera del 5-3-2018 contenti i riferimenti all’immobile in questione e l’immagine della planimetria del lotto. Dopo ulteriori contatti con lo Zangaro da parte del Caputo, il quale chiede informazioni riguardo alle persone interessate a partecipare all’asta, quest’ultimo informa il primo del fatto che l’asta del 3-10-2018 è andata deserta e i due si accordano per incontrarsi. In particolare, dal contenuto della conversazione emerge come lo Zangaro dimostri tutto il suo interessamento per occuparsi della partecipazione alla successiva asta da parte del Caputo, da cui attende un riconoscimento per la sua opera di dissuasione nei confronti di altri interessati, lamentandosi poi con il padre per l’atteggiamento dell’uomo che non avrebbe fatto il suo dovere…

Pure nel corso di una conversazione con il “cliente” Pietro Marzo, tenutasi mentre i due aspettavano il professionista delegato Eva Mazzei per visitare insieme un bene all’asta, lo Zangaro esprime ancora una volta come egli abbia aiutato Luigi Caputo all’asta che lo riguardava ma senza ricevere compensi (“… Luigi lo devo cazziare, gli ho fatto un piacere, gli ho fatto tutto e mi doveva dare una cosa… l’ho pure chiamato…”).

Sulla scorta delle conversazioni intercettate emerge comunque il coinvolgimento dello Zangaro in favore del Caputo anche in vista della successiva asta del 13-3-2019. Egli incontra il Caputo, il quale vuole aggiornamenti su eventuali concorrenti e rappresenta do aver avuto notizie circa un soggetto interessato, chiedendo se eventualmente debba rivolgersi ad Alfonso Petrone. Lo Zangaro indica invece a Caputo l’avvocato Giovanni Cimino quale persona dalla quale ottenere notizie riguardo al soggetto concorrente, ritenendolo uno dei professionisti a cui l’interessato avrebbe potuto rivolgersi per la presentazione telematica dell’offerta. Egli stesso infine parla con l’avvocato Cimino presso l’Ufficio del Giudice di Pace informando il Caputo e chiedendogli di raggiungerlo lì. Successivamente l’avvocato Giovanni Cimino è diventato il professionista che ha seguito la “famiglia” Caputo nella vicenda relativa all’asta del 13-3-2019. Caputo poi in concorso con altri avrebbe minacciato l’imprenditore interessato all’asta ed è accusato di estorsione.

Anche per tale vicenda emerge quindi il ruolo di catalizzatore e gestore che Zangaro riveste rispetto alla partecipazione alle aste dei soggetti interessati. La sua condotta si è caratterizzata nell’allontanare dall’asta la persona che gli si era rivolta e comunque nell’accordarsi con il Caputo rinunciando a partecipare all’asta per se o per altri, pur risultando il suo iniziale ed effettivo interesse; fornendo successivamente a Caputo informazioni sugli interessati; adoperandosi, su richiesta dello stesso Caputo, per una ulteriore ricerca di informazioni in merito alla notizia circa un altro soggetto interessato all’asta, avvicinando all’uopo l’avvocato Giovanni Cimino quale potenziale professionista incaricato da parte di tale soggetto.

Emerge dunque come Caputo e Zangaro abbiano raggiunto l’accordo collusivo in virtù del quale il secondo si è impegnato a rimanere estraneo all’asta e comunque ad allontanare qualsiasi soggetto interessato a presentare offerta, turbando così il regolare svolgimento della procedura…